Sostegno agli investimenti, misure per abbattere i costi per le imprese e rilancio dell'occupazione sono i tre pilastri ai quali lavora il governo, afferma il ministro. E aggiunge: "Il dibattito sull'art. 18 è paradossale"
In Italia "restano ostacoli alla crescita, pervasivi, che vanno aggrediti con le riforme". E' la strada indicata dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un'intervista a La Repubblica. "C'è una recessione recessione lunga, che però si sta attenuando e da cui stiamo gradualmente uscendo. Questa si è aggiunta a due decenni negativi per la produttività e di perdita di competitività" (la rassegna stampa - video).
La riforma del lavoro è cruciale - "La legge di Stabilità - prosegue Padoan - tiene conto del fatto che il quadro macroeconomico è profondamente deteriorato rispetto anche solo a cinque mesi fa. Questo rende più difficile rispettare i vincoli di finanza pubblica. La manovra di bilancio parte da questo presupposto. Il secondo presupposto è che il 3% non viene valicato. Il governo sta facendo uno sforzo basato su tre pilastri. Il primo riguarda le riforme strutturali e in particolare quella del lavoro: le altre sono importanti, questa è cruciale. Il secondo è un risanamento favorevole alla crescita, cioè misure volte ad abbattere i costi per le imprese derivanti dal cuneo fiscale sul lavoro, tramite tagli di spesa. Il terzo è un sostegno agli investimenti soprattutto privati, ma non solo, con la semplificazione delle regole, a incentivi che si autofinanziano e altro".
Con riforma retribuzioni più elevate - Il ministro è intervenuto anche dalle colonne del quotidiano Avvenire al quale ha sostenuto che dopo la riforma contenuta nel Jobs Act "il nuovo mercato del lavoro offrirà più prospettive di occupazione, più prospettive di investimento e di crescita e soprattutto retribuzioni più elevate. E' una soluzione "win-win", come dicono in Inghilterra". Il ministro, infine, definisce il dibattito sull'articolo 18 "paradossale". Se si guardano i numeri, "ci si accorge che i lavoratori 'impattati' dall'articolo 18 sono pochissime migliaia".
Jobs Act: Pd diviso - Intanto, però, è battaglia aperta, a suon di proposte di modifica, sulla legge delega sul lavoro, pronta per la discussione nell'Aula del Senato, con il Pd che resta diviso. Sulla delega sono arrivati 750 emendamenti, circa 40 dei quali dal solo Pd e 450 da Sel. Ma il tam tam, in attesa del confronto della direzione del Pd, è che si possa andare ad un contratto a tutele crescenti che preveda 10 anni prima di arrivare all'applicazione piena dell'art.18.
La riforma del lavoro è cruciale - "La legge di Stabilità - prosegue Padoan - tiene conto del fatto che il quadro macroeconomico è profondamente deteriorato rispetto anche solo a cinque mesi fa. Questo rende più difficile rispettare i vincoli di finanza pubblica. La manovra di bilancio parte da questo presupposto. Il secondo presupposto è che il 3% non viene valicato. Il governo sta facendo uno sforzo basato su tre pilastri. Il primo riguarda le riforme strutturali e in particolare quella del lavoro: le altre sono importanti, questa è cruciale. Il secondo è un risanamento favorevole alla crescita, cioè misure volte ad abbattere i costi per le imprese derivanti dal cuneo fiscale sul lavoro, tramite tagli di spesa. Il terzo è un sostegno agli investimenti soprattutto privati, ma non solo, con la semplificazione delle regole, a incentivi che si autofinanziano e altro".
Con riforma retribuzioni più elevate - Il ministro è intervenuto anche dalle colonne del quotidiano Avvenire al quale ha sostenuto che dopo la riforma contenuta nel Jobs Act "il nuovo mercato del lavoro offrirà più prospettive di occupazione, più prospettive di investimento e di crescita e soprattutto retribuzioni più elevate. E' una soluzione "win-win", come dicono in Inghilterra". Il ministro, infine, definisce il dibattito sull'articolo 18 "paradossale". Se si guardano i numeri, "ci si accorge che i lavoratori 'impattati' dall'articolo 18 sono pochissime migliaia".
Jobs Act: Pd diviso - Intanto, però, è battaglia aperta, a suon di proposte di modifica, sulla legge delega sul lavoro, pronta per la discussione nell'Aula del Senato, con il Pd che resta diviso. Sulla delega sono arrivati 750 emendamenti, circa 40 dei quali dal solo Pd e 450 da Sel. Ma il tam tam, in attesa del confronto della direzione del Pd, è che si possa andare ad un contratto a tutele crescenti che preveda 10 anni prima di arrivare all'applicazione piena dell'art.18.