L'Ocse taglia stime sulla crescita dell'Italia: Pil -0,4%

Economia

Quello italiano è l'unico dato negativo tra Paesi G7. Secondo l'organizzazione solo nel 2015 ci sarà una timida ripresa (0,1%). Tagli anche da Standard and Poor's: crescita zero contro il +0,5% previsto a giugno. Frena Eurozona, promosse ultime mosse Bce

L’Italia registrerà nel 2014 una contrazione del Pil dello 0,4%: è l’unico dato negativo tra i Paesi del G7. È questa la stima dell'Ocse, che ha tagliato drasticamente le stime precedenti (pari a +0,5%). Rivede al ribasso i numeri per l’Italia anche Standard and Poor's. E mentre entrambe esprimono dubbi sulla ripresa dell’Eurozona, la società americana promuove le ultime mosse della Bce. "Domani (martedì 16 settembre, ndr) farò un lungo intervento in Parlamento su queste tematiche", si è limitato a commentare il premier italiano Matteo Renzi.

Crescita Eurolandia “frenata” - Solo nel 2015, secondo l'Ocse, in Italia ci sarà una timida ripresa dello 0,1% (+1,1% la precedente stima). Per Eurolandia l'organizzazione prevede una crescita quest'anno dello 0,8%, in accelerazione all'1,1% nel 2015. Il recupero nell’area dell’euro, si legge nell'Interim Economic Assessment, “rimane deludente, specialmente nei Paesi più grandi: Germania, Francia, Italia". Il Pil dovrebbe aumentare in Germania dell'1,5% sia quest'anno che il prossimo, mentre in Francia il prodotto interno lordo dovrebbe assestarsi allo 0,4% nel 2014 e all'1% nel 2015. Secondo l'Osce, quindi, la crescita nell’Eurolandia rimarrà nel breve termine “frenata”.

Ocse: “Flessibilità all'interno delle regole europee” - Al contrario la ripresa “è solida" negli Stati Uniti, si sta rafforzando in India ed è in linea in Giappone e Cina. “Per rafforzare sostanzialmente la crescita - dice l'organizzazione parigina - alcuni Paesi stanno cogliendo l'opportunità di riforme strutturali e devono ora assicurarne l'effettiva implementazione, mentre altri devono essere più ambiziosi per aumentare la competizione e l'occupazione”. E ancora: “Le condizioni monetarie dovrebbero rimanere di sostegno in tutte le principali economie avanzate, mentre la maggior parte dei Paesi dovrebbero fare ulteriori progressi nel consolidamento di bilancio per assicurare che il debito resti sostenibile”. Sull’Europa: “Vista la debolezza della domanda, la flessibilità all'interno delle regole europee dovrebbe essere utilizzata per sostenere la crescita”.

S&P: dubbi su sostenibilità ripresa Eurozona - Negativa sulla ripresa europea, ma ottimista sulle mosse della Banca centrale, anche Standard and Poor's. “I deludenti risultati del secondo trimestre hanno gettato dubbi sulla sostenibilità della ripresa dell'Eurozona, ma le ultime azioni messe in campo dalla Bce suggeriscono un approccio più proattivo che potrebbe alla fine annunciare un programma completo di 'quantitative easing' e sostenere la crescita nel medio termine”, scrive l'agenzia di rating in un rapporto. E sottolinea: “Le condizioni economiche restano fragili nell'Eurozona, ma stanno emergendo alcuni segnali” positivi.

Anche Italia tra cause difficoltà Eurozona - Alla base delle difficoltà dell’Eurozona, secondo Standard and Poor's, c’è anche l’Italia. “Tre fattori – si legge nel rapporto – sono alla base dei segnali di debolezza: la crescita degli scambi mondiali è stata abbastanza modesta finora quest'anno; la spesa delle aziende ha mostrato piccoli segnali di ripresa; le sofferenze dell'Italia sono diventate più pronunciate". Secondo S&P, Germania e Francia sono "in difficoltà per sostenere la ripresa iniziata lo scorso anno e l'Italia resta bloccata nella recessione".

Anche S&P taglia stime Pil Italia - Anche l’agenzia americana, quindi, ha tagliato le stime per il Pil italiano nel 2014: prevede ora una crescita zero contro il +0,5% previsto a giugno. Le misure annunciate in marzo dal governo Renzi (gli 80 euro e il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione), sostiene S&P, "non hanno avuto effetti" sui consumi nel Paese. L’impatto di questi provvedimenti, mentre la domanda interna "è anemica", sarà solo dello 0,1% contro lo 0,3% inizialmente previsto. I ritardi dell'Italia "nelle riforme intraprese", aggiunge Standard and Poor's, hanno "fatto fallire" l'obiettivo di far risalire "la fiducia delle aziende e degli investitori". I principali mercati delle esportazioni italiane (Germania, Francia e Usa), poi, hanno frenato nel primo trimestre pesando sull'export del nostro Paese.

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