E’ la prima nata in Italia col cosiddetto project financing. Ma i costi di costruzione sono più alti del previsto e i pochi pedaggi hanno reso indispensabile l’intervento di Stato e Regione Lombardia. Che adesso ci mettono 360 milioni di euro
L’autostrada A35, chiamata Brebemi dal nome delle province che attraversa, e cioè Brescia, Bergamo e Milano, è il sogno di qualsiasi automobilista. Tre corsie per direzione di marcia, asfalto, luci e guard rail di nuova generazione ma soprattutto pochissime macchine. Abbiamo contato, cronometro alla mano, quanti veicoli la percorrono. Un test che non ha valore scientifico, sia chiaro, ma che abbiamo ripetuto in diversi momenti di una giornata feriale. Il risultato? Secondo i nostri calcoli i transiti sono meno di 20mila al giorno. Pochi.
Incassi dai pedaggi sotto le aspettative - Project financing significa che l’infrastruttura viene realizzata da privati con i loro soldi in cambio degli incassi generati dai pedaggi. Che, nel caso di Brebemi, si prevedeva fossero almeno 60mila al giorno. Il triplo di quelli che abbiamo contato noi. Il presidente di Brebemi Francesco Bettoni al nostro microfono assicura che le cose cambieranno quando l’autostrada sarà allacciata alle altre grandi arterie ancora in costruzione in Lombardia, sia sul lato milanese sia su quello bresciano. Eppure nessuna compagnia petrolifera ha voluto investire per aprire una stazione di servizio sull’A35. Le gare sono andate deserte. Secondo le ricerche di mercato del settore, evidentemente, era chiaro fin dall’inizio che non ci sarebbe mai stata coda a quei distributori di benzina. Ma allora perché i soci dell’autostrada ci hanno messo i soldi?
Gli azionisti - Fra gli azionisti ci sono alcune delle maggiori aziende italiane del settore delle costruzioni (chi sono i soci). Itinera, del gruppo Gavio, Unieco, colosso delle cooperative rosse, e l’impresa Pizzarotti. La quota maggiore però, quasi il 79%, è detenuta dalla società Autostrade Lombarde (qui il documento), fra i cui soci ritroviamo di nuovo Unieco, Pizzarotti, Satap, che vuol dire ancora gruppo Gavio, ma soprattutto, con una partecipazione di oltre il 42%, Intesa Sanpaolo. Ecco chi è il principale azionista dell’autostrada Brebemi.
Maxi-prestiti - I proprietari dell’autostrada hanno pagato però di tasca loro meno di un quarto del conto totale. Il grosso dei soldi infatti è arrivato da due maxi-prestiti: 820 milioni li ha messi Cassa Depositi e Prestiti, che è controllata dal ministero dell’Economia, e 700 milioni la Banca Europea degli Investimenti, che prima di prestare i soldi ha ricevuto la garanzia di Sace, gruppo assicurativo che fa capo a Cassa Depositi e Prestiti e quindi di nuovo al ministero dell’Economia… Di origine privata, insomma, in questi prestiti non c’è davvero nulla.
L'"aiutino" pubblico - Visto che i costi dell’opera sono lievitati a 2,44 miliardi di euro totali, compresi gli oneri finanziari e l’Iva, e visto che i pedaggi, come abbiamo detto, sono più bassi del previsto, ora arriva il doppio sostegno in forma diretta. Il primo da parte del Governo: 20 milioni di euro l’anno per 15 anni stanziati dalla legge di stabilità 2015 (punto 299 del documento). Il secondo da parte della Regione Lombardia: altri 20 milioni di euro l’anno per 3 anni previsti da un emendamento all’ultima legge di bilancio. In totale Stato e Regione ci metteranno 360 milioni di euro. Infrastruttura privata, dunque, ma con “l’aiutino”.
Incassi dai pedaggi sotto le aspettative - Project financing significa che l’infrastruttura viene realizzata da privati con i loro soldi in cambio degli incassi generati dai pedaggi. Che, nel caso di Brebemi, si prevedeva fossero almeno 60mila al giorno. Il triplo di quelli che abbiamo contato noi. Il presidente di Brebemi Francesco Bettoni al nostro microfono assicura che le cose cambieranno quando l’autostrada sarà allacciata alle altre grandi arterie ancora in costruzione in Lombardia, sia sul lato milanese sia su quello bresciano. Eppure nessuna compagnia petrolifera ha voluto investire per aprire una stazione di servizio sull’A35. Le gare sono andate deserte. Secondo le ricerche di mercato del settore, evidentemente, era chiaro fin dall’inizio che non ci sarebbe mai stata coda a quei distributori di benzina. Ma allora perché i soci dell’autostrada ci hanno messo i soldi?
Gli azionisti - Fra gli azionisti ci sono alcune delle maggiori aziende italiane del settore delle costruzioni (chi sono i soci). Itinera, del gruppo Gavio, Unieco, colosso delle cooperative rosse, e l’impresa Pizzarotti. La quota maggiore però, quasi il 79%, è detenuta dalla società Autostrade Lombarde (qui il documento), fra i cui soci ritroviamo di nuovo Unieco, Pizzarotti, Satap, che vuol dire ancora gruppo Gavio, ma soprattutto, con una partecipazione di oltre il 42%, Intesa Sanpaolo. Ecco chi è il principale azionista dell’autostrada Brebemi.
Maxi-prestiti - I proprietari dell’autostrada hanno pagato però di tasca loro meno di un quarto del conto totale. Il grosso dei soldi infatti è arrivato da due maxi-prestiti: 820 milioni li ha messi Cassa Depositi e Prestiti, che è controllata dal ministero dell’Economia, e 700 milioni la Banca Europea degli Investimenti, che prima di prestare i soldi ha ricevuto la garanzia di Sace, gruppo assicurativo che fa capo a Cassa Depositi e Prestiti e quindi di nuovo al ministero dell’Economia… Di origine privata, insomma, in questi prestiti non c’è davvero nulla.
L'"aiutino" pubblico - Visto che i costi dell’opera sono lievitati a 2,44 miliardi di euro totali, compresi gli oneri finanziari e l’Iva, e visto che i pedaggi, come abbiamo detto, sono più bassi del previsto, ora arriva il doppio sostegno in forma diretta. Il primo da parte del Governo: 20 milioni di euro l’anno per 15 anni stanziati dalla legge di stabilità 2015 (punto 299 del documento). Il secondo da parte della Regione Lombardia: altri 20 milioni di euro l’anno per 3 anni previsti da un emendamento all’ultima legge di bilancio. In totale Stato e Regione ci metteranno 360 milioni di euro. Infrastruttura privata, dunque, ma con “l’aiutino”.