Spread sotto quota 300 punti, ai minimi da settembre

Economia

Il calo del differenziale tra Btp e bund tedeschi potrebbe portare a un risparmo per lo Stato di oltre 50 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Il rendimento dei titoli decennali scende al 4,75%

Lo spread scivola sotto i 300 punti base tornando sui livelli di settembre e fornisce al Tesoro una grande boccata d'ossigeno per quanto riguarda il pagamento degli interessi sul debito italiano rispetto a quanto si profilava fino a qualche settimana fa. Il risparmio su esborsi aggiuntivi per l'Italia potrebbe essere infatti di oltre 50 miliardi di euro nei prossimi tre anni.

La forbice tra il btp decennale e l'equivalente titolo tedesco si è ristretta sotto i 300 punti base, scendendo fino a 293, per la prima volta da sei mesi a questa parte, col rendimento in calo fino al 4,75%, la quota più bassa dall'8 giugno scorso. I rendimenti dei titoli a due e a cinque anni sono calati rispettivamente all'1,85% e al 3,55%, ben al di sotto dei picchi del 7% toccati a novembre, all'apice della crisi.

"Mi fa piacere rilevare il fatto che oggi, per la prima volta dall'estate scorsa, lo spread tra i titoli italiani e il Bund tedesco sia sceso sotto i 300 punti, toccando quota 293', ha commentato da Belgrado il premier Mario Monti. E la riduzione dei tassi si trasforma in un guadagno teorico che vale miliardi per le casse di Via XX Settembre.

In base alle stime di conti di Bankitalia, a un calo generalizzato dei rendimenti italiani di 100 punti base corrisponde un risparmio di circa 0,2 punti percentuali di Pil nel primo anno, 0,4 nel secondo e 0,5 nel terzo. Con un calcolo a spanne (stimando, come fa la Commissione Ue, il Pil 2011 a 1.600 miliardi di euro) e considerando il calo medio di 100 punti rispetto al mese scorso, quando lo spread segnava 390,    il risparmio per l'Italia è pari a 9,6 miliardi nel primo anno, 19,2 miliardi nel 2013 e 24 miliardi nel 2014 per complessivi 52,8 miliardi di mancati esborsi in tre anni.

A spingere giù il differenziale Roma-Berlino nel corso degli ultimi quattro mesi è stata la cura somministrata all'Italia dal governo Monti, i due maxi-prestiti della Bce alle banche europee ad un tasso dell'1% per i prossimi tre anni e la schiarita sulla vicenda Grecia, con i creditori privati disposti ad ingoiare perdite fino al 70% pur di non far saltare il banco, ossia l'euro.

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