Il Financial Times accusa l’Ue: già nel 2013 invitava a effettuare test su strada, perché quelli in laboratorio erano ritenuti inaffidabili. Bruxelles si difende: abbiamo misurato solo le emissioni, non avevamo accesso ai software motori. La casa automobilistica starebbe preparando un piano di intervento gratuito su 11 milioni di vetture. Padoan: temo le ricadute. Intanto la Suzuki cede la sua quota dell'azienda di Wolfsburg
Non si placa la polemica intorno allo scandalo dei test manomessi da Volkswagen sulle emissioni dei suoi motori diesel e lo spettro delle possibili responsabilità o omissioni si allarga anche ai palazzi di Bruxelles. Secondo quanto scrive il Financial Times, l'Unione Europea era a conoscenza da almeno due anni dei rischi di manipolazione dei test sulle emissioni delle automobili. L'azienda tedesca, intanto, sta preparando un piano per intervenire sugli 11 milioni di auto coinvolte dallo scandalo del 'defeat device'. Secondo l'agenzia Bloomberg, Vw contatterà "velocemente" i clienti e l'intervento sarà gratuito.
Nel frattempo però, sull'onda dello scandalo, Suzuki ha fatto sapere di aver ceduto tutte le sue quote di Volkswagen, mettendo così la parola fine a un'alleanza che, nei fatti, non era mai realmente decollata. In Italia, intanto, sarebbero circa un milione i veicoli coinvolti e il ministro Padoan si è detto preoccupato "per le ricadute".
Incapacità degli organismi Ue di controllare industria auto - Il Financial Times, nell'articolo in cui riporta come i vertici della Ue fossero già al corrente da due anni del rischio dei test truccati, cita le parole di un rapporto del 2013 del Joint Research Centre della Commissione Europea, che aveva evidenziato l'incapacità degli organismi comunitari nel tenere sotto controllo l'industria automobilistica. Nel documento si poneva l'attenzione sui problemi posti da dispositivi - peraltro illegali in Europa dal 2007 - in grado di alterare i risultati delle emissioni.
Dal rapporto invito a fare test su strada - Il rapporto del centro di ricerca invitava a testare su strada le auto diesel invece che in laboratorio, dal momento che "i sensori e i componenti elettronici nelle auto moderne sono in grado di 'rilevare' l'inizio di una prova di emissioni in laboratorio". Questi dispositivi, si indicava con estrema precisione, possono "attivare, modulare, ritardare o disattivare i sistemi di controllo delle emissioni". Al contrario, continuava il rapporto, i test condotti su strada "inequivocabilmente indicano che i veicoli superano i limiti delle normative attuali".
La replica di Bruxelles - Ma da Bruxelles arriva la replica: "I ricercatori Ue hanno misurato solo le emissioni delle auto e non i motori, cui non avevano accesso, scoprendo gas in laboratorio diversi da quelli su strada: una cosa nota che ha portato la Ue a introdurre test su strada dal 2016". Questa la versione di un portavoce della Commissione, che ha ricordato come spetti agli Stati, non a Bruxelles, verificare software incriminati come quello di Volkswagen. "Sono le autorità degli Stati membri a dover agire sul campo", ha aggiunto.
Suzuki vende quote di Volkswagen - Nel frattempo è giunta alla fine la collaborazione, in realtà mai del tutto decollata, tra la Volkswagen e la Suzuki, nel campo delle auto elettriche ed ibride. La casa giapponese ha comunicato di aver venduto le quote rimanenti delle azioni dell'azienda di Wolfsburg. Separatamente Porsche, in un'email, fa sapere di aver acquistato da Suzuki l'1,5% di Volkswagen. La transazione permetterà a Suzuki di mettere nella colonna dei profitti speciali 36,7 miliardi di yen (304 milioni di dollari).
Un milione di vetture in Italia - Arriva anche una stima del numero di auto coinvolte nel nostro Paese. "Ci sono i controlli in corso per verificare il danno provocato anche in Italia da Volkswagen. La previsione è di chiudere questa indagine entro pochi mesi, addirittura entro l'anno. C'è una previsione di massima che parla di circa 1 milione di veicoli coinvolti". Riccardo Nencini, vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, parlando in un meeting a Genova, ha aggiunto: "L'auspicio è che Volkswagen risolva rapidamente questa voragine che si è aperta". Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha parlato di "un colpo molto duro alla fiducia. Temo che ci saranno conseguenze, anche perché a catena ci potrebbero essere effetti sull'industria italiana".