Il direttore Lagarde rende nota l’entità del prestito per tre anni, che fa parte dei 10 miliardi concordati dalla Troika per il risanamento del bilancio dell’isola. A Nicosia, intanto, il nuovo ministro delle Finanze assicura: “Rispetteremo gli impegni”
Ue e Fmi cercano di accelerare sulla partita cipriota e, dopo l'intesa raggiunta con Nicosia su un nuovo programma draconiano di riforme e risanamento, puntano a chiudere entro fine mese. Obiettivo, sbloccare la prima tranche di aiuti a maggio e 'blindare' il salvataggio dell'isola, a cui il Fmi ha annunciato che parteciperà con 1 miliardo sui dieci totali previsti. Perché se da un lato il neo ministro delle Finanze Harris Georgiades - che ha preso il posto dell'ultima 'vittima collaterale' della crisi, l'ex titolare del dicastero Michalis Sarris - ha assicurato che Cipro rispetterà tutti gli impegni, dall'altro il partito comunista dell'ex presidente Dimitri Christofias continua a non escludere un'uscita dall'eurozona. Anche perché, pur riconoscendo che le misure concordate prevedono un "aggiustamento fiscale ben ritmato" e "riforme strutturali onnicomprensive", lo stesso commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn e la direttrice del Fmi Christine Lagarde hanno avvertito che "restano sfide significative".
I dettagli precisi del piano concordato con la Troika (che costituisce la base del Memorandum d'intesa che dovrà essere ratificato anche dai Paesi dell'eurozona) non sono ancora stati resi noti, ma questo agirà su settore bancario, finanze pubbliche e riforme strutturali. Con un aggiustamento fiscale pari a 2 punti di Pil, oltre alle misure pari al 5% già decise. Serviranno poi misure, ha sottolineato il Fmi, pari a un altro 4,5% del Pil per raggiungere un avanzo primario del 4,5% nel 2018. E questa è la sola 'boccata d'aria' che Nicosia si è vista concedere dalla Troika, che consiste di fatto in due anni in più per rimettere in carreggiata deficit e debito. Perché, oltre allo smantellamento della Laiki Bank e alla ristrutturazione della Bank of Cyprus, è stato confermato l'aumento della tassa sulle società dal 10 al 12,5% e il raddoppio dal 15 al 30% dell'aliquota fiscale sugli interessi attivi. Le misure non si fermano qui: arriveranno una legge sulla responsabilità fiscale, un programma di privatizzazioni, ma anche la revisione del sistema sociale e di quello pensionistico. Ma, assicurano Rehn e Lagarde, le riforme garantiranno "equità sociale e sostenibilità".
Intanto, mentre i dipendenti delle banche a Cipro sciopereranno il 4 aprile in difesa dei propri fondi pensione presso le due banche in fallimento dell'isola, il neoministro Georgiades ha subito rassicurato che Nicosia attuerà "pienamente e senza deroghe" quanto verrà siglato nel Memorandum d'intesa. Questo, di cui Berlino ha detto che una bozza definitiva sarà presentata il 9, dovrà ricevere il via libera politico dall'Eurogruppo a Dublino il prossimo venerdì, essere approvato dal parlamento cipriota e ratificato dai Paesi dell'eurozona, passando anche davanti al Bundestag e all'assemblea olandese e finlandese. Servirà poi l'ok del board dell'Esm, il fondo salva-Stati dell'eurozona, e quello del Fmi. Una corsa contro il tempo affinché gli aiuti arrivino entro metà maggio nelle casse di Nicosia.
I dettagli precisi del piano concordato con la Troika (che costituisce la base del Memorandum d'intesa che dovrà essere ratificato anche dai Paesi dell'eurozona) non sono ancora stati resi noti, ma questo agirà su settore bancario, finanze pubbliche e riforme strutturali. Con un aggiustamento fiscale pari a 2 punti di Pil, oltre alle misure pari al 5% già decise. Serviranno poi misure, ha sottolineato il Fmi, pari a un altro 4,5% del Pil per raggiungere un avanzo primario del 4,5% nel 2018. E questa è la sola 'boccata d'aria' che Nicosia si è vista concedere dalla Troika, che consiste di fatto in due anni in più per rimettere in carreggiata deficit e debito. Perché, oltre allo smantellamento della Laiki Bank e alla ristrutturazione della Bank of Cyprus, è stato confermato l'aumento della tassa sulle società dal 10 al 12,5% e il raddoppio dal 15 al 30% dell'aliquota fiscale sugli interessi attivi. Le misure non si fermano qui: arriveranno una legge sulla responsabilità fiscale, un programma di privatizzazioni, ma anche la revisione del sistema sociale e di quello pensionistico. Ma, assicurano Rehn e Lagarde, le riforme garantiranno "equità sociale e sostenibilità".
Intanto, mentre i dipendenti delle banche a Cipro sciopereranno il 4 aprile in difesa dei propri fondi pensione presso le due banche in fallimento dell'isola, il neoministro Georgiades ha subito rassicurato che Nicosia attuerà "pienamente e senza deroghe" quanto verrà siglato nel Memorandum d'intesa. Questo, di cui Berlino ha detto che una bozza definitiva sarà presentata il 9, dovrà ricevere il via libera politico dall'Eurogruppo a Dublino il prossimo venerdì, essere approvato dal parlamento cipriota e ratificato dai Paesi dell'eurozona, passando anche davanti al Bundestag e all'assemblea olandese e finlandese. Servirà poi l'ok del board dell'Esm, il fondo salva-Stati dell'eurozona, e quello del Fmi. Una corsa contro il tempo affinché gli aiuti arrivino entro metà maggio nelle casse di Nicosia.