Visco: "Rischio di paralisi politica mai stato così elevato in Europa"

Economia

Il governatore di Bankitalia in una conferenza stampa alla Farnesina: "Occorre una risposta unitaria. Non si può ignorare che l’euroscetticismo crescente crea un clima di incertezza e pessimismo. Serve un deciso aumento dell'occupazione"

"A 60 anni dalla firma dei trattati di Roma, il rischio di paralisi politica in Europa non è mai stato così elevato e richiede una risposta unitaria". A dirlo è il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, alla conferenza Macei organizzata alla Farnesina. Secondo Visco “non si può ignorare l'euroscetticismo crescente, anche se non maggioritario",  che crea un "clima di incertezza e pessimismo che può scoraggiare la spesa delle famiglie".

"Servono investimenti nazionali ed europei" - “Siamo alla fine di un lungo periodo di evoluzione stentata dell'attività economica, quando non negativa, come è il caso del nostro paese", ha aggiunto il governatore, sottolineando la necessità di "investimenti, privati e pubblici, nazionali ed europei".

Il problema del debito - Il sentiero di riduzione del nostro debito pubblico, assai elevato in assoluto e in rapporto al prodotto, "passa necessariamente attraverso un aumento del potenziale di crescita  dell'economia e della crescita effettiva". "Solo percorrendo questa via sarà possibile mantenere la credibilità sui mercati finanziari ai quali dobbiamo ricorrere non solo per finanziare il disavanzo ma anche per il rinnovo del debito che ogni anno viene a scadenza", afferma Visco.  

Aumentare l'occupazione - "È evidente che la demografia non ci aiuta, e non ci aiuta certo la lentezza con cui ci siamo adeguati e ancora ci adeguiamo nelle imprese, nella società, nella politica, ai grandi cambiamenti degli ultimi 20-25 anni - sottolinea il governatore della Banca d'Italia - . Ma se si resta fermi, e se ci si ferma laddove qualcosa sembra essersi mosso, sul fronte dei cambiamenti, delle innovazioni nella struttura, nel funzionamento dell'economia, si rischia ancor più di non riuscire a conseguire l'obiettivo, che ritengo primario, di un deciso innalzamento del tasso di occupazione".

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