Da Amazon a Google: arrivano i tablet low-cost
EconomiaIl nuovo Kindle Fire spinge ancora una volta verso il basso i prezzi del settore. E non è il solo: da Asus ad Acer, passando per Samsung e Rim, ecco le alternative a basso costo all'iPad. In attesa di capire quanto costerà l’atteso Surface di Microsoft
di Gabriele De Palma
La nuova serie di Kindle Fire presentata di recente da Jeff Bezos rappresenta un punto di svolta per l’intero settore dei tablet. Non tanto per la tecnologia racchiusa nella tavoletta – peraltro ottima a leggere i pareri degli addetti ai lavori – quanto per i prezzi. Se la risoluzione dello schermo, la velocità di connessione e la potenza dei microprocessori saranno sicuramente migliorate anche dai concorrenti, diversamente andranno le cose per quel che riguarda i costi. I 159 euro per la versione più piccola del nuovo Kindle Fire – così come i 199 per il modello HD nella dotazione meno prestante e i 499 di quella full optional (4G e schermo da 8,9 pollici di diagonale, non disponibile ancora in Italia) – rappresentano un punto a cui gli altri produttori probabilmente tenderanno nei prossimi mesi, senza riuscire a migliorarlo sensibilmente.
Sotto quota 200 - La nuova fascia di prezzo dei 159 dollari sfonda la fatidica 'quota 200', proposta sempre da Amazon un anno fa con la prima versione del Kindle Fire e fino ad ora considerata il prezzo giusto delle soluzioni low cost.
Un prezzo stracciato (che ha fatto storcere il naso a qualche commentatore preoccupato che al crollo dei prezzi corrisponda un crollo della qualità) che lo stesso Bezos ha giustificato spiegando che Amazon non punta a guadagnare sull'hardware ma sui contenuti presenti sul negozio online. E se finora Apple ha deciso di non scendere sotto i 500 dollari, ecco cosa offre il mercato per chi non vuole spendere molto per un tablet.
Android – Sono due le caratteristiche che accomunano la maggioranza dei tablet low cost: il sistema operativo Android e le dimensioni ridotte (7 pollici anziché i 10 di un iPad). A queste si aggiunge una nuova piattaforma hardware realizzata da Nvidia con processori assai performanti (da 2 e 4 core) che permetterà a molti produttori di lanciare prodotti a cifre inferiori alle attuali.
Il sistema operativo Android è giunto alla versione 4.1, nome in codice Jelly Bean, ed è installato non solo sul Kindle Fire HD (199 dollari), ma anche su Nexus 7, la tavoletta firmata Google e Asus da poco disponibile anche in Italia a 249 euro, e sul nuovo Iconia Tab A110 prodotto da Acer e in commercio da fine settembre.
Per chi si accontenta della versione precedente del sistema operativo (la 4.0 anche detta IceCream Sandwich) c'è già disponibile il MediaPad 7 di Huawei (249 euro) e il Galaxy Tab di Samsung, i cui prezzi sono scesi sotto i 300 euro.
Non mancano soluzioni, anche italiane, che propongono tavolette dalle performance inferiori ma a prezzi concorrenziali oppure pensate per utilizzi specifici.
E’ il caso dell'AlessiTab2, offerto dai noti designer di interni nostrani, che pur montando una versione datata di Android (la 2.3, Gingerbread), integra anche un sintonizzatore per la tv digitale terrestre. Ci sono poi i modelli entry-level di Intreeo, offerti a prezzi davvero competitivi (dai 79,90 euro in su). Questi dispositivi usano però i processori Arm Cortex 8 meno potenti dei più diffusi Nvidia di ultima generazione.
Microsoft e Rim – C'è poi chi ha deciso di non prendere la strada più battuta di Android e puntare su soluzioni alternative. Due sono i protagonisti (Apple esclusa) di questa diaspora: Rim e Microsoft che, con Blackberry Playbook e l'imminente Surface, offrono software e AppStore proprietari.
Se il nuovo Playbook 2 costa 199 euro – ma il precedente modello non ha scalfito gli equilibri di mercato a causa anche di un ecosistema meno ricco – sul prezzo di Surface non ci sono ancora certezze. È certa la commercializzazione, il prossimo 26 ottobre, di una versione dalle performance ridotte (con sistema operativo Windows RT anziché Windows 8), ma non si sa ancora esattamente quanti euro bisognerà spendere per accaparrarsi né lui né i suoi fratelli maggiori. E trattandosi di cifre auspicabilmente basse (anche se al momento della presentazione qualcuno pensava anche a un pricing intorno ai mille dollari), anche una variazione di poche decine di euro potrebbe significare successo o fallimento.
L'incertezza è tale che pure i bookmaker inglesi hanno dato le quote su cui si può scommettere: sotto i 300 euro si viene pagati 2,25 volte la posta, sopra i 300 tre volte, sopra i 400 addirittura 4. La webzine Engadget, su suggerimento di una anonima fonte interna all'azienda, scommette che il listino sarà fissato a 199 dollari, e cioè sottocosto pur di guadagnare quote di mercato importanti. In fondo per sopravvivere e prepararsi un futuro migliore in un mercato trainante come quello dei tablet, sparigliare le carte e i prezzi può essere l'unica soluzione plausibile.
Ad insegnarlo è stato proprio Jeff Bezos con i Kindle Fire. E la stessa Microsoft è già ricorsa alla stessa tattica (perdere sull'hardware e guadagnare sui contenuti) in occasione del lancio della console per videogiocare Xbox, che in poco tempo è riuscita a scalzare PlayStation dalla leadership del mercato.
La nuova serie di Kindle Fire presentata di recente da Jeff Bezos rappresenta un punto di svolta per l’intero settore dei tablet. Non tanto per la tecnologia racchiusa nella tavoletta – peraltro ottima a leggere i pareri degli addetti ai lavori – quanto per i prezzi. Se la risoluzione dello schermo, la velocità di connessione e la potenza dei microprocessori saranno sicuramente migliorate anche dai concorrenti, diversamente andranno le cose per quel che riguarda i costi. I 159 euro per la versione più piccola del nuovo Kindle Fire – così come i 199 per il modello HD nella dotazione meno prestante e i 499 di quella full optional (4G e schermo da 8,9 pollici di diagonale, non disponibile ancora in Italia) – rappresentano un punto a cui gli altri produttori probabilmente tenderanno nei prossimi mesi, senza riuscire a migliorarlo sensibilmente.
Sotto quota 200 - La nuova fascia di prezzo dei 159 dollari sfonda la fatidica 'quota 200', proposta sempre da Amazon un anno fa con la prima versione del Kindle Fire e fino ad ora considerata il prezzo giusto delle soluzioni low cost.
Un prezzo stracciato (che ha fatto storcere il naso a qualche commentatore preoccupato che al crollo dei prezzi corrisponda un crollo della qualità) che lo stesso Bezos ha giustificato spiegando che Amazon non punta a guadagnare sull'hardware ma sui contenuti presenti sul negozio online. E se finora Apple ha deciso di non scendere sotto i 500 dollari, ecco cosa offre il mercato per chi non vuole spendere molto per un tablet.
Android – Sono due le caratteristiche che accomunano la maggioranza dei tablet low cost: il sistema operativo Android e le dimensioni ridotte (7 pollici anziché i 10 di un iPad). A queste si aggiunge una nuova piattaforma hardware realizzata da Nvidia con processori assai performanti (da 2 e 4 core) che permetterà a molti produttori di lanciare prodotti a cifre inferiori alle attuali.
Il sistema operativo Android è giunto alla versione 4.1, nome in codice Jelly Bean, ed è installato non solo sul Kindle Fire HD (199 dollari), ma anche su Nexus 7, la tavoletta firmata Google e Asus da poco disponibile anche in Italia a 249 euro, e sul nuovo Iconia Tab A110 prodotto da Acer e in commercio da fine settembre.
Per chi si accontenta della versione precedente del sistema operativo (la 4.0 anche detta IceCream Sandwich) c'è già disponibile il MediaPad 7 di Huawei (249 euro) e il Galaxy Tab di Samsung, i cui prezzi sono scesi sotto i 300 euro.
Non mancano soluzioni, anche italiane, che propongono tavolette dalle performance inferiori ma a prezzi concorrenziali oppure pensate per utilizzi specifici.
E’ il caso dell'AlessiTab2, offerto dai noti designer di interni nostrani, che pur montando una versione datata di Android (la 2.3, Gingerbread), integra anche un sintonizzatore per la tv digitale terrestre. Ci sono poi i modelli entry-level di Intreeo, offerti a prezzi davvero competitivi (dai 79,90 euro in su). Questi dispositivi usano però i processori Arm Cortex 8 meno potenti dei più diffusi Nvidia di ultima generazione.
Microsoft e Rim – C'è poi chi ha deciso di non prendere la strada più battuta di Android e puntare su soluzioni alternative. Due sono i protagonisti (Apple esclusa) di questa diaspora: Rim e Microsoft che, con Blackberry Playbook e l'imminente Surface, offrono software e AppStore proprietari.
Se il nuovo Playbook 2 costa 199 euro – ma il precedente modello non ha scalfito gli equilibri di mercato a causa anche di un ecosistema meno ricco – sul prezzo di Surface non ci sono ancora certezze. È certa la commercializzazione, il prossimo 26 ottobre, di una versione dalle performance ridotte (con sistema operativo Windows RT anziché Windows 8), ma non si sa ancora esattamente quanti euro bisognerà spendere per accaparrarsi né lui né i suoi fratelli maggiori. E trattandosi di cifre auspicabilmente basse (anche se al momento della presentazione qualcuno pensava anche a un pricing intorno ai mille dollari), anche una variazione di poche decine di euro potrebbe significare successo o fallimento.
L'incertezza è tale che pure i bookmaker inglesi hanno dato le quote su cui si può scommettere: sotto i 300 euro si viene pagati 2,25 volte la posta, sopra i 300 tre volte, sopra i 400 addirittura 4. La webzine Engadget, su suggerimento di una anonima fonte interna all'azienda, scommette che il listino sarà fissato a 199 dollari, e cioè sottocosto pur di guadagnare quote di mercato importanti. In fondo per sopravvivere e prepararsi un futuro migliore in un mercato trainante come quello dei tablet, sparigliare le carte e i prezzi può essere l'unica soluzione plausibile.
Ad insegnarlo è stato proprio Jeff Bezos con i Kindle Fire. E la stessa Microsoft è già ricorsa alla stessa tattica (perdere sull'hardware e guadagnare sui contenuti) in occasione del lancio della console per videogiocare Xbox, che in poco tempo è riuscita a scalzare PlayStation dalla leadership del mercato.