Tria: "Inutile sforare il deficit se i soldi vanno allo spread"

Economia

Il ministro dell’Economia, intervenendo al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha ricordato che le "politiche finora adottate non hanno ridotto distanza" con l’Europa

L’Italia punta a ridurre il gap di crescita con l'Europa "ma non con deficit spending". Questo l’obiettivo indicato dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, ospite al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Iniziando il suo intervento, il ministro ha spiegato che "negli ultimi 10 anni l'Italia cresce di un punto in meno della media dell'economia europea. A volte ha un pil negativo, a volte stagnante, a volte positivo, ma la distanza è sempre quella. È una divergenza crescente rispetto all'Europa. E quindi pone il problema che le politiche adottate non hanno ridotto questo gap”. Tria, in maniera provocatoria, ha detto che è meglio parlare della crescita che del deficit: "Vorrei parlare di obiettivo di crescita dell’1,6%: questo è l'obiettivo del governo, anche se è vincolato questo al rispetto di alcune condizioni di bilancio che bisogna rispettare".

“Inutile sforare deficit se risorse vanno a spread”

Secondo Tria è “inutile cercare 3 miliardi in più di deficit se poi ne perdiamo altrettanti sul mercato" con il rialzo dei tassi sui titoli pubblici. Il ministro dell’Economia ha aggiunto che "le riforme saranno fatte nei limiti delle risorse che saremo in grado di trovare nel bilancio pubblico e nei limiti di quello che saremo in grado di concordare con l'Ue". Le regole - ha proseguito - "vanno rispettate, ma il problema non è questo: l'indebitamento netto sarà commisurato anche all'interno della libertà che ci consentono i mercati".

Tria: per investimenti pubblici serve “genio civile”

Tra gli strumenti di intervento del Governo, ha spiegato Tria, ci sono "le riforme strutturali" ma anche "gli investimenti pubblici" e per questo i fondi "ci sono, stanno nei nostri bilanci tendenziali, i governi precedenti li hanno stanziati” ma il problema è utilizzarli. "Non vengono fatti per problemi procedurali o derivanti dalla legge appalti o da questioni di autorizzazioni ma non solo. La questione centrale è che nella pubblica amministrazione negli ultimi decenni sono stati distrutti tutti i centri tecnici e c'è incapacità progettuale. Abbiamo bisogno di una sorta di “genio civile”, non faremo questo ma progetti per aiutare le piccole amministrazioni ad operare".

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