Scatta l'aumento delle accise sui carburanti

Economia

Rincari in arrivo. Secondo le stime della Figisc-Confcommercio, la benzina potrebbe aumentare di mezzo centesimo al litro: circa 25 centesimi per un pieno di un'auto di media cilindrata

Rincari in vista, ma abbastanza "limitati", per i carburanti nei prossimi giorni. Con l'aumento dell'accisa, che scatta da oggi 1 marzo 2014 e fino a fine anno per finanziare alcune norme del decreto Fare varato nel 2013, la benzina, secondo le stime della Figisc-Confcommercio, potrebbe registrare l'aumento di mezzo centesimo al litro, vale a dire 25 centesimi per un pieno di un'auto di media cilindrata. Le organizzazioni petrolifere, tuttavia, sono preoccupate per il continuo ricorso al rubinetto dei carburanti per finanziare le misure più diverse e chiedono al governo Renzi di andare controcorrente rispetto agli esecutivi precedenti.

Prezzi al rialzo fino a 0,50 centesimi al litro - Con lo scatto dell'aumento, l'accisa sulla benzina passa da 728,40 euro per mille litri a 730,80 e quella sul gasolio da 617,40 a 619,80 per mille litri: si tratta dunque di un aumento di 0,24 centesimi che, comprendendo anche l'Iva, arriva a 0,34 circa. Secondo i calcoli della Figisc Confcommercio, che tiene ovviamente in considerazione anche altri parametri come il prezzo dei prodotti finiti sui mercati internazionali e il cambio euro/dollaro, afferma che nei prossimi giorni i distributori potrebbero rivedere i prezzi al rialzo fino a 0,50 centesimi al litro. In sostanza, dagli 1,804 di media di questi giorni si potrebbe arrivare a sfiorare 1,81 euro al litro.

Preoccupate le organizzazioni petrolifere - L'aumento, dunque, non è di per sé particolarmente significativo, tuttavia contribuisce a un carico fiscale ormai insostenibile: stando a uno studio della Cgia di Mestre, infatti, considerando anche il mini-rialzo del 1 marzo la quota che finisce nelle casse dello Stato arriva al 60,5%. La tendenza all'abbandono dell'automobile, a causa del prezzo proibitivo del carburante, e il calo dei consumi, quindi, non potranno che continuare, per questo i petrolieri guardano a Palazzo Chigi chiedono che "questo governo sia più coraggioso dei precedenti sulle accise perché le manovre sono inique e fortemente recessive", sottolinea il presidente dell'Up Alessandro Gilotti. Assopetroli, con il presidente Franco Ferrari Aggradi, chiede invece un piano quinquennale di riduzioni programmate, anche perché, avverte, ad ogni aumento di accisa per 4 centesimi si perdono 35.000 posti di lavoro e si arriva ad una perdita economica dello 0,1% sul Pil.

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