Istat: "Un disoccupato su due cerca lavoro da almeno 1 anno"

Economia

Secondo l'Annuario dell'Istituto di statistica, il tasso di chi non ha un impiego è stabile, ma cresce il numero delle persone in cerca di prima occupazione. Al Nord più nozze civili che religiose. Diminuiscono gli iscritti all'università e alle superiori

Qualche conferma e diverse novità. La diffusione dell'Annuario statistico dell'Istat rileva brutte notizie sul fronte della occupazione (con dati prevalentemente stabili o negativi) e dell'istruzione e registra anche cambiamenti decisivi sulle abitudini degli italiani.
Le notizie peggiori arrivano sul fronte del lavoro."Un disoccupato su due cerca lavoro da almeno un anno, con un'incidenza della disoccupazione di lunga durata che arriva al 51,3% dal 48% del 2010". E' quanto emerge dall'Annuario statistico dell'Istat.
"Dopo la forte emorragia di manodopera del 2009-2010 - si legge nell'Annuario - i disoccupati con precedenti esperienze di lavoro (ex occupati ed ex inattivi) hanno segnato una modesta flessione (-53 mila unità, pari a -3,4%). E' continuato invece a crescere il numero delle persone in cerca di prima occupazione, con un incremento relativo superiore di quasi tre volte quello del 2010 (58 mila persone in più, pari al 10,7%)".

Resta invariato il tasso di disoccupazione - Il tasso di disoccupazione nel 2011, spiega l'Istat, resta invariato all'8,4% rispetto all'anno precedente: cresce leggermente nel Mezzogiorno, rimane stabile al Centro e diminuisce al Nord.
Tra i giovani, se si guarda al titolo di studio, spiega l'Istat, "si conferma il vantaggio relativo dei laureati, che presentano il tasso di disoccupazione più basso (5,4%, in calo di tre decimi di punto rispetto al 2010). Tuttavia, tra i giovani fino a 29 anni il tasso di disoccupazione dei laureati è più elevato rispetto a quello dei diplomati, a motivo sia del più recente ingresso nel mercato del lavoro di coloro che hanno prolungato gli studi, sia delle crescenti difficoltà occupazionali dei più giovani, anche se in possesso di titolo elevato".

Stabile il tasso di inattività - Resta stabile al 62,2% il tasso di inattività. Tra gli inattivi, "si è ridotta l'area di chi non è interessato a lavorare mentre è cresciuta la cosiddetta 'zona grigia'", di cui fanno parte coloro che hanno mostrato un più elevato attaccamento al mercato del lavoro o che pur non cercando un'occupazione sarebbero disponibili a lavorare. "Nel complesso della 'zona grigia' - si legge nell'Annuario - lo scoraggiamento e l'attesa degli esiti di passate azioni di ricerca sono le principali motivazioni della mancata ricerca di un'occupazione, segnalare da circa 1 milione e 800 mila inattivi".

Al Nord più nozze civili che religiose - Ma i dati Istat fotografano anche altri cambiamenti. Tra questi, lo storico "sorpasso" del matrimonio civile su quello religioso nel Nord Italia: se complessivamente le nozze in chiesa restano la scelta più diffusa (60,2%), nelle regioni del Nord il matrimonio civile prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello religioso. Sono dunque sempre di più le coppie che decidono di sposarsi davanti all'ufficiale di stato civile, da 79 mila nel 2010 a circa 83 mila nel 2011. Ma soprattutto nelle regioni meridionali continua a prevalere un modello di tipo tradizionale, al Sud la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso e' del 76,3%, contro il 48,8% del Nord e il 50,1% del Centro.

Meno iscritti all’università e alle superiori
- Ci si iscrive meno, non solo all'università ma pure alle superiori. E' quanto emerge dall'annuario statistico italiano 2012.  Per il terzo anno consecutivo, a scendere sono soprattutto gli iscritti alle secondarie di secondo grado (-24.145 unità). Se il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al 100% per elementari e medie, subisce un'ulteriore flessione, dal 92,3% del 2009-2010 al 90%, quello riferito alle superiori.
Anche l'università sembra aver perso appeal. Le matricole nell'anno accademico 2010-2011 sono circa 288.000, circa 6.400 in meno rispetto all'anno precedente (-2,2%). Si conferma, quindi, il trend negativo delle immatricolazioni iniziato nel 2004-2005, che ha riportato il numero di nuove iscrizioni a un livello inferiore a quello rilevato alla fine degli anni Novanta.

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