Sarkozy e il web, tra "censura" e finanziamenti di stato

Economia

Viadeo, Skyrock e DailyMotion sono siti web creati in Francia e in forte crescita grazie al ruolo del governo transalpino che finanzia le start up. Una strategia in controtendenza rispetto alle proposte di provvedimenti restrittivi come l'Hadopi

di Gabriele De Palma

Non solo Hadopi. Quando si parla di internet e innovazione il governo del presidente Nicolas Sarkozy è da sempre accostato alla legge sul copyright nota anche come 'tre colpi e sei fuori'. Ma il governo d’Oltralpe in questi anni ha allestito anche un fondo strategico di investimenti (FSI) per sostenere le imprese nazionali, e tra queste anche alcune aziende high-tech hanno beneficiato dei finanziamenti. Ultima della lista Viadeo, il social network professionale che ha da poco aumentato il proprio capitale sociale di 24 milioni di euro, 10 dei quali elargiti dal FSI. Prima di Viadeo era toccato a una piattaforma di blogging, Skyrock, e a un sito di condivisione video, Dailymotion. Certo LinkedIn, Facebook e YouTube – i rispettivi leader dei settori di Viadeo, SkyRock e DailyMotion – non vedono a rischio il proprio primato globale, ma è anche grazie al FSI che la Francia può vantare ottimi numeri nel comparto high-tech.

FSI high-tech - Il Fonds Stratégique d'Investissement è nato nell'autunno 2008, un anno prima della Hadopi e sei mesi dopo l'insediamento di Sarkozy all'Eliseo. È in mano per il 51per cento alla Cassa Depositi e Prestiti e per il restante 49 per cento allo Stato. Nato per sostenere principalmente la imprese medio piccole (che in Francia sono più di 130mila) ha poi elargito i propri fondi anche a colossi industriali come France Telecom, Vivendi, STMicroelecrtonics e si è distinto anche per finanziamenti più coraggiosi che guardano al futuro. E se oggi Viadeo – 45 milioni di utenti – può guardare con ottimismo alla programmata espansione in mercati che crescono rapidamente come la Cina e l'Africa, deve ringraziare un po' anche il governo di centrodestra. E così deve fare anche Bull, azienda francese di infrastrutture di tlc, che l'estate scorsa è stata partecipata al 5 per cento proprio dal FSI.

Schizofrenia d'oltralpe - La politica del governo Sarkozy in tema di innovazione e internet è stata ambigua, quasi schizofrenica. Con una mano (FSI) dà, con l'altra (Hadopi ma non solo) toglie.
Dalla parte degli incentivi e del sostegno governativo all'economia digitale, oltre all'attività del FSI, invece, c'è da ricordare il finanziamento statale delle testate online, che permette alle nuove realtà solo web come Rue89 e Mediapart di sopravvivere e arricchire il panorama dell'informazione.
Tra le leggi, proposte o attuali, che hanno destato la preoccupazione dei difensori delle libertà civili, dei consumatori francesi e dei fornitori di servizi vanno annoverate oltre alla tanto criticata Hadopi, la Google Tax sull'advertising online, la tassa sugli internet service provider (ISP), la criminalizzazione del solo accesso a siti vicini all'estremismo.

Pubblicità, ISP ed estremisti - Per quanto riguarda la Google tax, nel 2010 il Presidente francese ha appoggiato una proposta di legge per tassare la pubblicità online, nota anche come G. L'idea era di mettere le mani sull'1 per cento dei ricavi della pubblicità su internet. La proposta è stata ritirata nell'estate del 2011 ed è ritornata d'attualità proprio nell'ultimo mese della campagna elettorale presidenziale.

In agenda al parlamento anche la proposta di una tassa per gli internet service provider (ISP) i cui proventi andrebbero a sostenere l'industria dell'intrattenimento nazionale. Sempre a tutela dell'industria culturale francese la tassazione, nella fattispecie la tv di stato, era stato il destinatario di una tassa sull'accesso a internet pensata dal Presidente nel primo anno della legislatura.
Infine all'indomani delle stragi di Tolosa, Sarkozy ha minacciato di voler perseguire penalmente chi visiti un sito web estremista che inciti alla violenza. Una dichiarazione rilasciata a caldo che però ha fatto sobbalzare i difensori delle libertà digitali (e non) come la statunitense Electronic Frontier Foundation.

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