Legge di Stabilità, la Corte dei Conti: restano dei nodi irrisolti

Economia
Il ministro dell'Economia Padoan

Secondo il presidente Squitieri l’aggiustamento di bilancio "andrà a gravare prevalentemente sulle amministrazioni locali, con ripercussioni negative sulla qualità dei servizi". Per Bankitalia l’abolizione della Tasi "avrà effetti circoscritti alle famiglie soggette a vincoli di liquidità"

La legge di Stabilità, usando "al massimo gli spazi di flessibilità" in deficit, "riduce esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici" e "lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti" come il riassetto del finanziamento degli enti locali.

Dopo l’allarme del presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, arriva quello della Corte dei Conti, con le parole del presidente Raffaele Squitieri. Che, analizzando la manovra del governo Renzi, parla anche degli enti locali, sottolineando come tra 2016 e 2018 il concorso delle amministrazioni locali gli obiettivi di finanza pubblica "risulta particolarmente rilevante". L'aggiustamento di bilancio, aggiunge la magistratura contabile, andrà "a gravare prevalentemente sulle amministrazioni locali, con ripercussioni negative sulla qualità dei servizi".

 

E non solo. Secondo la Corte il taglio della Tasi "cristallizza" la capacità fiscale dei Comuni, avvantaggiando chi ha alzato al massimo le aliquote e penalizzando i Comuni dove la Tasi era meno cara. "I servizi indivisibili graveranno sui non residenti" non in grado "di operare il controllo politico sugli amministratori con il voto".  

 

Sulla legge di stabilità (e sulla Tasi) è intervenuta anche Bankitalia. "L'abolizione della tassazione sulla proprietà, dal punto di vista macroeconomico, sulla base dell'evidenza empirica finora disponibile, potrebbe avere effetti circoscritti alle famiglie soggette a vincoli di liquidità", ha detto il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Signorini nel corso di un’audizione al Senato. Il quale però ha anche aggiunto che le misure che riducono il carico fiscale sui fattori della produzione "appaiono meglio in grado, rispetto ad alleggerimenti delle imposte sul patrimonio, di innalzare la crescita nel medio periodo".

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