Il mondo del lavoro di oggi raccontato sui social network

Economia

Dario Cirrincione

Con l'iniziativa #lavoroaognicosto avete condiviso le vostre storie su Whatsapp, Twitter e Facebook. In primo piano i lavoretti e la richiesta di ottenere una giusta retribuzione. C'è anche chi dà un volto positivo all'emigrazione

L’iniziativa #lavoroaognicosto, lanciata da Sky Tg24, ha voluto raccontare il mondo del lavoro di oggi. Con Whatsapp, Facebook e Twitter avete condiviso con noi le vostre storie, le paure e le speranze del mondo del lavoro che nell’epoca dei social e degli algoritmi è fatto di complessità e opportunità.

La Gig Economy

A monopolizzare il dibattito è stata la Gig Economy. O più semplicemente l’economia dei lavoretti: consulenze, collaborazioni e prestazioni occasionali che diventano un lavoro a tempo pieno, ma con uno stipendio lontano da standard accettabili. Gea, su Twitter, ha evidenziato che “I lavoretti non sempre sono lavoretti.  Sono sottoccupati senza avere tutele. Bisogna chiamarli col loro nome”. Corinna, in un video, ha spiegato che "I lavoretti oggi sono l'unico modo che molti giovani hanno per lavorare. Solo che poi diventano lavoro stabile, ma senza le tutele tradizionali".

Occhi puntati sulla retribuzione

Il "nuovo lavoro" deve innanzitutto essere un lavoro adeguatamente retribuito. Basta con la giungla del "volontariato" ha scritto un utente sul gruppo Facebook di Hashtag24. Mentre dalla Puglia ci è arrivata la storia di una signora assunta con un contratto che prevedeva una retribuzione da 600 euro al mese e che, invece, ne ha incassati poco più della metà. Stesso trend in Sicilia. Salvatore via Whatsapp ci ha scritto: “Secondo voi è normale che i giovani lavoratori, vengono collocati part-time, e invece li fanno lavorare più di otto ore, con paghe di 4 ore?”

I sogni e le speranze dei giovani

Alcuni ragazzi hanno messo in evidenza che non sempre è facile svolgere il lavoro dei propri sogni, nonostante un curriculum accademico di tutto rispetto. Come Matteo, chimico da 110 e lode, pubblicazioni, che in attesa di fare il lavoro per cui ha studiato presta servizio in un ristorante. C’è poi la storia di Michelangelo, che come tanti ha lasciato il Sud: “Da Bari in Alto Adige, questo è lavoro. A 1000 km da casa, lontano dalla famiglia. Però lavori bene, sei rispettato e ben pagato e non devi dire grazie a nessuno”

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