Secondo i dati della ong britannica, l'1% della popolazione è ricco come il restante 99%. Cresce il divario anche in Italia: nel nostro Paese, nel 2016, il 20% degli italiani deteneva il 69% circa della ricchezza nazionale
Cresce il divario tra ricchi e poveri. A svelarlo è il rapporto di Oxfam, la ong britannica che si occupa di economia sociale, da cui emerge un dato chiaro: l’1% dei più ricchi del mondo possiede quanto il restante 99%. Le elaborazioni di Oxfam sono state presentate durante il World Economic Forum di Davos.
Presto ci sarà il primo trillionario - La proporzione elaborata per il 2016, conferma quella del 2015. Inoltre, come si legge nel rapporto, emerge che bastano le otto persone più facoltose del pianeta - i cosiddetti “superpaperoni” - per fare la ricchezza dei 3,6 miliardi di quelle più povere. Così, il divario tra super ricchi e super poveri aumenta, e si tratteggiano scenari futuri dove la differenza sarà ancora più marcata. Tra 25 anni, infatti, secondo Oxfam, potremmo trovarci davanti al primo “trillionario”, cioè a qualcuno con una ricchezza superiore ai mille miliardi di dollari.
La diseguaglianza in Italia: il 20% dei più facoltosi ha il 69% della ricchezza nazionale - Anche in Italia aumenta la disuguaglianza. Nel nostro Paese, l’1% dei cittadini più ricchi possiede il 25% della ricchezza nazionale, mentre l’anno precedente il dato era del 23%. Se si guarda ai sette italiani "paperoni", si scopre poi che questi, da soli, eguagliano quanto posseduto dal 30% dei cittadini più poveri. Fra i loro nomi si trovano quelli di Rosa Anna Magno Garavoglia, del gruppo Campari, dello stilista Giorgio Armani, dell’imprenditore Gianfelice Rocca e di Silvio Berlusconi, passando per Giuseppe De’ Longhi (presidente della De’Longhi) e per gli imprenditori alimentari Augusto e Giorgio Perfetti. Oxfam Italia, inoltre, ha elaborato i dati dividendo la popolazione italiana in diversi gruppi e attribuendo loro i valori della ricchezza nazionale netta che, nel 2016, è stata di 9,973 miliardi di dollari. Il 20% della popolazione più ricca detiene da sola poco più del 69% del valore nazionale. Il successivo 20% controlla il 17,6% della ricchezza, mentre il restante 60% ne detiene solo il 13,3%.
La petizionone per un'economia più umana - Proprio per via dello scenario di diseguaglianze che emerge dal rapporto, il documento è accompagnato da una petizione rivolta ai governi per chiedere una serie di interventi in favore di un’economia più umana. Sono otto i punti su cui si vuole agire: pensare a politiche per arginare la concentrazione di ricchezza, fermare la concorrenza fiscale al ribasso, sostenere i modelli di business non orientati solo alla massimizzazione del profitto e incoraggiare le innovazioni tecnologiche che avvantaggino tutti. E ancora: favorire una transizione per l’uso delle energie rinnovabili e promuovere lo sviluppo anche per il benessere dei cittadini, e non solo del Pil.