Conti dormienti, a novembre scatta prescrizione: come riavere i soldi

Economia
Foto: Archivio Fotogramma

Tra qualche mese non saranno più esigibili depositi di denaro, azioni, obbligazioni e assegni non riscossi, che siano rimasti in giacenza 10 anni nelle banche e altri 10 nelle casse pubbliche. Sono circa 1,5 miliardi di euro. Ma c'è un modo per "svegliarli"

Il Dipartimento del Tesoro, con un comunicato ufficiale, ha ricordato che a partire dal prossimo novembre verranno prescritti i cosiddetti "conti dormienti": significa che non saranno più esigibili dai legittimi proprietari o dai loro eredi tutte quelle somme che sono rimaste per dieci anni senza essere movimentate in giacenza presso una banca e poi, per altri 10, nelle casse pubbliche senza essere state reclamate. Al 31 dicembre 2017, il Fondo Rapporto Dormienti conteneva circa 1,574 miliardi di euro. Ecco come "risvegliare" questi conti e recuperare i soldi.

Cosa sono i conti dormienti

Nel documento, il Tesoro ha precisato che quelle dei conti dormienti sono somme inutilizzate relative a strumenti di natura bancaria e finanziaria, di importo non inferiore a 100 euro, non più movimentati dal titolare del rapporto o da suoi delegati per un tempo ininterrotto di dieci anni decorrenti dalla data di libera disponibilità delle somme. A questo periodo di tempo si aggiungono altri 10 anni, in cui le somme, ormai trasferite al Fondo Rapporto Dormienti possono ancora essere reclamate. Rientrano nella categoria "conti dormienti" non solo depositi di denaro, libretti di risparmio bancari e postali, conti correnti bancari e postali, ma anche azioni, obbligazioni, certificati di deposito e fondi d'investimento, oltre che assegni circolari non riscossi entro il termine di prescrizione.

I termini di prescrizione

Il termine di prescrizione si applica trascorsi in tutto 20 anni: dieci in cui le somme non sono state movimentate e altri 10 dopo il trasferimento al Fondo, fatta eccezione per gli assegni circolari che hanno termini diversi di prescrizione. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha invitato, quindi, ad effettuare una verifica puntuale sull’esistenza di "conti dormienti" intestati a proprio nome o a nome di familiari di cui possano risultare eredi, al fine di inoltrare, nel caso, domanda di rimborso in tempo utile.

Come risvegliare i conti

Nel caso vengano riscontrati conti dormienti, bisogna per prima cosa fare comunicazione alla banca con cui si conferma la volontà di continuare il rapporto; la comunicazione di cambio di residenza; la richiesta di un libretto di assegni, del saldo del conto corrente, di un aggiornamento contabile o di una copia della documentazione bancaria; un prelievo, un versamento, un pagamento con carta di credito o bancomat. Non si ritiene "svegliato", invece, il conto in cui è stato fatto l'accredito di un bonifico (ad esempio lo stipendio); l'addebito automatico delle utenze (luce, gas, telefono, acqua, ecc.); il Rid o altre operazioni automatiche; la mancata movimentazione di un deposito finanziario o di una polizza assicurativa a tacito rinnovo. Nel caso in cui, poi,  il titolare di un conto dormiente sia deceduto, gli eredi devono comunicare alla banca il proprio diritto a subentrare come titolari del conto, presentando un certificato di morte e i documenti necessari per le pratiche di successione. C'è una banca dati messa a disposizione da Consap Spa, a cui sono state affidate le procedure di rimborso: le domande di rimborso possono essere presentate a Consap per via telematica tramite l'apposito portale  oppure a mezzo Raccomandata a/r o Raccomandata a mano.

 

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