Smartphone, se la pubblicità cambia a seconda del meteo

Economia
Un esperimento di pubblicità “aumentata” a Times Square, New York. Puntando lo smartphone contro i cartelloni pubblicitari si possono guardare opere d’arte. Credits: Will Sherman/Public Ad Campaign
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Google ha registrato un brevetto per realizzare inserzioni in base alle condizioni climatiche rilevate da appositi sensori. La pubblicità del futuro pone però anche problemi di privacy. Intanto, fioriscono applicazioni basate sulla realtà aumentata

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di Gabriele De Palma

Sapere che tempo farà è da sempre interesse comune. Sapere invece che tempo fa interesserà sempre più gli inserzionisti pubblicitari. Google ha infatti ottenuto un brevetto per l'advertising basato sulle condizioni climatiche e ambientali. Il sistema prevede che dei sensori nei dispositivi degli utenti rilevino temperatura, umidità e posizione e accordino la pubblicità al meteo. Si tratta di una delle ultime frontiere delle informazioni promozionali sempre più personalizzate e contestualizzate. Ma non è solo Google a cercare di mettere la propria firma (assicurandosi così oltre a un metodo innovativo anche gli introiti derivanti da tutti coloro che vorranno adottare le inserzioni ambientali) sull'advertising del futuro. Apple e Microsoft hanno presentato all'Ufficio brevetti soluzioni nuove e stanno fiorendo le tante applicazioni rese possibili dalla cosiddetta realtà aumentata.

Spot e privacy - Il brevetto ottenuto da Google non si limita però ad armonizzare le inserzioni alle informazioni ottenute dai sensori meteorologici e si spinge, almeno su carta, a prevedere che la contestualizzazione degli spot avvenga anche in base a quanto il dispositivo degli utenti registra dell'ambiente circostante, sia attraverso l'audio che il video. Se ad esempio si effettuerà una ricerca da uno smartphone durante un evento sportivo, il metodo Google analizzerà i rumori di sottofondo o le immagini della videocamera integrata per capire cosa sta succedendo intorno al richiedente.
Tanto sofisticato quanto spaventoso, a pensare alle implicazioni sulla privacy che un simile meccanismo può avere. Se il prezzo da pagare per avere pubblicità personalizzate è farsi monitorare a tal punto sarebbe bene pensarci due volte, come ammonisce in un'intervista alla Bbc il direttore dell'associazione londinese Privacy International.

Le vie della realtà aumentata - Sono pressoché infinite le possibilità abilitate dai software di augmented reality e i pubblicitari le stanno percorrendo tutte nella speranza di trovare la migliore. Tra le ultime campagne basate sulla realtà aumentata, ad esempio, c'è il lancio del nuovo Maggiolone Volkwagen, che arricchisce i tradizionali cartelloni pubblicitari con animazioni sorprendenti: basta scaricare l'app apposita, inquadrare con la videocamera dello smartphone e del tablet un cartellone per attivare spot inattesi. Altri, come Adidas, hanno puntato sulla dimensione ludica, e così la linguetta delle calzature diventa l'innesco di un videogame da giocare con la scarpa in mano. Anche Tetrapack ha seguito la stessa direzione trasformando il contenitore di cartone in un controller per videogiocare.
Si adattano bene ai software di AR anche le campagne di ambush marketing (marketing d'imboscata), quelle che sfruttano inserzioni altrui per dare senso alle proprie. Ne ha dato dimostrazione la PublicAdCampaign l'estate scorsa a Times Square: puntando il tablet su un cartellone pubblicitario il contenuto viene coperto da tutt'altro. Nel caso sperimentato a New York ai cartelloni dei programmi cinematografici venivano sovrapposte delle opere d'arte. Ma non è da escludersi che le prossime volte la pubblicità reale di un prodotto venga cancellata con quella di un concorrente.

Pubblicità “aumentata” a Times Square



Come spiega a Sky.it Simona Zanette, Presidente di IAB Italia, “Dal punto di vista del mobile advertising stiamo assistendo a una penetrazione sempre più rilevante dei 'rich media' che, grazie all’integrazione di elementi multimediali interattivi, sono in grado di creare degli effetti dinamici di maggiore impatto sugli utenti, consentendo inoltre una forte personalizzazione. Cominciamo a vedere i primi casi di 'targeted advertising'. Sebbene al momento siano ancora limitati principalmente al modello dei dispositivi utilizzati o all’operatore telefonico, con l’aumento dei m-site non è da escludere che a breve sarà possibile tracciare i comportamenti degli utenti anche sui dispositivi mobili”.

Tv e smartphone
- C'è poi chi, come Microsoft e Apple, ha chiesto brevetti per controllare l'effettiva visione degli spot pubblicitari in tv, o dei programmi tv visualizzati su computer e tablet. L'idea è di monitorare l'attività degli spettatori in modo che i contenuti online abbiano prezzi diversi in base al consumo di advertising. Se si saltano gli spot il prezzo del contenuto aumenta. Google invece non lascia nulla al caso e ha richiesto un brevetto che sfrutta gli smartphone nella loro funzione meno smart: le telefonate. L'idea è che quando si effettua una chiamata anziché attendere la risposta ascoltando il tradizionale tu-tu, si viene intrattenuti da uno spot audio. Magari per sopportare l'intrusione verrà sovvenzionata in tutto o in parte la chiamata.

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