Crisi economica, tensione tra Usa e Germania

Economia
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Secondo Washington, le esportazioni di Berlino hanno frenato la ripresa negli altri paesi dell'area euro. La replica: "Analizzino meglio la loro situazione economica, che ha effetti negativi sull'economia globale"

Botta e risposta fra Berlino e Washington: dopo le tensioni sul Datagate, le polemiche si spostano sul piano economico con gli Stati Uniti che criticano la crescita tedesca trainata dalle esportazioni perché crea problemi a Eurolandia e all'economia mondiale. Immediata la replica di Berlino, che bolla le argomentazioni americane come "incomprensibili".

"Il surplus commerciale riflette la competitività dell'economia tedesca e la domanda internazionale per i prodotti di qualità tedeschi": il surplus delle partite correnti "non è motivo di preoccupazione né in Germania né nell'area euro né per l'economia mondiale" afferma il ministero delle finanze di Berlino Wolfgang Schaeuble. "Il governo americano farebbe meglio ad analizzare in modo critico la propria situazione economica" rincara la dose Michael Meister, alleato vicino alla cancelliera Angela Merkel, criticando l'elevato livello del debito americano che "non solo turba gli Stati Uniti ma ha effetti negativi sull'economia globale. L'economia della Germania e' competitiva, con un record di occupazione. E' incomprensibile che dobbiamo essere condannati per il nostro successo".

La replica tedesca arriva dopo le critiche mosse dagli Stati Uniti che, nel rapporto semestrale sulle valute, sembrano quasi aver messo la Germania alla stregua del più 'tradizionale' bersaglio, ovvero la Cina nel mirino per lo yuan sottovalutato. "La Germania ha mantenuto un ampio surplus delle partite correnti durante tutta la crisi dell'area euro e, nel 2012, il surplus nominale delle partite correnti era maggiore di quello della Cina" afferma il Dipartimento guidato da Jack Lew, che ha invitato l'Europa a rafforzare il mercato del lavoro e ad andare avanti con l'unione bancaria. "La crescita anemica della domanda interna tedesca e la dipendenza dalle esportazioni - si legge nel rapporto del Tesoro - hanno ostacolato un riequilibrio in un momento in cui altri paesi dall'area euro erano sotto forte pressione per rallentare la domanda e contenere le importazioni per promuovere aggiustamenti".

Parole dure che mostrano un cambio di rotta dell'amministrazione Obama che, fin dall'inizio della crisi dell'area euro ha evitato di criticare pubblicamente la Germania considerato il suo ruolo cruciale nel mantenere la moneta unica intatta. Il presidente americano Barack Obama e i suoi maggiori advisor si sono limitati a pungolare la Germania dietro le quinte senza mai 'sfidarla' pubblicamente. Nonostante i segnali di ripresa, gli Stati Uniti restano scettici sul fatto che i problemi di Eurolandia siano stati risolti e temono una nuova crisi. Obama ha fatto della spinta alla crescita e all'occupazione la sua priorità, scavalcando l'austerity che anche se necessaria non deve penalizzare la ripresa.

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