L'indagine campionaria condotta da Palazzo Koch tra febbraio e aprile 2010 sulle imprese con più di 20 dipendenti: i segnali di recupero delle vendite sono ancora lievi e per l'occupazione il 2010 sarà un altro anno con il segno meno
Dopo un 2009 di record negativi, le imprese italiane inseguono la ripresa ma i segnali di recupero delle vendite sono ancora "lievi" e per l'occupazione si tratterà di un altro anno con il segno meno, soprattutto per l'industria, dove la perdita di posti di lavoro sarà ancora peggiore. Insomma, è un quadro con luci ma anche diverse ombre quello tracciato dall'indagine campionaria condotta da Banca d'Italia tra febbraio e aprile 2010 sulle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti: una ricerca che quantifica i danni subiti dall'economia nel 2009 e dà le stime sulle performance aziendali per l'anno in corso. Riguardo all'occupazione, lo studio certifica la 'caduta' subita nel 2009: un calo dei posti su base annua che ha toccato quota 2%, con un ribasso più forte nell'industria (-2,6%) rispetto ai servizi (-1,3%).
Inoltre è emerso che nelle imprese manifatturiere con più di 50 addetti le ore di cassa integrazione guadagni hanno raggiunto il 10% di quelle effettivamente lavorate, "superando ampiamente il picco registrato in occasione della precedente recessione del 1993 (+7,9%)".
E le previsioni per il 2010 non indicano ancora una ripresa, bensì "un'ulteriore contrazione dell'occupazione dell'1,5%". Il mercato del lavoro continuerà, quindi, a soffrire anche se la discesa avrà ritmi meno sostenuti, almeno a livello generale. Per l'industria la flessione sarà anche peggiore di quella registrata lo scorso anno (-2,7%), mentre un po' meglio andrà nel terziario (-0,3%). La riduzione dei posti sarebbe, spiega Via Nazionale, "estesa a tutti i settori ad eccezione di quello dei servizi alle imprese e alle famiglie", e toccherebbe la quota più alta nel tessile (-4,7%).
Secondo i sondaggi svolti da Palazzo Koch, per contrarre il personale le imprese ricorrerebbero a due principali strumenti: il blocco del turner over e il mancato rinnovo dei contratti a termine. Per fatturato e ordinativi, invece, si iniziano a vedere segni di ripresa, anche se il terreno da recuperare è esteso. Basti pensare che nel 2009 il fatturato dell'industria in termini reali ha fatto registrare un crollo dell'8%, il "peggiore risultato dall'inizio delle rilevazioni Invind", ovvero da quando esiste questo tipo d'indagine. Per l'industria il conto è ancora più amaro (-11,6%), mentre la caduta è stata più contenuta nei servizi (-4,6%). Tuttavia le aspettative delle imprese per il 2010 sono positive, indicano in media una "lieve ripresa delle vendite", +1,9%, "moderatamente più accentuata nei servizi rispetto all'industria in senso stretto (2,3% e 1,4% rispettivamente)".
Anche per quanto riguarda gli investimenti fissi lordi, scesi del 14,5% nel 2009, i programmi delle aziende per l'anno in corso sono positivi, si stima un aumento del 3,8%. Rimane, però, il nodo relativo alla stretta sul credito: secondo Palazzo Koch "dal mese di ottobre del 2009 circa il 20% delle imprese ha segnalato inasprimenti delle condizioni debitorie in essere: il 7,7 per cento avrebbe ricevuto dai propri finanziatori richieste di rimborso anticipato del debito".
Inoltre è emerso che nelle imprese manifatturiere con più di 50 addetti le ore di cassa integrazione guadagni hanno raggiunto il 10% di quelle effettivamente lavorate, "superando ampiamente il picco registrato in occasione della precedente recessione del 1993 (+7,9%)".
E le previsioni per il 2010 non indicano ancora una ripresa, bensì "un'ulteriore contrazione dell'occupazione dell'1,5%". Il mercato del lavoro continuerà, quindi, a soffrire anche se la discesa avrà ritmi meno sostenuti, almeno a livello generale. Per l'industria la flessione sarà anche peggiore di quella registrata lo scorso anno (-2,7%), mentre un po' meglio andrà nel terziario (-0,3%). La riduzione dei posti sarebbe, spiega Via Nazionale, "estesa a tutti i settori ad eccezione di quello dei servizi alle imprese e alle famiglie", e toccherebbe la quota più alta nel tessile (-4,7%).
Secondo i sondaggi svolti da Palazzo Koch, per contrarre il personale le imprese ricorrerebbero a due principali strumenti: il blocco del turner over e il mancato rinnovo dei contratti a termine. Per fatturato e ordinativi, invece, si iniziano a vedere segni di ripresa, anche se il terreno da recuperare è esteso. Basti pensare che nel 2009 il fatturato dell'industria in termini reali ha fatto registrare un crollo dell'8%, il "peggiore risultato dall'inizio delle rilevazioni Invind", ovvero da quando esiste questo tipo d'indagine. Per l'industria il conto è ancora più amaro (-11,6%), mentre la caduta è stata più contenuta nei servizi (-4,6%). Tuttavia le aspettative delle imprese per il 2010 sono positive, indicano in media una "lieve ripresa delle vendite", +1,9%, "moderatamente più accentuata nei servizi rispetto all'industria in senso stretto (2,3% e 1,4% rispettivamente)".
Anche per quanto riguarda gli investimenti fissi lordi, scesi del 14,5% nel 2009, i programmi delle aziende per l'anno in corso sono positivi, si stima un aumento del 3,8%. Rimane, però, il nodo relativo alla stretta sul credito: secondo Palazzo Koch "dal mese di ottobre del 2009 circa il 20% delle imprese ha segnalato inasprimenti delle condizioni debitorie in essere: il 7,7 per cento avrebbe ricevuto dai propri finanziatori richieste di rimborso anticipato del debito".