Il numero uno del Lingotto, dopo l’incontro con il ministro Romani, precisa le dichiarazioni rilasciate a Fabio Fazio (“neanche un euro dell’utile viene dagli stabilimenti nazionali”). E annuncia di aver dato il via libera all'investimento per Pomigliano
"Io non ho mai minacciato di lasciare l'Italia". L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, sgombra il campo da ogni dubbio e precisa le dichiarazioni rilasciate a Fabio Fazio ("Senza l'Italia la Fiat farebbe meglio): l'impegno del Lingotto non è cambiato. Chiede di "non sorprendersi" dei dati sulle immatricolazioni (a ottobre sfiorano un calo del 40% per il gruppo, ma sono "in linea con le previsioni" dopo il boom degli incentivi) e dice, piuttosto, "cerchiamo di lavorare su Fabbrica Italia".
Un piano da 20 miliardi di euro di investimenti in cinque anni, con l'obiettivo di raddoppiare la produzione nel Paese: "E' una opportunità che il sistema Italia non può permettersi di perdere", afferma il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Marchionne e Romani ne parlano all'incontro programmato al ministero di Via Veneto, dove il top manager del Lingotto arriva dopo essere stato ricevuto dal premier, Silvio Berlusconi, e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Un faccia a faccia che entrambi definiscono positivo. L'ad del Lingotto, riferisce Romani, non ha chiesto "assolutamente nulla, non vuole incentivi" perché "non crede in un mercato dopato"; da parte dell'azienda, evidenzia al termine del confronto, "c'è la voglia di investire" e "se ci sono tutte le condizioni inizierà quasi subito". Le condizioni sono rappresentate dalla "governabilità" delle fabbriche. Marchionne lo ribadisce ancora una volta: "Devono essere stabilite e chiarite. Una volta trovate, poi la Fiat andrà avanti". Il "futuro è un passo alla volta, noi stiamo lavorando proprio per il futuro", afferma anche il presidente del Lingotto, John Elkann, dopo una visita allo stabilimento di Cassino.
Per quello di Termini Imerese, che chiuderà a fine 2011, salgono intanto a 7 le manifestazioni di interesse per la sua riconversione, annuncia Romani. Mentre Marchionne fa sapere che le prime assunzioni per la newco di Pomigliano - destinata alla produzione della nuova Panda e a un investimento di 700 milioni di euro - partiranno dal 2011 e assicura il mantenimento occupazionale di tutti i dipendenti: "Il volume di Panda che stiamo trasferendo è sufficiente per assorbire l'organico" dello stabilimento napoletano. Respinge le accuse di non chiarezza sul piano arrivate dalla Fiom. E in serata incontra i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, insieme ai segretari generali delle rispettive organizzazioni dei metalmeccanici, Giuseppe Farina (Fim) e Rocco Palombella (Uilm). Con loro c'è anche il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo.
Tutti evidenziano le "assicurazioni" su 'Fabbrica Italia' da parte dell'azienda e riferiscono di tavoli che saranno convocati a breve, a partire dallo stabilimento di Mirafiori, per il quale sarebbero in arrivo "nuove importanti produzioni", dice Di Maulo. Non solo: "Per i prossimi giorni faremo il contratto nazionale per la newco di Pomigliano", fa inoltre sapere Di Maulo. Lo definisce "uno sgarbo" l'aver "parlato solo con una parte del sindacato", il responsabile del settore Auto della Fiom-Cgil, Giorgio Airaudo, che boccia anche i risultati degli altri incontri. "Il governo - sostiene - non è riuscito a ottenere impegni dalla Fiat".
Un piano da 20 miliardi di euro di investimenti in cinque anni, con l'obiettivo di raddoppiare la produzione nel Paese: "E' una opportunità che il sistema Italia non può permettersi di perdere", afferma il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Marchionne e Romani ne parlano all'incontro programmato al ministero di Via Veneto, dove il top manager del Lingotto arriva dopo essere stato ricevuto dal premier, Silvio Berlusconi, e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Un faccia a faccia che entrambi definiscono positivo. L'ad del Lingotto, riferisce Romani, non ha chiesto "assolutamente nulla, non vuole incentivi" perché "non crede in un mercato dopato"; da parte dell'azienda, evidenzia al termine del confronto, "c'è la voglia di investire" e "se ci sono tutte le condizioni inizierà quasi subito". Le condizioni sono rappresentate dalla "governabilità" delle fabbriche. Marchionne lo ribadisce ancora una volta: "Devono essere stabilite e chiarite. Una volta trovate, poi la Fiat andrà avanti". Il "futuro è un passo alla volta, noi stiamo lavorando proprio per il futuro", afferma anche il presidente del Lingotto, John Elkann, dopo una visita allo stabilimento di Cassino.
Per quello di Termini Imerese, che chiuderà a fine 2011, salgono intanto a 7 le manifestazioni di interesse per la sua riconversione, annuncia Romani. Mentre Marchionne fa sapere che le prime assunzioni per la newco di Pomigliano - destinata alla produzione della nuova Panda e a un investimento di 700 milioni di euro - partiranno dal 2011 e assicura il mantenimento occupazionale di tutti i dipendenti: "Il volume di Panda che stiamo trasferendo è sufficiente per assorbire l'organico" dello stabilimento napoletano. Respinge le accuse di non chiarezza sul piano arrivate dalla Fiom. E in serata incontra i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, insieme ai segretari generali delle rispettive organizzazioni dei metalmeccanici, Giuseppe Farina (Fim) e Rocco Palombella (Uilm). Con loro c'è anche il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo.
Tutti evidenziano le "assicurazioni" su 'Fabbrica Italia' da parte dell'azienda e riferiscono di tavoli che saranno convocati a breve, a partire dallo stabilimento di Mirafiori, per il quale sarebbero in arrivo "nuove importanti produzioni", dice Di Maulo. Non solo: "Per i prossimi giorni faremo il contratto nazionale per la newco di Pomigliano", fa inoltre sapere Di Maulo. Lo definisce "uno sgarbo" l'aver "parlato solo con una parte del sindacato", il responsabile del settore Auto della Fiom-Cgil, Giorgio Airaudo, che boccia anche i risultati degli altri incontri. "Il governo - sostiene - non è riuscito a ottenere impegni dalla Fiat".