
Previsioni di vendita a picco, azioni al ribasso, problemi tecnici. Il colosso canadese in crisi sta valutando di vendere la divisione smartphone. Ma secondo il Wall Street Journal potrebbero intervenire anche i vecchi rivali
Samsung batte Apple, ora è lui il numero 1 degli smartphone
Tutte le notizie su Blackberry
Tutte le notizie sugli smartphone
di Carola Frediani
Il risiko dei telefonini non è più quello di una volta. Research in Motion (Rim), il fabbricante del Blackberry che fino a qualche anno fa furoreggiava tra i consumatori di fascia alta ora potrebbe finire in mano ai due vecchi rivali, Microsoft e Nokia. Che sono ormai diventati amici per la pelle, grazie alla collaborazione sui nuovi smartphone Lumia dotati di sistema operativo Windows. L’obiettivo dell’alleanza tra il colosso finlandese e il gigante di Redmond era di fronteggiare l’avanzata dei dispositivi Android (leggi Google) e Apple, perché Research in Motion stava già fuori dai giochi. E ci è rientrata solo nel ruolo di preda utile a rafforzare la propria posizione, come rivelato in questi giorni dal Wall Street Journal (lettura su abbonamento), che ha parlato di negoziazioni tra i dirigenti dei tre gruppi e di una possibile offerta di acquisto congiunta Nokia-Microsoft per rilevare la produttrice del Blackberry.
TANTI PROBLEMI - Fino ad oggi però la società canadese ha sempre respinto le profferte dei suoi pretendenti – tra i quali c’è stato nientemeno che Amazon - dichiarando di voler risolvere da sola i suoi problemi. Che non sono pochi. Con l’avvento dell’iPhone e dei telefonini Android, quello che un tempo era definito Crackberry per la sua capacità di generare dipendenza nell’utente ha perso terreno. In quest’ultimo trimestre, che include le feste natalizie, l’azienda canadese stima una caduta delle vendite del 26 per cento rispetto a un anno fa. Il PlayBook, il suo tablet che doveva arginare lo strapotere dell’iPad, ha deluso le aspettative al punto che Rim ha dovuto darlo via a prezzi scontati.
Lo scorso ottobre il suo fiore all’occhiello, il sistema di email push e di messaggistica, è andato in tilt per vari giorni, provocando disservizi e conseguenti lamentele da parte dei clienti, alcuni dei quali hanno minacciato azioni legali. Un tracollo che alcuni hanno valutato in 100 milioni di dollari di danni per la società canadese. E tutto questo proprio mentre, ironia della sorte, Apple lanciava a spron battuto il nuovo iPhone 4S.
Infine, le azioni dell’azienda sono letteralmente cadute a picco: nel 2008 erano scambiate intorno ai 144 dollari, lo scorso febbraio erano precipitate a 70 dollari, lo scorso 16 dicembre hanno toccato il minimo assoluto di 13,12 dollari. In pratica una compagnia che valeva quasi 80 miliardi di dollari ora è valutata a stento 7 miliardi.
LE SOLUZIONI - Tutto ciò ha portato vari analisti, ma anche alcuni azionisti di spicco dell’azienda, come la banca d’affari Jaguar Financial, a chiedere cambi di rotta radicali, a cominciare da un rinnovo del management, e del duo alla guida da anni, i co-amministratori delegati Jim Balsillie e Mike Lazaridis.
E, quel che è ancora più scioccante per l’immagine della società, a prendere in considerazione l’ipotesi di vendere proprio la divisione che produce Blackberry. L’idea è di liberarsi del prodotto più costoso e ormai meno redditizio dell’azienda per concentrarsi sull’asset con maggior margine: il servizio di rete. Stiamo parlando del potente e ramificato network di Rim, che si estende oltre i firewall aziendali e dentro i provider mobili globali. Una rete unica nel suo genere, con email e messaggi instradati attraverso i server e i data center dell’azienda, che criptano i contenuti e li inviano agli abbonati, senza mediatori in mezzo.
Un sistema sicuro ed efficiente che ha costituito fino ad oggi uno dei capisaldi della crescita di Rim, e che potrebbe essere sfruttato ulteriormente, sostengono analisti come Mark McKechnie di ThinkEquity, aprendolo ad altre piattaforme e ad altri produttori di smartphone. Insomma, l’azienda nota per il Blackberry sembra trovarsi di fronte al dilemma che ha attanagliato, in passato, anche Apple: lasciar perdere l’hardware e diventare solo una software company? Su una cosa comunque concordano tutti: qualunque sia la decisione finale di Rim, non c’è tempo da perdere.
Tutte le notizie su Blackberry
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di Carola Frediani
Il risiko dei telefonini non è più quello di una volta. Research in Motion (Rim), il fabbricante del Blackberry che fino a qualche anno fa furoreggiava tra i consumatori di fascia alta ora potrebbe finire in mano ai due vecchi rivali, Microsoft e Nokia. Che sono ormai diventati amici per la pelle, grazie alla collaborazione sui nuovi smartphone Lumia dotati di sistema operativo Windows. L’obiettivo dell’alleanza tra il colosso finlandese e il gigante di Redmond era di fronteggiare l’avanzata dei dispositivi Android (leggi Google) e Apple, perché Research in Motion stava già fuori dai giochi. E ci è rientrata solo nel ruolo di preda utile a rafforzare la propria posizione, come rivelato in questi giorni dal Wall Street Journal (lettura su abbonamento), che ha parlato di negoziazioni tra i dirigenti dei tre gruppi e di una possibile offerta di acquisto congiunta Nokia-Microsoft per rilevare la produttrice del Blackberry.
TANTI PROBLEMI - Fino ad oggi però la società canadese ha sempre respinto le profferte dei suoi pretendenti – tra i quali c’è stato nientemeno che Amazon - dichiarando di voler risolvere da sola i suoi problemi. Che non sono pochi. Con l’avvento dell’iPhone e dei telefonini Android, quello che un tempo era definito Crackberry per la sua capacità di generare dipendenza nell’utente ha perso terreno. In quest’ultimo trimestre, che include le feste natalizie, l’azienda canadese stima una caduta delle vendite del 26 per cento rispetto a un anno fa. Il PlayBook, il suo tablet che doveva arginare lo strapotere dell’iPad, ha deluso le aspettative al punto che Rim ha dovuto darlo via a prezzi scontati.
Lo scorso ottobre il suo fiore all’occhiello, il sistema di email push e di messaggistica, è andato in tilt per vari giorni, provocando disservizi e conseguenti lamentele da parte dei clienti, alcuni dei quali hanno minacciato azioni legali. Un tracollo che alcuni hanno valutato in 100 milioni di dollari di danni per la società canadese. E tutto questo proprio mentre, ironia della sorte, Apple lanciava a spron battuto il nuovo iPhone 4S.
Infine, le azioni dell’azienda sono letteralmente cadute a picco: nel 2008 erano scambiate intorno ai 144 dollari, lo scorso febbraio erano precipitate a 70 dollari, lo scorso 16 dicembre hanno toccato il minimo assoluto di 13,12 dollari. In pratica una compagnia che valeva quasi 80 miliardi di dollari ora è valutata a stento 7 miliardi.
LE SOLUZIONI - Tutto ciò ha portato vari analisti, ma anche alcuni azionisti di spicco dell’azienda, come la banca d’affari Jaguar Financial, a chiedere cambi di rotta radicali, a cominciare da un rinnovo del management, e del duo alla guida da anni, i co-amministratori delegati Jim Balsillie e Mike Lazaridis.
E, quel che è ancora più scioccante per l’immagine della società, a prendere in considerazione l’ipotesi di vendere proprio la divisione che produce Blackberry. L’idea è di liberarsi del prodotto più costoso e ormai meno redditizio dell’azienda per concentrarsi sull’asset con maggior margine: il servizio di rete. Stiamo parlando del potente e ramificato network di Rim, che si estende oltre i firewall aziendali e dentro i provider mobili globali. Una rete unica nel suo genere, con email e messaggi instradati attraverso i server e i data center dell’azienda, che criptano i contenuti e li inviano agli abbonati, senza mediatori in mezzo.
Un sistema sicuro ed efficiente che ha costituito fino ad oggi uno dei capisaldi della crescita di Rim, e che potrebbe essere sfruttato ulteriormente, sostengono analisti come Mark McKechnie di ThinkEquity, aprendolo ad altre piattaforme e ad altri produttori di smartphone. Insomma, l’azienda nota per il Blackberry sembra trovarsi di fronte al dilemma che ha attanagliato, in passato, anche Apple: lasciar perdere l’hardware e diventare solo una software company? Su una cosa comunque concordano tutti: qualunque sia la decisione finale di Rim, non c’è tempo da perdere.