Iran o non Iran, questo è il problema

Economia

Mariangela Pira

Finanza & Dintorni

Torna a salire il prezzo del petrolio spinto dagli Stati Uniti che vogliono impedire ai paesi partner di importare petrolio dall'Iran. Molte le nostre piccole e medie imprese che speravano di fare affari con Teheran

Tornano a salire le quotazioni del petrolio. Gli Stati Uniti, la nota è del Dipartimento di Stato, si aspettano che tutti i Paesi taglino completamente le importazioni di greggio dall'Iran entro il 4 novembre, altrimenti ci saranno pesanti sanzioni. La questione iraniana potrebbe avere una ricaduta per le tasche dei consumatori italiani (e delle nostre imprese).  

I prezzi del petrolio infatti hanno reagito subito alla decisione, raggiungendo i livelli di quattro anni fa, intorno ai 70 dollari al barile. E la corsa potrebbe non finire qui. Quando il petrolio sale, a farne le spese sono tutte le categorie di consumatori finali. Oltre ai prezzi della benzina, è probabile un aumento del costo dei trasporti, quindi crescita dei prezzi di tutti i beni che viaggiano su gomma: dagli alimentari ai mobili. Il greggio trascina con sé anche il prezzo del gas, ovvero aumento delle bollette. Crescono anche i costi del combustibile con conseguente rincaro dei prezzi dei biglietti aerei. 

La decisione di Trump si ripercuoterà anche sui 30 miliardi di accordi siglati da aziende italiane e iraniane. Dal gruppo Danieli, per la fornitura di macchine che verranno installate in territorio iraniano a Ferrovie dello Stato, per l'assistenza tecnica al progetto della linea alta velocità Teheran-Qom-Isfahan (circa 400 km).

Penso anche alle nostre piccole e medie imprese che in questi anni hanno visto in un Iran in crescita una soluzione ai loro problemi e che invece potrebbero rimanere a mani vuote, come sottolinea anche il New York Times nell'edizione di oggi.

The European House Ambrosetti, nei suoi recenti Italy-Iran Summit ha sottolineato più volte come i rapporti tra Roma e Teheran siano buoni. Tanto che l'Italia è diventata il primo partner commerciale di Teheran e, quanto ad esportazioni, è seconda solo alla Germania. Da quello che vedo però Washington ha il coltello dalla parte del manico.

Si allontana infatti sempre più la prospettiva di un accordo finanziario tra Italia e Iran. Le più importanti società italiane non vorranno certo correre il rischio di essere inserite in una lista americana a causa delle loro relazioni con Teheran. 

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