Reddito di libertà per vittime di violenza, il governo sblocca i fondi per 30 milioni
EconomiaDestinato alle donne seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, è un contributo economico stabilito nella misura massima di 400 euro mensili, concesso in un’unica soluzione per un massimo di 12 mesi
Il governo sblocca il fondo da 30 milioni per il cosiddetto "reddito di libertà", il contributo economico riconosciuto alle donne vittime di violenza per sosterne l'autonomia e l'indipendenza. Lo riporta Il Sole 24 Ore sottolineando che il decreto, con la ripartizione regionale e le istruzioni su come richiedere l’aiuto all’Inps, è stato firmato e bollinato dalla Ragioneria e ora è prossimo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Si tratta di una novità, nonostante sia stato introdotto dal governo nel dicembre 2020, perché la misura si è dovuta scontrare con diversi intoppi. Le risorse destinate al reddito di libertà sono infatti da subito risultate insufficienti per soddisfare tutte le richieste presentate. In aggiunta, la complessità della burocrazia ha allungato ancora di più i tempi.
Italia Viva: "Ritardo indecente"
"Le donne vittime di abusi hanno dovuto attendere quasi un anno il decreto che ripartisce i 30 milioni del Reddito di libertà, come denuncia D.I.Re. Donne in rete contro la violenza. Un ritardo indecente da parte di un governo che lotta contro la violenza sulle donne solo a chiacchiere", dice in una nota la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva. "Il Reddito di libertà, ideato da Lucia Annibali nella scorsa legislatura e fortemente sostenuto da Italia Viva, è uno strumento fondamentale perché fornisce alle donne vittime di violenza la libertà economica per staccarsi dai compagni violenti e denunciarli. Il fondo deve essere aumentato - aggiunge Paita - ma è incredibile che, quando le risorse ci sono, chi ne ha bisogno non possa usufruirne per intoppi burocratici. Con la beffa per le donne che hanno già fatto richiesta di dover ripresentare la domanda". "È così che il governo pensa di aiutarle?".
A chi spetta
Il reddito di libertà è destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. La misura è finalizzata a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori.
Risorse ripartite tra le regioni
Il “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza” è stato rifinanziato dall’ultima legge di bilancio con una dote di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, scrive Il Sole 24 Ore. Le risorse, che ammontano a 30 milioni di euro - econdo quanto fissa ora il nuovo decreto attuativo firmato dai ministri Roccella, Calderone e Giorgetti - saranno ripartite tra le Regioni in base alla popolazione femminile residente, nella fascia di età compresa tra i 18 e i 67 anni di età.
La misura
Il Reddito di libertà in favore delle donne vittime di violenza è stato introdotto dall’art. 105-bis del decreto legge n. 34/2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77/2020. Fa parte degli strumenti messi in campo nell’ambito del Piano nazionale di contrasto alla violenza maschile contro le donne, nell’asse di promozione dell’autonomia e del protagonismo, e delle misure volte a contenere i gravi effetti economici derivanti dall’emergenza da COVID-19. Il Reddito consiste in un contributo economico, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite, concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi. Per richiedere il contributo c'è un unico requisito: il possesso di una certificazione che dimostri il percorso della vittima di violenza, rilasciata da un centro accreditato o dai servizi sociali.