Lo spread tra i complotti e la manovra d'autunno

Economia

Mariangela Pira

colosseomezzospaccato

Finanza & Dintorni

L'incertezza sulla manovra finanziaria agita l'Europa, che volge lo sguardo a Roma. Termometro della fiducia è lo spread, che è stato lo spettro di tutti i governi, non solo dell'esecutivo attuale. Ecco, in termini semplici, di cosa si tratta.

L'Italia sta rovinando all’Europa la festa per la fine del commissariamento di Atene. Questo perlomeno è il pensiero del Wall Street Journal che sottolinea come vi sia al momento un "rischio Roma". “Lo spettro della tempesta può sempre tornare” scrive il quotidiano finanziario americano, riferendosi all’Italia e, in particolare, alle incertezze legate alla manovra d’autunno. Il timore è che una crisi di fiducia possa innescare una fuga di capitali. Vi parlo quindi in questo blog di cosa significhi tutto questo, con termini semplici, comprensibili a tutti. 

Val la pena ricordare cosa sia lo spread. Si tratta della differenza tra quanto rende un titolo decennale italiano e uno tedesco, preso a punto di riferimento in Europa perché ritenuto il più affidabile. Lo spread viaggia ormai da due mesi sui cento punti base in più rispetto ai livelli di marzo. E un titolo decennale italiano rende ormai oltre il 3%. Più un titolo di stato rende più significa che è rischioso investire in quello stato. Quella che vediamo in questi giorni è una tendenza tutta italiana perché oltre  alla differenza con la Germania, anche quella tra Btp ed equivalenti titoli spagnoli si sta ampliando. Cosa significa? Che investire sull’Italia è ritenuto più rischioso che investire su Madrid.

A maggio il costo medio sul debito italiano (con costo medio si intende l'interesse medio che lo stato paga sui titoli di stato che emette) era dell'1% circa. Oggi siamo all'1.6%. Cosa vuol dire? Cento punti in più di interessi su un intero anno costano più o meno 1,5 miliardi di euro. Aumenti più sostenuti fanno lievitare il ocnto . Quindi se lo spread sale è una sorta di tassa aggiuntiva che grava su tutti noi. 

E poi ci sono i numeri. Che gli investitori non amino l'Italia lo si legge nei dati della Banca d'Italia: lo scorso giugno i Btp hanno registrato una fuoriuscita di capitali esteri pari a 33 miliardi di euro. Traducendo, significa che un numero crescente di investitori stranieri vende o smette di comprare il nostro debito. E alcuni analisti, quelli di Société Generale per esempio, considerano oggi i titoli di stato greci un’alternativa più sicura rispetto a quelli italiani.

Ovviamente il Wall Street Journal non è il Vangelo, né lo spread può dirci tutto dello stato di salute del nostro paese (mutuando umilmente il concetto da Robert Kennedy, quando descrisse il Pil: "misura tutto eccetto ciò che rende la vita verametne degna di essere vissuta"). Però è giusto dire che sulle tasche degli italiani, se sale, pesa ed è di certo una spia della preoccupazione con cui i mercati attendono il governo gialloverde alla manovra di bilancio.

E se da più parti riecheggia la teoria del complotto, ad oggi (a parte uno scossone iniziale) alla luce dei numeri che abbiamo visto si può dire che gli investitori hanno accompagnato l’avventura della nuova maggioranza senza eccessivi isterismi. Come successo a Trump negli Usa anche in Italia attendono di giudicare il nuovo esecutivo alla prova dei fatti. Cioè dei numeri alla base della prossima manovra.

 

Economia: I più letti