Lavoro, Uil proclama sciopero generale. No da Cisl

Economia
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Il sindacato indice la mobilitazione di tutte le categorie e chiede alle altre sigle l'individuazione di una data e di modalità comuni. Contraria la Cisl. Il segretario Furlan: "Il jobs act, in fondo, sta cambiando in meglio"

Anche la Uil annuncia lo sciopero generale contro le scelte del Governo su Pubblica Amministrazione, lavoro, pensioni e tenta di riunire tutti: la Cgil che lo ha già proclamato, per il 5 dicembre, e la Cisl, ferma per ora allo stop del pubblico impiego. Un puzzle di non facile composizione, ma probabilmente l'attesa durerà poco, visto che in mattinata i leader dei tre sindacati si riuniranno, chiamati a raccolta dalla Uil, in occasione del suo congresso che vedrà Barbagallo succedere ad Angeletti. Il pressing sarà concentrato sull'organizzazione guidata da Furlan, rimasta isolata dopo la mossa della Uil.

Uil: dal governo nessuna risposta - "Abbiamo cercato e voluto, con determinazione, il confronto. Ma il Governo - sottolinea la Uil in una nota - non ha dato alcuna risposta chiara ai problemi veri delle persone, né in occasione degli incontri che ha avuto con i sindacati  né nella sua attività di definizione e proposta dei provvedimenti necessari ad affrontare tutte le questioni ancora aperte. Il Governo ha perso un'occasione nei confronti del Paese".

Lo sciopero dopo l'esito negativo dell'incontro a Palazzo Chigi - A innescare una sorta di reazione a catena sotto l'insegna 'sciopero' è stato infatti il vertice del 17 novembre a Palazzo Chigi sulla P.a. La Uil, si legge nella nota diffusa al termine dell'esecutivo nazionale, "ha giudicato negativamente l'esito dell'incontro: nessuna disponibilità è giunta dal Governo a proposito del rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. Nessuna risposta è stata data sulla richiesta degli 80 euro ai pensionati, né sul ripristino della rivalutazione delle pensioni né, tantomeno, sui non autosufficienti".

Critiche al Jobs Act - Inoltre, sottolinea la Uil, "resta nebulosa tutta la partita relativa al Jobs Act, con il rischio concreto che siano messi in discussione le tutele per quei lavoratori che già le hanno. Mancano, poi, le risorse necessarie a garantire una continuità agli ammortizzatori sociali, per la protezione di coloro che rischiano la perdita del posto di lavoro. Bisognerebbe accrescere l'azione di salvaguardia delle aziende in  crisi e determinare le condizioni per favorire la contrattazione anche nel settore privato".

No della Cisl allo sciopero - Dalla Cisl, però, arriva il no del segretario Furlan che, in un'intervista a Repubblica, dice: "Non ci sono motivazioni valide per fermare il Paese: il jobs act, in fondo, sta cambiando in meglio".

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