Vittorio Grilli: "Da ottobre Iva al 23%"

Economia
Il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli

Per il viceministro dell'Economia l'aumento era già previsto nel decreto salva Italia. Il segretario della Cgil Camusso replica: "Si continua ad annunciare equità, ma a fare politiche inique"

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L'aliquota più alta dell'Iva salirà ancora, fino al 23%. Dal 1 ottobre. Non ci sarebbe un “piano B” per evitarlo. Lo prevede già la legge: il decreto salva Italia. La conferma delle intenzioni del governo arriva dal viceministro all'Economia Vittorio Grilli. Mugugna il segretario generale della Cgil, Susanna Camuso: non c'è neanche il contestuale taglio alle tasse. Da Grilli arriva poi la conferma che non c'è "nessun tesoretto" da impiegare nel calo dell'Irpef.

Occasione per lo scambio di opinioni è il programma Ballarò. Grilli spiega che l'aumento ci sarà dunque, anche se di recente all'interno dell'esecutivo e in Parlamento si ragionava “intensamente” su come evitare questo secondo rialzo. Anche perché il precedente aumento (al 21%, insieme alle manovre sulle accise) ha avuto non pochi effetti sui prezzi al consumo. Basti pensare alla benzina che sfiora ormai 2 euro al litro. Con ripercussioni dirette e pesanti anche sul costo del carrello della spesa. Ma Grilli conferma che si proseguirà su questa strada: "è già previsto dal decreto salva Italia: l'Iva al 23% dal 1 ottobre. E' nella legge", spiega Grilli rispondendo alle domande. E il tesoretto? "Ci piacerebbe ma non ci sono tesoretti, solo previsioni fatte con cura sui conti pubblici". Insomma, spiega Grilli "la logica è alleggerire in futuro le tasse sulla produzione e spostarle su consumi e patrimoni. Con uno scopo: agevolare la crescita".

Protesta Susanna Camusso perché l'aumento dell'Iva arriva "oltre alle addizionali e a quello che è arrivato su Irpef e Iva. Si continua a parlare di equità ma a fare politiche inique". Grilli ribatte: "l'Iva la paga di più chi consuma di più. Spostare la tassazione dall'Irpef ai consumi è importante. Il tutto è compendiato dalla lotta all'evasione".
E visto che si parla di risorse Susanna Camusso rilancia sulla riforma del mercato del lavoro: "Oggi per gli ammortizzatori ci sono 8,5 miliardi, per fare un sistema equo e allargato bisogna arrivare a 15 miliardi. Cioè un 25% in più rispetto a quello che pagano lavoratori e imprese. Come si trovano non è difficile: con una progressività seria con le tasse sulla casa e la lotta al sommerso. Ma anche con le retribuzioni: quelle alte pagate in titoli di Stato con un risparmio anche sulla spesa corrente". E comunque di una cosa la Camusso è sicura: che le nuove regole sul mercato del lavoro che sono al centro della trattativa tra governo e sindacati "non creano un posto di lavoro che sia uno". La richiesta economica sugli ammortizzatori viene commentata da Grilli con un semplice "prendiamo atto".
Ma l'aumento ulteriore dell'Iva non avrà vita semplice. Almeno stando al sondaggio di Ballarò. Il 52% degli italiani lo boccia. E sono contrarie soprattutto le casalinghe.

Guarda l'intervento di Grilli a Ballarò:

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