Si ferma la raffineria di Gela, 500 lavoratori a rischio

Economia
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L’Eni ha annunciato la sospensione parziale dell’impianto siciliano per 12 mesi a causa della riduzione dei margini di guadagno. Effetti negativi anche sui 3mila dipendenti dell'indotto

C’è preoccupazione tra i lavoratori del settore petrolchimico di Gela. Circa 500 persone rischiano il posto di lavoro a causa della sospensione delle attività nella raffineria dell’Eni. Il “cane a sei zampe” ha comunicato ai sindacati nazionali e territoriali, in due incontri contemporanei, che a causa della riduzione dei margini di profitto, parte delle attività della raffineria saranno sospese per un anno. 

La direzione Refining & Marketing di Eni lamenta un'eccedenza di "raffinato" per 100 milioni di tonnellate, rimasto invenduto a causa della crisi economica. Per questo motivo, il colosso italiano ha deciso di fermare i cicli di produzione a minore redditività, destinati alla raffinazione di greggio proveniente dall’estero. Rimarranno attivi, invece, gli altri comparti della raffineria.

L’impianto di Gela è uno dei più grandi d’Europa, con una capacità di raffinazione di circa 100 mila barili al giorno e impiega oltre 1200 lavoratori. Per i 500 dipendenti interessati dalla sospensione si prevede la cassa integrazione a zero ore.

La sospensione dovrebbe durare fino all’aprile del 2013 e ha un precedente andato a buon fine: durante l’incontro con i rappresentanti sindacali, l’Eni ha annunciato la riapertura, prevista per il due maggio, della raffineria di Porto Marghera (Venezia), chiusa sei mesi fa per cause simili a quelle di Gela.
Oltre agli impiegati diretti, sono in agitazione anche i circa 3mila lavoratori dell’indotto: metalmeccanici, edili e dipendenti del settore dei servizi collegati alla raffineria. Anche per loro si prospetta il ricorso alla cassa integrazione.

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