Camusso: "Il Paese non ne può più. Il governo vada a casa"

Economia

Il segretario della Cgil alla manifestazione a Roma dei lavoratori del settore pubblico attacca il governo: "Ci vergogniamo per come siamo visti nel mondo". Vendola: "Di fronte alla tragedia di Barletta, Berlusconi scappa dal suo amico Putin". VIDEO

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"Non ne possiamo più, se ne vada ora, perché ogni giorno che passa abbiamo un problema in più". E' un attacco diretto al presidente del Consiglio ed al Governo quello che la leader della Cgil , Susanna Camusso , lancia dal palco della manifestazione nazionale del sindacato di Corso Italia con i lavoratori di pubblico impiego, scuola, ricerca e Università, sul palco a Piazza del Popolo a Roma dopo un lungo corteo. Un intervento scandito punto per punto ripetendo le stesse parole: "Non ci rassegniamo". E sottolineando più di una volta: basta, non ne possiamo più.

"C'è un Paese che non ne può più, un Paese che non vuole avere tutto sulle sue spalle, un Paese che sconta tre anni di negazione della crisi", dice Susanna Camusso: "C'è un paese che non recupera credibilità se questo governo non se ne va il più in fretta possibile".

Non ci rassegniamo, ripete, "a veder affondare il Paese". E "non ci rassegniamo a vedere espropriato il paese da chi pensa che mantenere il suo potere sia un elisir di lunga vita, a vedere leggi fatte ogni giorno solo per avere un'assoluzione, alle leggi bavaglio, all'idea che il nostro Stato sia destinato a diventare la casa privata del presidente del Consiglio, al fatto che possa passare l'idea che per governare il Paese serva chi ha governato un'azienda perché hanno dimostrato di non saper dirigere le aziende così come non sanno dirigere il Paese. E non ci rassegniamo al fatto che viene continuamente offesa la dignità delle donne".

E ancora: "Ci vergogniamo per come siamo visti nel mondo", dice il leader della Cgil: "Se qualcuno avesse impiegato il suo tempo per leggere e per studiare non ci avrebbe detto che la crisi non c'era. Sono stati tre anni persi, tre anni a insultare il lavoro pubblico, tre anni sulle nostre spalle. Qualcuno ora dovrebbe chiederci scusa". E' dura anche la stoccata al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: la lettera della Bce che ha preceduto la manovra economica è "un tremendo schiaffo. Se Sacconi avesse passato qualche momento a studiare avrebbe capito e detto altre cose, non sa neanche leggere gli ordini che riceve".

Striscioni e cartelli portati al corteo dai lavoratori ironizzano su "bunga-bunga" e "forza gnocca". E Susanna Camusso dal palco commenta: "C'è anche un altro linguaggio ed un altro modo di essere, noi non siamo come il premier". A rappresentare il pubblico impiego il segretario generale della Fp-Cgil Rossana Dettori: "Senza il lavoro pubblico il Paese non ha futuro - dice - Siamo qui in tanti, insieme, a dire che questo Paese ha bisogno di un immediato cambiamento".

In piazza anche il presidente della regione Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola: "Mentre l'Italia reale reclama a gran voce la salvezza della scuola e dell'università, il premier Berlusconi è molto impegnato nella dacia di Putin per la festa di compleanno del suo amico tiranno ".

Le dichiarazioni di Nichi Vendola a SkyTG24:



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