App, il mercato delle diseguaglianze

Economia
L'App Store di Facebook - Getty Images
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Pochi sviluppatori raccolgono la maggior parte dei profitti. I giochi dominano sul resto dei generi. E due piattaforme lasciano agli altri le briciole. Analisi di un universo molto poco equo

di Gabriele De Palma

Tanti soldi sì, ma per pochi. Non si parla dell'economia americana nel suo complesso e a dirlo non sono gli attivisti di OccupyWallStreet. L'argomento è il magico mondo delle applicazioni per smartphone e tablet, uno dei mercati più vivaci del momento. E la tesi proviene da un addetto ai lavori, l'amministratore delegato di GetJAr, software house che sviluppa proprio app, secondo il quale infatti il 50 per cento dei download degli utenti avviene su una ristrettissima varietà di applicazioni, solo l'uno per mille, ovvero lo 0,1 per cento. Insomma se Chris Dury, questo il nome del boss dell'azienda, ha ragione un numero esiguo di fortunati si becca la fetta grande di una torta che a fine 2012 potrebbe superare i 24 miliardi di dollari di valore. Roba da far gridare alla riscossa del 99% contro l'1%.

La App poverty line. Ma Dury non è l'unico a lanciare l'allarme. A fronte di successi planetari e finanziari come quelli di Angry Birds (Rovio ha fatturato 106 milioni di dollari nel 2011) e Fruit Ninja (400mila dollari al mese di pubblicità) ci sono molte, anzi moltissime applicazioni che non incassano granché. Un report sull'economia degli sviluppatori realizzato da VisionMobile e aggiornato al secondo trimestre 2012, stabilisce addirittura una soglia di povertà – la app poverty line - fissandola a meno di 500 dollari al mese: sotto questa asticella si colloca il 35 per cento degli sviluppatori. Se si alza la quota a 1000 dollari la percentuale aumenta fino a raggiungere il 50 per cento. Insomma, stando a queste cifre, la metà degli sviluppatori non riesce a campare con la programmazione di App.

Giochi, classifiche e motori di ricerca. Ma i risvolti della diseguaglianza nel mondo delle applicazioni non si fermano qui e investono anche i generi. Come è noto, infatti, non c'è equilibrio tra le varie tipologie di programmi preferite dagli utenti, con i giochi che surclassano tutte le altre categorie tanto che qualcuno propone dei rimedi per rendere più equo il panorama. Per esempio eliminando le classifiche in cui vengono ordinate le App. Queste indurrebbero a non provare mai il nuovo preferendo i software che sono stati scaricati di più dagli altri utenti, in un processo di omologazione che mal si sposa con la ricchezza dei cataloghi. Per ovviare all'egida della classifiche e dei motori di ricerca interni alle vetrine allestite da Apple e Google, si stanno facendo strada nuovi strumenti specializzati, come AppCurl e Chomp, acquisito recentemente proprio dalla Mela, che utilizzano parametri diversi per valutare la rilevanza dei risultati.

Piattaforme in consolidamento. Poca diversificazione poi, affligge anche, il panorama degli store. Negli ultimi dodici mesi si è assistito a un consolidamento delle piattaforme di programmazione. Android e iOs (Apple) la stanno facendo da padroni e gli sforzi dei programmatori si incentrano oggi prevalentemente su questi due sistemi operativi. Su AppStore sono presenti 700mila applicazioni, 675mila su Google Play e insieme dai due negozi sono state scaricate a oggi 50 miliardi di App. Perdono terreno non solo Blackberry, giunto ai minimi storici – anche se la piattaforma di RIM è quella che assicura maggiori profitti proprio agli sviluppatori – ma anche Symbian, Java Me e Mobile Me che fino all'anno scorso ancora vantavano quote di mercato migliori. Nella lotta alla sopravvivenza che contraddistingue i mercati emergenti come quello delle App c'è però un outsider, Microsoft. Sebbene la diffusione di smartphone Windows rappresenti ancora una quota di mercato limitata, il 57 per cento degli sviluppatori ha dichiarato a che lavorerà per pubblicare App sul nuovo sistema operativo Windows 8, mentre le stime di IDC sono più  conservative e rivedono la previsione al 21 per cento (comunque molto superiore alla attuale quota di mercato sia dei dispositivi che dei software). E sarà interessante vedere a che ritmo crescerà anche il nuovo AppCenter di Facebook che rimanderà gli utenti ai due store sulla cresta dell'onda e potrebbe modificare gli equilibri del duopolio o favorire i nuovi entranti.

BRICS, auto e tv. Dove forse si potrebbe vedere un po' di diversificazione è sul fronte dei mercati. Europa e Nord America, stando agli analisti, sembrano arrivati all'apice dello sviluppo della App economy e la crescita del mercato si sta spostando inesorabilmente altrove. In Cina e India ad esempio, ma anche in Sud America e in Africa. Dei sei miliardi di dispositivi mobili in circolazione  solo un miliardo è sulle sponde dell'Atlantico settentrionale. Visto che in occidente il mercato, nato prima, è più vicino alla saturazione rispetto ai Brics in forte crescita, sarà in Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa che ci sarà più crescita nei prossimi anni. Lì verrà sviluppata la maggior parte delle applicazioni nel prossimo futuro, e molte saranno basate sulla geolocalizzazione, togliendo dai giochi la concorrenza delle software house occidentali. Europei e statunitensi si possono consolare con un'altra previsione, e cioè la differenziazione dei dispositivi per cui sviluppare le App, non più solo smartphone e tablet ma presto anche console per videogiocare, televisori e automobili

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