Palazzo Chigi avrebbe lavorato a un piano per far approvare in contemporanea a Parlamento e Bundestag il Fiscal Compact e il Fondo Salva Stati. Una mossa per scalzare Parigi dal rapporto privilegiato con la Merkel e fare accettare ai tedeschi gli Eurobond
Un piano segreto tra Roma e Berlino per un patto su rigore e crescita. E' quanto svela Repubblica nel numero in edicola lunedì 30 aprile. In un articolo firmato da Francesco Bei il quotidiano romano ricostruisce le trattative tra i due governi portati avanti soprattutto dal ministro per gli Affari europei Enzo Moavero e dal sottosegretario Vittorio Grilli. L'obiettivo è quello di far approvare in contemporanea e con la stessa maggioranza allargata, dal Parlamento italiano e dal Bundestag, il Fiscal Compact e il Fondo Salva Stati.
"Per mostrare ai mercati l'immagine di un'Italia definitivamente avviata alla disciplina di bilancio, con biglietto di sola andata - spiega Repubblica - Per insinuarsi nella crisi dei rapporti tra Francia e Germania, favorita dall'ascesa di Hollande all'Eliseo, e sostituire Parigi nel rapporto privilegiato con Berlino. Ma anche per lasciarsi finalmente alle spalle "il rigore cieco" e puntare davvero a un nuovo patto per la crescita, un "Growth Compact" dopo il famigerato Fiscal Compact."
Secondo il piano elaborato dai due governi una delegazione di deputati tedeschi seguirà i lavori del parlamento italiano e allo stesso tempo alcuni deputati e senatori italiani voleranno a Berlino per fare lo stesso al Bundestag. I ministri italiani inoltre saranno sentiti in audizione a Berlino e Wolfgang Schäuble, il potente ministro delle finanze tedesco, sarà a Roma per parlare davanti alla commissione del Parlamento italiano. La speranza è di arrivare all'approvazione di tutto quanto entro l'estate, in modo da "arrivare al Consiglio europeo di fine giugno con i "compiti a casa" svolti per bene."
Secondo la ricostruzione di Bei il governo Monti si è inserito nel dibattito attualmente in corso in Germania. Il Fiscal Compact, infatti, a Berlino viene considerata legge costituzionale e alla Merkel servono quindi i voti della Spd per poterlo approvare. ma i socialisti hanno legato la propria disponibilità a una politica per la crescita. Proprio quello che vuole anche Roma. "Se in Europa - osserva ancora Moavero - si vogliono fare grandi cambiamenti, come quelli che necessariamente vanno fatti perché non crolli tutto, occorre che la questione sia presa in mano dalle grandi famiglie europee. Insieme: popolari e socialisti". Se riuscisse ad andare in porto si tratterebbe, secondo Repubblica, della "più spettacolare operazione di marketing politico europeo dai tempi dei Trattati di Roma".
"Per mostrare ai mercati l'immagine di un'Italia definitivamente avviata alla disciplina di bilancio, con biglietto di sola andata - spiega Repubblica - Per insinuarsi nella crisi dei rapporti tra Francia e Germania, favorita dall'ascesa di Hollande all'Eliseo, e sostituire Parigi nel rapporto privilegiato con Berlino. Ma anche per lasciarsi finalmente alle spalle "il rigore cieco" e puntare davvero a un nuovo patto per la crescita, un "Growth Compact" dopo il famigerato Fiscal Compact."
Secondo il piano elaborato dai due governi una delegazione di deputati tedeschi seguirà i lavori del parlamento italiano e allo stesso tempo alcuni deputati e senatori italiani voleranno a Berlino per fare lo stesso al Bundestag. I ministri italiani inoltre saranno sentiti in audizione a Berlino e Wolfgang Schäuble, il potente ministro delle finanze tedesco, sarà a Roma per parlare davanti alla commissione del Parlamento italiano. La speranza è di arrivare all'approvazione di tutto quanto entro l'estate, in modo da "arrivare al Consiglio europeo di fine giugno con i "compiti a casa" svolti per bene."
Secondo la ricostruzione di Bei il governo Monti si è inserito nel dibattito attualmente in corso in Germania. Il Fiscal Compact, infatti, a Berlino viene considerata legge costituzionale e alla Merkel servono quindi i voti della Spd per poterlo approvare. ma i socialisti hanno legato la propria disponibilità a una politica per la crescita. Proprio quello che vuole anche Roma. "Se in Europa - osserva ancora Moavero - si vogliono fare grandi cambiamenti, come quelli che necessariamente vanno fatti perché non crolli tutto, occorre che la questione sia presa in mano dalle grandi famiglie europee. Insieme: popolari e socialisti". Se riuscisse ad andare in porto si tratterebbe, secondo Repubblica, della "più spettacolare operazione di marketing politico europeo dai tempi dei Trattati di Roma".