Allarme lavoro per le ragazze del Sud, occupate solo il 16%

Economia

Nel Mezzogiorno le probabilità occupazionali per le donne sono quasi azzerate. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto Istat. Tra i 15 e i 29 anni meno di due su dieci hanno un impiego

Per le ragazze del Mezzogiorno lavorare è l'eccezione: secondo i dati dell'Istat, infatti, nel secondo trimestre del 2012 il tasso d'occupazione tra le under 30 è appena al 16,9%. Tra le giovani tra i 15 e i 29 anni meno di due su dieci ha un posto. Un livello così basso non si registrava dall'inizio delle serie storiche trimestrali, ovvero dal secondo trimestre 2004. Insomma un nuovo record negativo che rimarca la scarsità di lavoro.

Resta ampio il divario tra Nord e Sud - Prendendo in considerazione la fascia d'età 18-29, la situazione non migliora di molto. Per le donne del Mezzogiorno il tasso di occupazione sale solo al 20%. Resta dunque evidente il divario con il Nord, dove la quota di giovani occupate tra i 18 e i 29 anni è al 45,7%, e con la media nazionale per la componente femminile (pari al 34%). Il gap sale ancora nel confronto con i ragazzi, basti pensare che nell'Italia settentrionale risulta occupato il 56%.
In Italia quindi le più penalizzate sono sicuramente le giovani donne del Sud, ma la crisi ha fatto diventare la ricerca di un posto di lavoro una missione impossibile per tutta la nuova generazione.

A lavoro meno di un giovane su tre - Il tasso di occupazione registrato complessivamente per gli under 30 parla chiaro, per i 15-29enni è al 32,9%, con meno di un ragazzo su tre a lavoro. Mentre tra i 18-29enni meno di uno su due ha un posto, infatti per loro il tasso è intorno al 40%, come il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, ha sottolineato a fine settembre, nel corso di un'audizione parlamentare sulla nota di variazione del Documento di economia e finanza. Inoltre, spesso i giovani che hanno avuto la fortuna di trovare un impiego si devono accontentare di un posto a termine, infatti, è proprio tra le ultime generazioni che si concentrano i livelli più elevati di lavoro precario.

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