Moody’s: Europa non è pronta per altra crisi. Spread a 300 punti base

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Un rapporto dell'agenzia di rating avverte: l'Ue non è preparata a un altro forte rallentamento che metta alla prova il sistema finanziario. Piazza Affari apre in negativo. Il differenziale tra BTp e Bund tedesco in mattinata vola oltre 300 e poi scende

L'Europa non è preparata ad affrontare un'altra crisi. L’area non è quindi pronta a un altro forte rallentamento che metta alla prova il sistema finanziario, e sarà anche più esposta a una nuova eventuale crisi. Questo nonostante dopo l'ultima recessione gli emittenti abbiano beneficiato di condizioni del credito favorevoli e le banche abbiano rinforzato la loro solidità patrimoniale. Ad affermarlo è Moody's investors service, in un rapporto pubblicato oggi. Si tratta di un'informativa sui mercati e "non rappresenta un'azione di rating”, specifica l'agenzia. 

Spread oltre 300 punti base poi scende, male Piazza Affari

Il parere di Moody’s arriva all’indomani delle tensioni registrate nell’Ue dopo l’approvazione da parte dell’Italia della nota di aggiornamento al Def che ha fissato il deficit al 2,4% per tre anni. Intanto lo spread tra BTp e Bund tedesco ha superato i 300 punti base, balzando a 302, per poi scendere. Ieri (1 ottobre), invece, il differenziale tra i due titoli aveva aperto a 272 punti e chiuso a 282. Male Piazza Affari che oggi apre ampiamente in negativo, per la forte tensione sui titoli di stato italiani, e che contagia gli altri listini europei. L'euro resta debole. Intanto, il vicepremier Salvini torna sui timori di Bruxelles sulla manovra e assicura: "Siamo pronti a chiedere i danni a chi vuole il male dell'Italia". 

Insicurezza in alcuni Paesi, favoriti movimenti anti-establishment

Nel rapporto, l'agenzia di rating spiega anche che "i livelli elevati ed in crescita del debito pubblico lasceranno numerosi Paesi europei esposti alla prossima recessione e all'effetto dei costi associati all'invecchiamento della popolazione". Secondo Moody’s, inoltre, "le azioni decise dai governi e dalle banche centrali per favorire la ripresa dopo l'ultima crisi hanno ridotto le opzioni per contrastare un eventuale nuovo peggioramento dell'economia". E “il basso tasso di crescita e gli elevati tassi di disoccupazione peggiorano l'insicurezza in alcuni Paesi, favorendo i movimenti anti-establishment, che potrebbero diventare ancora più popolari qualora dovesse scoppiare un'altra crisi. I politici potrebbero addirittura decidere di revocare le misure di supporto precedenti o di aumentare il protezionismo", conclude l’analisi.

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