Romiti: "Gravissimo se Mediaset entrasse nei giornali"

Economia
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L'affondo arriva dal presidente onorario di Rcs commentando i potenziali interessi che la Holding televisiva potrebbe vantare verso la carta stampata dopo il via libera al decreto milleproroghe. E Il Giornale lo chiama "furbetto"

Guarda nel video in alto l'intervista a Cesare Romiti

L'ingresso di Mediaset nel mondo della carta stampata "sarebbe una cosa gravissima". A dirlo è il presidente onorario di Rcs, Cesare Romiti, intervistato da Maria Latella su SkyTG24 a proposito dei potenziali interessi che la Holding televisiva potrebbe vantare verso la carta stampata, anche sulla scorta della norma sugli incroci tra tv e stampa contenuta nel decreto milleproroghe appena convertito in legge (e che ha riportato al 31 marzo il termine del divieto di incroci stampa-televisioni).

Su quest'ipotesi Romiti è netto: un ingresso di Mediaset nei giornali, sottolinea, "credo che sarebbe un passo ulteriore gravissimo della nostra economia e del nostro sistema di vita" e peggiorerebbe il "sistema di libertà" garantito dai giornali italiani.

"Vedo che c'è un po' di turbolenza - ha aggiunto il presidente onorario di Rcs - mi auguro ci sia senso dello Stato". Romiti dice anche di non credere alle affermazioni del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, che ha bollato come "stupidaggini" le ipotesi di un ingresso dell'azienda nella proprietà di quotidiani come il 'Corriere della sera'.

"Non ci credo - ha tagliato corto Romiti - perché quando uno fa queste dichiarazioni dietro chissà cosa ha". Più nello specifico su Rcs, anche alla luce del dibattito sviluppatosi intorno al gruppo editoriale (con eventuali passaggi azionari), Romiti vede un "po' di turbolenza. Finchè sono rimasto in Rcs - ricorda - abbiamo fatto sì che ci fossero pochi azionisti. In pochi azionisti si governa meglio e nessuno di loro allora si era introdotto nei giornali. Oggi non e' piu' cosi, allora facevamo diversamente".

L'intervista è anche occasione per ripercorrere i rapporti stretti tra Fiat e la Libia, anche alla luce degli avvenimenti questi giorni: "Era un periodo difficile, era l'inizio degli anni '70. Era un momento difficile per la Fiat e i libici si fecero avanti. Furono trattative lunghissime. Alla fine - ricorda Romiti - proposero di partecipare all' aumento di capitale e di entrare nel capitale di Fiat".

Per Romiti la decisione di Gheddafi di partecipare, allora, al salvataggio Fiat si spiega con il fatto che all'epoca "la Libia era talmente screditata che fare un'operazione capitalistica e comportarsi bene gli avrebbe permesso di riacquistare autorevolezza nel mondo".

Il Giornale del 28 febbraio ha dedicato all'intervista un editoriale in prima pagina dal titolo "I furbetti Romiti e Della Valle". "Ma chi vuole prendere in giro, dottor Romi­ti?", scrive il direttore Alessandro Sallusti. "Nei suoi giornali (io ci sono stato) non si poteva scrivere non dico una notizia ma neppure una riga che Fiat (cioè lei) non volesse, ligi al motto: ciò che serve a Fiat serviva al Paese". E conclude sostenendo che "il più colossale conflit­to di interesse mai visto in questo Paese non è quello che oggi Romiti paventa ma quello di cui lui fu, impunemen­te, artefice e protagoni­sta".

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