Draghi: "Molti passi avanti sul controllo dei rischi"

Economia
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All’indomani delle dichiarazioni del ministro dell'Economia Giulio Tremonti secondo cui "i banker sono tornati e la speculazione è a piede libero", arriva la replica del governatore di Bankitalia: "Comportamenti di questo tipo non sono generalizzati"

Il ritorno al protezionismo "non è assolutamente probabile": ad esserne convinto è il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi che torna a ribadire come sul fronte dei cambi non siano in atto guerre delle valute, ma che si debba comunque "stare attenti a non adottare rimedi peggiori del male", tra cui comportamenti protezionistici.
"Qual è la probabilità che questi rimedi vengano adottati?" si è chiesto il governatore di Bankitalia rispondendo poi che "non è assolutamente probabile" soprattutto alla luce della lezione appresa dopo quanto accadde al termine della crisi del '29.
"Da allora - ha spiegato - è emerso un intento unanime concorde di ricorrere ad uno schema di interventi multilaterali e non unilaterali per risolvere i problemi".
"C'è la volontà di muoversi lungo un percorso multilaterale" ha quindi ribadito sottolineando come soprattutto nell'area valutaria "le iniziative di tipo unilaterale non sortiscono effetti". E a tal proposito Draghi ha citato come esempio il recente intervento della Banca centrale del Giappone.

All'indomani dell'affermazione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti secondo cui "i banker sono tornati e la speculazione è a piede libero", il governatore della Banca d'Italia ha poi sottolineato che "ci sono comportamenti di questo tipo, ma non sono molto generalizzati. Certo c'è molta volatilità sui mercati, ma bisogna dare contenuto alle affermazioni".
Parlando più delle banche, Draghi ha inoltre osservato che il settore "da un punto di vista del controllo dei rischi sono stati fatti dei grandi passi avanti". E più in generale ha osservato che "non siamo tornati indietro. Attualmente i tassi sono molto bassi e nascondono perciò il deterioramento della qualità dei crediti bancari, ma non mi riferisco in particolare alle banche italiane, è una situazione generale".
Questo fatto secondo Draghi, "porta le banche a ritardare il riconoscimento del peggioramento della qualità dei prestiti. E un altro rischio è costituito dal fatto che i margini di profitto delle banche si comprimono quindi esse cercano investimenti più rischiosi. Ma da un punto di vista del controllo dei rischi sono stati fatti grandi passi avanti".

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