Unicredit, Rampl: "Troppe voci, serviva un nuovo leader"

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Dopo la sfiducia ad Alessandro Profumo, il presidente di Unicredit intervistato al Corriere della Sera: "Non si è trattato di una decisione contro una persona ma di una scelta per la banca". E sottolinea: "La Libia non è la causa"

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"Alessandro Profumo ha reso grande questa banca. Se siamo un istituto paneuropeo lo dobbiamo al suo grande lavoro. Non è stato facile arrivare alla separazione ma il consiglio è giunto alla conclusione che dopo 15 anni i tempi erano maturi per un cambiamento di leadership". Lo afferma Dieter Rampl, presidente di Unicredit, in un'intervista al Corriere della Sera, aggiungendo che non si è trattato di "una decisione 'contro' una persona ma di una scelta per la banca".
"Le strategie non cambiano e nel giro di qualche settimana avremo un sostituto adeguato a quella grande banca che è Unicredit", ha assicurato.
Sul profilo del successore Rampl ha detto: "Posso dirle che lo screening sarà condotto su figure scelte all'interno ma anche all'esterno del gruppo".

In merito alla questione della Libia Rampl ha spiegato che "la Libia come investitore non è mai stato un problema. Semmai le modalità di ingresso di nuovi soci hanno aperto riflessioni importanti". E sull'ascesa dei fondi di Gheddafi nel capitale della banca come imputazione numero uno all'ex ad Profumo, Rampl ha aggiunto: "C'è stato un gran polverone destabilizzante. E' per questo che dovevamo prendere una decisione rapida". Infine Rampl ha detto che è pronto a spiegare ogni cosa a Tremonti: "Se il ministro vorrà e potrà, sono assolutamente a disposizione per spiegare e chiarire ogni cosa a cominciare dal fatto che tutto è avvenuto nel solo ed esclusivo interesse della banca".

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