In Italia un software su due è contraffatto

Economia
A Jordanian journalist serf the website of the uncle of Jordan's King Abdullah II prince Hassan bin Talal in Amman on Thursday June 5, 2008. Prince Hassan has launched
an Internet-based network aiming to fight cultural misunderstandings
between the Arab world and the West.
.(AP Photo/Mohammad abu Ghosh)

È quanto emerge da una ricerca del Business Software Alliance, che pone il nostro Paese al penultimo posto europeo e nella blacklist delle autorità americane. E a contribuire al tasso di pirateria sono anche i rivenditori dei pc. I DATI

di Gabriele De Palma

Il 49% del software proprietario installato in Italia è contraffatto. E' la peggior percentuale europea a parte la Grecia (dove i programmi non originali sono due su tre), ed è anche il motivo per cui il nostro Paese rimane nella watch list della Camera di Commercio del governo americano. Il dato emerge dalla lettura di un report sulla pirateria presentato da Business Software Alliance, l’organizzazione che riunisce i produttori di software proprietario nel mondo.

A contribuire al tasso di pirateria sono anche i rivenditori di pc, che offrono ai clienti – a loro insaputa – macchine dotate di programmi senza le licenze d'uso.
Una truffa bella e buona che mette inoltre a rischio i dati degli utenti. Non solo dei privati, ma anche di quelle aziende piccole e piccolissime che si approvvigionano di informatica come fa un utente privato.
Una nuova ricerca condotta da Microsoft in Lombardia rivela che su 1500 controlli nei negozi e centri commerciali in 130 casi (pari all'8 per cento) sono stati rilevati software contraffatti. Lodi detiene il primato con una percentuale del 25%, male anche Brescia (23%) e Sondrio (20%), i più virtuosi sono invece Monza Lecco e Cremona (2%). A livello nazionale la media è del 18%, meno peggio di qualche anno fa, quando era del 23.

Lo studio è frutto di un lavoro sul campo che dura ormai da cinque anni ed è stato chiamato Mistery Shopper, una tecnica di marketing nota da tempo: un incaricato di Microsoft si reca presso i rivenditori e si comporta come un cliente qualsiasi e verifica la bontà del software Microsoft offertogli.

Per quanto i risultati dell’ultima indagine siano leggermente migliori rispetto a quelli degli anni scorsi, non sono ancora considerati soddisfacenti per spostare l'Italia dalla lista nera del governo Usa, come conferma Matteo Mille, Direttore divisione software genuino di Microsoft Italia e presidente BSA Italia: “Gli anni scorsi venivamo bocciati, quest'anno invece ci hanno rimandato ad ottobre, quando rivedranno la nostra posizione e se i dati migliorano ci potrebbero togliere dalla watch list”. Il motivo del diverso giudizio a parità di risultati è dovuto alla normativa a tutela della proprietà industriale e intellettuale (decreto 231 esteso dalla Cassazione anche alle imprese individuali) e della iniziativa a tutela del copyright presentata dall'Agcom nei mesi scorsi, tra le polemiche degli utenti: “La normativa italiana è eccellente a livello internazionale” chiosa Mille.

L'operazione Mistery Shopper, che per ora ha condotto più di ottomila controlli sul territorio nazionale, continuerà nei prossimi mesi. I rivenditori sono avvisati, un motivo in più per non truffare i consumatori.

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