Jobs act, Garante privacy: “No a controlli invasivi”
EconomiaNella Relazione annuale al Parlamento il presidente dell’Autorità Soro lancia un monito sul controverso tema del monitoraggio a distanza dei lavoratori. Il ministero del Lavoro precisa: “Norme solo adeguamento ai tempi”. Boldrini si augura “chiarezza”
Il decreto attuativo del Jobs Act all’esame delle Camere, che prevede la norma sui controlli a distanza, deve impedire "forme ingiustificate e invasive di controllo", evitando "una indebita profilazione delle persone che lavorano". E' il monito del Garante per la privacy Antonello Soro, che nella Relazione annuale al Parlamento chiede "garanzie" sul controverso tema del monitoraggio a distanza dei lavoratori. Una questione toccata anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che si augura "chiarezza" nell'esame parlamentare "sui dubbi emersi". Il testo del governo è "equilibrato", replica il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, che apre tuttavia a ipotesi di modifica: "Se nei pareri delle commissioni ci saranno ulteriori suggerimenti, li terremo in considerazione". E arriva anche la precisazione del ministero del Lavoro: le norme "adeguano la disciplina oggi vigente del 1970 alle innovazioni da allora intervenute, rispettando le indicazioni che il Garante della Privacy ha fornito negli ultimi anni, in particolare con le linee guida del 2007 sull'utilizzo della posta elettronica e di internet".
“Monitoraggio non si traduca in indebita profilazione delle persone” - "Nei rapporti di lavoro, il crescente ricorso alle tecnologie nell'organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea - un tempo netta - tra vita privata e lavorativa. Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Occorre sempre di più coniugare l'esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti", si legge in un passo della relazione.
Il decreto attuativo sui controlli a distanza - Quattro dei decreti legislativi del Jobs act, approvati in via preliminare dal consiglio dei ministri, devono ancora terminare il loro iter in Parlamento. La scorsa settimana, dopo alcune contestazioni sindacali, il ministero del Lavoro aveva ribadito che la norma sui controlli a distanza inserita in uno dei decreti rispetta le norme sulla privacy fissate dal Garante.
Secondo il governo, gli strumenti di controllo a distanza possono essere installati "esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale" ed esclusivamente "previo accordo sindacale o, in assenza, previa autorizzazione della Direzione territoriale del lavoro o del ministero".
Il ministero del Lavoro, nella nota diffusa oggi, ha ribadito inoltre che "per quanto riguarda gli strumenti che vengono assegnati al lavoratore "per rendere la prestazione lavorativa" (quali cellulari, tablet e pc) non si autorizza nessun controllo a distanza, ma si chiariscono semplicemente le modalità e i limiti per l'utilizzo di questi strumenti e dei dati raccolti attraverso di essi".
“Monitoraggio non si traduca in indebita profilazione delle persone” - "Nei rapporti di lavoro, il crescente ricorso alle tecnologie nell'organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea - un tempo netta - tra vita privata e lavorativa. Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Occorre sempre di più coniugare l'esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti", si legge in un passo della relazione.
Il decreto attuativo sui controlli a distanza - Quattro dei decreti legislativi del Jobs act, approvati in via preliminare dal consiglio dei ministri, devono ancora terminare il loro iter in Parlamento. La scorsa settimana, dopo alcune contestazioni sindacali, il ministero del Lavoro aveva ribadito che la norma sui controlli a distanza inserita in uno dei decreti rispetta le norme sulla privacy fissate dal Garante.
Secondo il governo, gli strumenti di controllo a distanza possono essere installati "esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale" ed esclusivamente "previo accordo sindacale o, in assenza, previa autorizzazione della Direzione territoriale del lavoro o del ministero".
Il ministero del Lavoro, nella nota diffusa oggi, ha ribadito inoltre che "per quanto riguarda gli strumenti che vengono assegnati al lavoratore "per rendere la prestazione lavorativa" (quali cellulari, tablet e pc) non si autorizza nessun controllo a distanza, ma si chiariscono semplicemente le modalità e i limiti per l'utilizzo di questi strumenti e dei dati raccolti attraverso di essi".