Crisi, Merkel frena i falchi: pesare le parole sulla Grecia

Economia

Il ministro dell'Economia di Berlino, Roesler: "Atene in Euro solo se mantiene gli impegni". Ma la cancelliera si infuria: nell'Ue responsabilità reciproche. Intanto il presidente della Bundesbank attacca la Bce sul tetto agli spread: "Idea scabrosa"

Angela Merkel dice basta alle speculazioni dei "falchi" tedeschi su Atene. La cancelliera ha lodato gli sforzi del premier greco Antonis Samaras in modo esplicito e ha invitato gli esponenti dei partiti della sua coalizione, che in questi giorni rinfocolano le polemiche a fini elettorali interni, a "pesare" bene le parole. Perché quando si parla della Grecia, ha detto,"c'è molto in gioco".

E domenica 26 ha fatto notizia l'apertura dell'Austria alle richieste greche: a Vienna, il cancelliere Werner Faymann si è detto infatti favorevole a concedere una proroga "anche di due o di tre anni" al governo greco rispetto al limite fissato al 2014 per il risanamento dei conti. A patto che rispetti gli impegni concordati. Una proposta che si è scontrata contro il muro eretto, nelle ore successive, dal vice cancelliere tedesco Philipp Roesler, ministro dell'Economia liberale, secondo il quale non sarebbe fattibile una proroga degli impegni assunti da Atene "né di sei mesi né di due anni".

Le parole di Angela Merkel, nel corso dell'intervista estiva alla tv di Stato Ard, sono apparse così come una replica a muso duro ai cosiddetti "falchi", che oggi sono tornati ad alimentare quella "cacofonia" di fondo denunciata dal premier greco venerdì 24 a Berlino. Neanche il tempo di salutare Samaras, che il segretario generale della Csu, partito bavarese gemello dei cristiano democratici di Frau Merkel, è tornato ad attaccare: "Nel 2013 vedo la Grecia fuori dall'euro", ha detto. Una di quelle dichiarazioni ad uso interno, nel clima già 'maturo' di una dura campagna elettorale per le federali dell'anno prossimo, in cui i conservatori spingono per recuperare terreno nell'Unione guidata dalla moderazione di frau Merkel. Sono le parole che contribuiscono al "mobbing" contro Atene in chiave elettorale, da cui ha messo in guardia ieri anche il ministro degli Esteri Guido Westerwelle.

A Berlino è chiaro in questi giorni come i vertici del Paese stiano cercando di distendere il clima manifestando - ogni giorno di più - maggiore comprensione per le difficoltà dei greci. Nonostante la linea della fermezza concordata anche con il presidente francese Francois Hollande.

"L'Europa è in una fase decisiva. E la mia preghiera è di ponderare molto attentamente le parole", ha detto dunque Frau Merkel. E' vero, ha ripetuto, che c'è ancora "molto da fare" ad Atene, ma la cancelliera ha anche espresso una chiara approvazione nei confronti di Samaras: "La mia impressione è che si stia sforzando molto seriamente". Non cambia, ovviamente, la posizione del governo ribadita anche con Hollande giovedì scorso: bisognerà attendere la Troika, ai primi di ottobre, prima di poter prendere qualsiasi decisione.

La cancelliera è intervenuta poi anche sull'altro fronte incandescente di queste giornate di fine estate, commentando le dichiarazioni del presidente della Bundesbank Jens Weidmann che, in un'intervista allo Spiegel, è  tornato ad attaccare la gestione della Bce targata Mario Draghi. Merkel ha ribadito "fiducia nel fatto che le decisioni di Francoforte saranno prese nel rispetto del mandato della banca centrale, come ha detto Mario Draghi". E a chi ha sottolineato la nostalgia di molti osservatori per la linea di Weidmann, suo ex collaboratore, ha risposto diplomaticamente: "Trovo giusto che indichi la strada a noi politici".

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