Fiat, Marchionne: "L'Italia cambi atteggiamento"
EconomiaL’amministratore delegato, all'indomani dell'incontro con Obama: "Quanto fatto a Detroit può essere realizzato anche da noi. Ma negli Usa la gente ringrazia, qui insulta". Poi, rassicura: "La sede legale del Lingotto resta a Torino"
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"Non abbiamo nessuna intenzione di spostare il quartiere generale della Fiat da Torino a Detroit". Lo ha confermato l’amministratore delegato del Lingotto e di Chrysler Sergio Marchionne, a Venezia nell'ambito del workshop 2011 del Consiglio per le Relazioni Italia-Usa, voluto da Gianni Agnelli, di cui il numero 1 di Fiat è presidente per la parte italiana. "Non è cambiato niente e il problema non è sulla mia scrivania" ha assicurato.
Il "miracolo americano" - Il manager del Lingotto è arrivato a Venezia dagli Usa, dove venerdì 3 giugno ha incontrato il presidente Barack Obama e ha visitato lo stabilimento Chrysler di Toledo (Ohio) insieme con il presidente Usa Barack Obama. "Sono un po' stanco, ma ieri è stata una bella giornata", ha detto ai giornalisti che lo aspettavano nell'isola di San Clemente.
"Quanto è avvenuto negli Usa deve essere letto in Italia in modo positivo. Se è possibile farlo là è possibile farlo anche qui. Deve cambiare però l'atteggiamento. Ieri la gente ringraziava per quello che è stato fatto, invece di insultare. Io non voglio essere ringraziato ma lo stabilimento Chrysler è stato rilanciato grazie a Chrysler stessa, con l'aiuto della Fiat". Insomma, il "miracolo americano" può essere replicato anche in Italia. Basta che il Paesi cambi atteggiamento.
Rimandata la fusione con Chrysler - Marchionne ha poi detto che "la Fiat ha offerto 125 milioni di dollari per la quota, pari all'1,7%, detenuta dal governo canadese in Chrysler". E ha ribadito: "Se sarà raggiunto un accordo con il fondo Veba non sarà necessaria l'Ipo (offerta pubblica di acquisto, ndr) di Chrysler". L'ultimo 5% della casa di Detroit che Fiat può acquisire gratuitamente attraverso il terzo 'performance event' arriverà a "ottobre-novembre", ha continuato il numero uno del Lingotto. La fusione fra Fiat e Chrysler "non è però una priorità per quest'anno".
Per Marchionne "la vera questione è lavorare sull'integrazione e la leadership". L'amministratore delegato della Fiat ha spiegato che c'è l'intenzione di "fare dei cambiamenti a breve, sarà un'estate molto impegnativa". Il gruppo torinese deve comunque tenere conto di un "problema relativo alla corporate governance: dobbiamo considerare che abbiamo un'entità negli Usa che produce più automobili di quante Fiat ne produce nel resto del mondo. Dobbiamo trovare una soluzione". Per ora la priorità è "raggiungere i 160 dealer (i concessionari di automobili) negli Stati Uniti entro la fine dell'estate. Ci riusciremo perché sono già stati identificati e stiamo solo aspettando le licenze. Al momento siamo a 50".
Il mercato italiano "non è sano" - Quanto al ritorno del mercato auto italiano a un segno positivo dopo tredici mesi consecutivi negativi, per Marchionne non si tratta di un turnaround ma di "un’inversione di tendenza". Per il manager, tuttavia, "il mercato è quello che è, non è sano, non è un buon mercato". "Il tubo degli incentivi si è svuotato - ha spiegato Marchionne - La domanda è arrivata a livelli naturali, 1 milione e 750mila-1 milione 800mila, siamo ritornati ai livelli del 1996: abbiamo smesso di drogare il sistema e abbiamo visto dove siamo arrivati".
L'uscita da Confindustria - Mentre sul fronte dell'uscita della Fiat dall'associazione degli industriali, Marchionne ha tenuto a precisare: "Non c'è alcuna ostilità verso Confindustria nonostante alcune battute fatte di recente. Dobbiamo salvaguardare l'industria Fiat e assicurare che il piano industriale, incluse le norme contrattate con la maggioranza dei lavoratori, vengano rispettate. Non posso accettare che l'appartenenza a Confindustria indebolisca Fiat. Capisco le ragioni storiche ma Fiat viene prima di tutto". E sul ricorso della Fiom su Pomigliano, Marchionne è stato chiaro: "Siamo pronti a gestirne le conseguenze".
Elkann: "Fiat in Italia non si ridimensionerà" - E a Venezia con Sergio Marchionne c'era anche John Elkann. Da parte del presidente di Fiat un giudizio buono sull'operazione Usa: "L'effetto sull'Italia non può che essere positivo. Al contrario la presenza Fiat in Italia non si ridimensionerà, anzi. L'investimento di Mirafiori non si sarebbe potuto fare senza le nuove prospettive". Elkann ha poi sottolineato che Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, resterà comunque azionista di Fiat.
"Gli annunci di queste due settimane - ha detto Elkann - sono di fondamentale importanza per la Fiat e il suo futuro. Con il passo fatto ieri abbiamo chiuso una partita importante con il governo americano: ora vediamo quello canadese. E' una impresa storica. Il lavoro di Marchionne, e di tutti quelli che hanno dato il loro contributo, e' stato straordinario. Non posso che essere molto soddisfatto: per gli anni futuri le prospettive sono diverse".
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"Non abbiamo nessuna intenzione di spostare il quartiere generale della Fiat da Torino a Detroit". Lo ha confermato l’amministratore delegato del Lingotto e di Chrysler Sergio Marchionne, a Venezia nell'ambito del workshop 2011 del Consiglio per le Relazioni Italia-Usa, voluto da Gianni Agnelli, di cui il numero 1 di Fiat è presidente per la parte italiana. "Non è cambiato niente e il problema non è sulla mia scrivania" ha assicurato.
Il "miracolo americano" - Il manager del Lingotto è arrivato a Venezia dagli Usa, dove venerdì 3 giugno ha incontrato il presidente Barack Obama e ha visitato lo stabilimento Chrysler di Toledo (Ohio) insieme con il presidente Usa Barack Obama. "Sono un po' stanco, ma ieri è stata una bella giornata", ha detto ai giornalisti che lo aspettavano nell'isola di San Clemente.
"Quanto è avvenuto negli Usa deve essere letto in Italia in modo positivo. Se è possibile farlo là è possibile farlo anche qui. Deve cambiare però l'atteggiamento. Ieri la gente ringraziava per quello che è stato fatto, invece di insultare. Io non voglio essere ringraziato ma lo stabilimento Chrysler è stato rilanciato grazie a Chrysler stessa, con l'aiuto della Fiat". Insomma, il "miracolo americano" può essere replicato anche in Italia. Basta che il Paesi cambi atteggiamento.
Rimandata la fusione con Chrysler - Marchionne ha poi detto che "la Fiat ha offerto 125 milioni di dollari per la quota, pari all'1,7%, detenuta dal governo canadese in Chrysler". E ha ribadito: "Se sarà raggiunto un accordo con il fondo Veba non sarà necessaria l'Ipo (offerta pubblica di acquisto, ndr) di Chrysler". L'ultimo 5% della casa di Detroit che Fiat può acquisire gratuitamente attraverso il terzo 'performance event' arriverà a "ottobre-novembre", ha continuato il numero uno del Lingotto. La fusione fra Fiat e Chrysler "non è però una priorità per quest'anno".
Per Marchionne "la vera questione è lavorare sull'integrazione e la leadership". L'amministratore delegato della Fiat ha spiegato che c'è l'intenzione di "fare dei cambiamenti a breve, sarà un'estate molto impegnativa". Il gruppo torinese deve comunque tenere conto di un "problema relativo alla corporate governance: dobbiamo considerare che abbiamo un'entità negli Usa che produce più automobili di quante Fiat ne produce nel resto del mondo. Dobbiamo trovare una soluzione". Per ora la priorità è "raggiungere i 160 dealer (i concessionari di automobili) negli Stati Uniti entro la fine dell'estate. Ci riusciremo perché sono già stati identificati e stiamo solo aspettando le licenze. Al momento siamo a 50".
Il mercato italiano "non è sano" - Quanto al ritorno del mercato auto italiano a un segno positivo dopo tredici mesi consecutivi negativi, per Marchionne non si tratta di un turnaround ma di "un’inversione di tendenza". Per il manager, tuttavia, "il mercato è quello che è, non è sano, non è un buon mercato". "Il tubo degli incentivi si è svuotato - ha spiegato Marchionne - La domanda è arrivata a livelli naturali, 1 milione e 750mila-1 milione 800mila, siamo ritornati ai livelli del 1996: abbiamo smesso di drogare il sistema e abbiamo visto dove siamo arrivati".
L'uscita da Confindustria - Mentre sul fronte dell'uscita della Fiat dall'associazione degli industriali, Marchionne ha tenuto a precisare: "Non c'è alcuna ostilità verso Confindustria nonostante alcune battute fatte di recente. Dobbiamo salvaguardare l'industria Fiat e assicurare che il piano industriale, incluse le norme contrattate con la maggioranza dei lavoratori, vengano rispettate. Non posso accettare che l'appartenenza a Confindustria indebolisca Fiat. Capisco le ragioni storiche ma Fiat viene prima di tutto". E sul ricorso della Fiom su Pomigliano, Marchionne è stato chiaro: "Siamo pronti a gestirne le conseguenze".
Elkann: "Fiat in Italia non si ridimensionerà" - E a Venezia con Sergio Marchionne c'era anche John Elkann. Da parte del presidente di Fiat un giudizio buono sull'operazione Usa: "L'effetto sull'Italia non può che essere positivo. Al contrario la presenza Fiat in Italia non si ridimensionerà, anzi. L'investimento di Mirafiori non si sarebbe potuto fare senza le nuove prospettive". Elkann ha poi sottolineato che Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, resterà comunque azionista di Fiat.
"Gli annunci di queste due settimane - ha detto Elkann - sono di fondamentale importanza per la Fiat e il suo futuro. Con il passo fatto ieri abbiamo chiuso una partita importante con il governo americano: ora vediamo quello canadese. E' una impresa storica. Il lavoro di Marchionne, e di tutti quelli che hanno dato il loro contributo, e' stato straordinario. Non posso che essere molto soddisfatto: per gli anni futuri le prospettive sono diverse".