Indesit, accordo azienda-sindacati: no licenziamenti
EconomiaFirmata un'ipotesi di intesa sulla riorganizzazione del gruppo e la redistribuzione delle produzioni fra Italia, Polonia e Turchia. Fiom-Cgil non ha sottoscritto il documento. Sul patto ora referendum tra i lavoratori
Senza la firma della Fiom, ma il via libera di Fim, Uilm e Ugl, dopo sei mesi di trattative si è chiusa la vertenza sul piano di riassetto della produzione in Italia di Indesit Company: un accordo su cui si esprimeranno ora i lavoratori con un referendum nelle fabbriche.
Dai 1.400 esuberi annunciati a giugno si è arrivati ad una intesa finale che prevede una gestione morbida dell'impatto occupazionale del piano: "Scongiura definitivamente ogni ipotesi di licenziamenti, attraverso un adeguato utilizzo degli ammortizzatori sociali" nel quinquennio 2014-2018, spiega l'azienda, che accanto ai contratti di solidarietà metterà in campo anche incentivi all'esodo e l'impegno a non ricorrere all'utilizzo di procedure di mobilità unilaterali sino al 2018.
Erano a rischio 1400 lavoratori - La mobilità, sventata con l'intesa raggiunta martedì 4 dicembre, era stata avviata per 1.400 dipendenti alla rottura del dialogo, lo scorso 19 dicembre, dopo una intera notte di confronto al ministero dello Sviluppo. E' stato poi il sottosegretario Claudio De Vincenti, che ha gestito la lunga trattativa, a lavorare negli ultimi dieci giorni per riportare le parti al tavolo e ricreare le condizioni per una intesa.
Il piano Milani - L'ad e presidente Marco Milani ha più volte alleggerito il piano nel corso della trattativa, con ultimi ritocchi decisivi presentati al tavolo del Ministero. Spariscono così anche gli ultimi 300 esuberi a fine periodo, la soluzione che era sul tavolo al momento in cui la trattativa si è interrotta. Con il piano di riassetto Il gruppo della famiglia Merloni mette in campo "investimenti straordinari in Italia per 83 milioni di euro" e "maggiori produzioni a più alto valore aggiunto", con un "rinnovo quasi totale della gamma di prodotti". Sono 'salvi' tutti i tre poli industriali italiani, Fabriano, Comunanza e Caserta, che "saranno ridisegnati con interventi di riassetto che verranno implementati nel periodo 2014-2016".
Nuove produzioni da Polonia, Spagna e Turchia - Fabriano "sarà il centro esclusivo per la produzione ad alto contenuto d'innovazione di forni da incasso (producendo anche quelli oggi realizzati in Polonia), di forni di piccole dimensioni (oggi realizzati in Spagna) e di prodotti speciali per la cottura"; Comunanza "il centro per l'innovazione e la produzione di lavabiancheria di alta gamma a carica frontale"; Caserta "il centro esclusivo per la produzione di frigoriferi da incasso ad alto contenuto d'innovazione (producendo anche quelli oggi realizzati in Turchia) e dei piani cottura a gas da incasso (oggi prodotti a Fabriano e originariamente destinati in parte alla produzione in Polonia)".
Oltre al consolidamento in Italia delle produzioni a più alto valore aggiunto già esistenti, indica ancora l'azienda, "verranno quindi trasferite nei siti italiani nuove produzioni dalla Polonia, dalla Spagna e dalla Turchia, mentre le produzioni italiane di bassa gamma non più sostenibili (principalmente destinate ai Paesi dell'Est) saranno riallocate in Paesi a miglior costo".
Dai 1.400 esuberi annunciati a giugno si è arrivati ad una intesa finale che prevede una gestione morbida dell'impatto occupazionale del piano: "Scongiura definitivamente ogni ipotesi di licenziamenti, attraverso un adeguato utilizzo degli ammortizzatori sociali" nel quinquennio 2014-2018, spiega l'azienda, che accanto ai contratti di solidarietà metterà in campo anche incentivi all'esodo e l'impegno a non ricorrere all'utilizzo di procedure di mobilità unilaterali sino al 2018.
Erano a rischio 1400 lavoratori - La mobilità, sventata con l'intesa raggiunta martedì 4 dicembre, era stata avviata per 1.400 dipendenti alla rottura del dialogo, lo scorso 19 dicembre, dopo una intera notte di confronto al ministero dello Sviluppo. E' stato poi il sottosegretario Claudio De Vincenti, che ha gestito la lunga trattativa, a lavorare negli ultimi dieci giorni per riportare le parti al tavolo e ricreare le condizioni per una intesa.
Il piano Milani - L'ad e presidente Marco Milani ha più volte alleggerito il piano nel corso della trattativa, con ultimi ritocchi decisivi presentati al tavolo del Ministero. Spariscono così anche gli ultimi 300 esuberi a fine periodo, la soluzione che era sul tavolo al momento in cui la trattativa si è interrotta. Con il piano di riassetto Il gruppo della famiglia Merloni mette in campo "investimenti straordinari in Italia per 83 milioni di euro" e "maggiori produzioni a più alto valore aggiunto", con un "rinnovo quasi totale della gamma di prodotti". Sono 'salvi' tutti i tre poli industriali italiani, Fabriano, Comunanza e Caserta, che "saranno ridisegnati con interventi di riassetto che verranno implementati nel periodo 2014-2016".
Nuove produzioni da Polonia, Spagna e Turchia - Fabriano "sarà il centro esclusivo per la produzione ad alto contenuto d'innovazione di forni da incasso (producendo anche quelli oggi realizzati in Polonia), di forni di piccole dimensioni (oggi realizzati in Spagna) e di prodotti speciali per la cottura"; Comunanza "il centro per l'innovazione e la produzione di lavabiancheria di alta gamma a carica frontale"; Caserta "il centro esclusivo per la produzione di frigoriferi da incasso ad alto contenuto d'innovazione (producendo anche quelli oggi realizzati in Turchia) e dei piani cottura a gas da incasso (oggi prodotti a Fabriano e originariamente destinati in parte alla produzione in Polonia)".
Oltre al consolidamento in Italia delle produzioni a più alto valore aggiunto già esistenti, indica ancora l'azienda, "verranno quindi trasferite nei siti italiani nuove produzioni dalla Polonia, dalla Spagna e dalla Turchia, mentre le produzioni italiane di bassa gamma non più sostenibili (principalmente destinate ai Paesi dell'Est) saranno riallocate in Paesi a miglior costo".