Banche, al via la riforma del credito cooperativo. Frenata su rimborsi

Economia

Dopo un Cdm di oltre tre ore il governo ha deciso che le Bcc verranno riunite sotto un'unica holding: ma chi non vorrà aderire potrà restarne fuori, a patto che dimostri la sua solidità. Nel testo non ci sono gli indennizzi: si andrà avanti con i decreti previsti dalla legge di stabilità. Etruria dichiarata insolvente, la difesa ricorrerà in appello

Le Bcc, le banche di credito cooperativo, saranno sotto una holding unica ma chi non vorrà aderire avrà il suo paracadute di uscita, l'accordo Ue sulle garanzie diventa legge, le vendite all'asta fallimentari saranno meno care e le norme per gli indennizzi ai risparmiatori arriveranno nei prossimi giorni. Dopo un consiglio dei ministri durato tre ore il governo vara il nuovo 'decreto banche', asciugato rispetto alle attese, e la riforma del settore cooperativo vede finalmente la luce, alla fine di mesi di frenate e modifiche con il governo che accoglie una delle proposte avanzate da alcuni segmenti della cooperazione critici del provvedimento. Intanto il Tribunale di Arezzo ha dichiarato lo stato di insolvenza della vecchia Banca Etruria. Una decisione contro la quale la difesa ha già annunciato ricorso in appello.


Per gli indennizzi si andrà avanti con i decreti - Il drecreto è arrivato al termine di un confronto dentro all'esecutivo con alcuni ministri che si sono impuntati contro l'ipotesi prospettata in extremis ieri sera di creare più gruppi, tornando allo schema originale proposto nell'autoriforma. Per la parte degli indennizzi invece si è deciso di andare avanti, come nelle attese, con i semplici decreti previsti dalla legge di stabilità e non più con un decreto legge. "Non c'è nessun rinvio" - ha chiosato il premier, le misure previste "per i rimborsi delle persone che verranno riconosciute come truffate dall'arbitrato sono sostanzialmente pronte e arriveranno a giorni".

Gli obblighi per le Bcc che non aderiranno - Sul fronte delle Bcc alla fine quindi la mediazione fa salva la creazione di un grande gruppo cooperativo con una massa critica che possa andare "nella direzione del consolidamento" auspicata dal premier più volte mantenendo "un modello, quello delle Bcc, che non va buttato tutto via, va difeso ma anche protetto". Le banche quindi saranno "libere di non aderire" alla holding e rimanere cooperative o spa a patto però che abbiamo una soglia minima di patrimonio di 200 milioni di euro e che versino, per poter mantenere le riserve (ora formalmente pubbliche) all'erario il 20%. Attualmente, come ricorda il ministro Padoan, sono circa una 'decina' che corrispondono a questo identikit ma non è detto che tutti scelgano di stare fuori dalla nuova holding. Il governo invece non ha accolto l'idea di consentire agli istituti la trasformazione in popolari contenuta nel progetto di autoriforma.

Vendite all'asta esenti da bollo per tutto il 2016 - Sulle popolari infatti il premier ha ribadito come l'azione del governo punta a non crearne di nuove ma di aggregarne. "Ci auguriamo" che la riforma delle banche popolari "sia recepita nel modo più intelligente e innovativo possibile dai singoli soggetti delle banche popolari, spero possano rapidamente fondersi, unirsi, aggregarsi, nel rispetto della loro autonomia". E oltre alle Bcc l'esecutivo punta a rafforzare il sistema bancario, velocizzando la cessione dei crediti. "Le vendite all'asta saranno per tutto il 2016 esenti dall'imposta di registro, vale più di 200 milioni ed è un messaggio per semplificare la questione dei crediti incagliati". In seguito arriverà, attraverso un ddl, anche il riordino complessivo del diritto fallimentare. "Il sistema italiano è solido, non è il più preoccupante del mondo, sono molto più preoccupato per banche di altri paesi anche più solidi dell'Italia anche perché una crisi del sistema bancario, ad esempio, in Germania ha certo effetti anche da noi" ha concluso il premier.

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