Finanza & Dintorni
Ricerca & innovazione: l'Italia è ferma al semaforo. E occorre passare dalle parole ai fatti. Ecco qualche numero per voi.
Chi vuol muovere il mondo prima muova se stesso. Non voglio scomodare Socrate, ma il problema quando parliamo di Scienze della Vita è proprio questo. Abbiamo lasciato la stazione ma l'impressione è che il treno italiano sia fermo al semaforo rosso subito fuori dalla stessa stazione. Anche queste non sono parole mie ma di Riccardo Palmisano, Presidente Assobiotec - Federchimica. E spiegano bene la situazione di un settore che ci dovrebbe stare molto a cuore. Molti di voi lo sapranno, ma val la pena ricordare che con Scienze della Vita si comprendono i settori biotecnologico, farmaceutico, biomedicale.
Puntare su questo comparto come leva strategica di sviluppo per il paese, visti i numeri di cui vi parlo oggi nel blog, potrebbe sembrare un concetto normale e lapalissiano. Ma così non è. E' per passare dalle parole ai fatti che è nato il Technology Forum Life Sciences, oggi alla quarta edizione. L'obiettivo è quello di unire i vari interlocutori perché si valorizzino ricerca e innovazione, si attraggano gli investimenti (che in questo settore mancano) e si trasferisca la conoscenza dalla ricerca all'impresa (quello che di solito viene chiamato Technology Transfer).
Di quanto detto al Forum oggi mi hanno colpito un po' di cose. Anzitutto la sensazione che si sia fermi, immobili. E poi che ci siano una serie di primati di cui non approfittiamo per niente. Qualche esempio? Il settore ha una filiera il cui fatturato supera i 200 miliardi di euro, i ricercatori italiani sono tra i più qualificati al mondo (ma giustamente preferiscono svolgere le proprie ricerche in e per altri paesi) e... dulcis in fondo, udite udite, siamo molto competitivi anche sul lato scientifico: nelle pubblicazioni scientifiche in ambito oncologico l'Italia si posiziona prima in Europa ed è terza per numero di citazioni in campo medico. Quest'ultimo è un dato è ancora più sorprendente se pensate che siamo agli ultimi posti nel Vecchio Continente per livello di investimenti in Ricerca & Sviluppo. "Solo l'1,3% del Pil italiano viene investito in ricerca", spiega Francesca Pasinelli, Direttore Generale della Fondazione Telethon.
Ho anche capito che servono investimenti. Immaginate, lo sviluppo di nuovi farmaci è un processo di ricerca e studio impegnativo e altamente aleatorio che dura dai 10 ai 15 anni: mediamente 1 molecola su 10.000 arriva alla fine del processo, con costi che possono arrivare ai 2 miliardi di dollari. Oggi per esempio è stato presentato il Fondo Sofinnova Telethon. Dedicato al biotecnologico, nasce dalla partnership tra Sofinnova Partners, una società di venture capital specializzata nelle bioscienze e la Fondazione Telethon, charity biomedica diventata punto di riferimento per la lotta contro le malattie genetiche rare. Questo fondo si pone l'obiettivo di finanziare una ventina di aziende biotecnologiche italiane e finora ha raccolto più di 80 milioni di euro da investitori pubblici e privati. Un'inizativa lodevole perché è proprio su quest'ultimo punto che occorre lavorare: un circolo virtuoso tra pubblico e privato è la conditio sine qua non.
Del lavoro fatto al Technology Forum mi è piaciuto si siano dati suggerimenti pratici, come la creazione di un'Agenzia Nazionale dela Ricerca, in grado di definire un piano di lungo termine. Questa viaggerebbe insieme a una Banca Pubblica per gli Investimenti (andate a vedere se siete curiosi il modello francese, Bpifrance), il cui ruolo sarebbe quello di veicolare le risorse in modo efficiente, stimolando il dialogo con gli investiori privati. Sull'efficienza si sofferma anche Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato di The European House - Ambrosetti, Valerio De Molli. "Il Paese - afferma - deve far sì che ricerca, imprese e istituzioni interagiscano al meglio". Il messaggio è arrivato chiaro al ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Marco Bussetti, il quale ha detto che proporrà una cabina di regia per coordinare gli investimenti.
Tornando a Socrate, non bisogna attendere oltre. Servono e con urgenza politiche pubbliche serie a favore della ricerca, serve una pianificazione. Solo così le varie iniziative non si perdono e portano risultati. Si tratta della nostra salute, del nostro futuro.