Pomigliano-Detroit: i due volti dell’era Marchionne

Economia
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L’amministratore delegato della Fiat incassa i complimenti del presidente Obama, in visita alla Chrysler: “Grazie Sergio, stai facendo un gran lavoro”. Intanto in Italia gli operai dello stabilimento Giambattista Vico lanciano un sos buste paga alla mano

Da un lato i complimenti del presidente Obama per il lavoro svolto, dall’altro i lavoratori di Pomigliano che, buste paga alla mano, lanciano dai cancelli dello stabilimento Giambattista Vico un sos per le condizioni economiche in cui versano e per le incertezze che ruotano intorno al loro destino e quindi alla newco Fabbrica Italia. E’ una giornata dal doppio sapore per Sergio Marchionne.

“Grazie Sergio, stai facendo un gran lavoro”. Queste le parole di elogio rivolte all’amministratore delegato del Lingotto dal presidente americano Barack Obama. Ma Marchionne non dimentica la partita italiana e, a chi gli chiede se il successo odierno serve per inviare qualche messaggio a Pomigliano afferma: "In Italia Fiat ha responsabilità che vanno al di là di una casa automobilistica. E il ruolo che il governo americano ha giocato qui è molto diverso da quello giocato in Italia. Mi auguro che la gente coinvolta riconosca il ruolo che Fiat sta giocando, è questo lo spirito di Fabbrica Italia: il mondo è piatto, e se la casa non è pulita la gente non viene a mangiare".

"Non so se ci sia un messaggio" per Pomigliano. "Penso che oggi sia un riconoscimento del fatto che ci potevano essere giorni peggiori in Chrysler: per arrivare a questo punto, però, è stato necessario ripartire da zero e ristrutturare, ed è importante - aggiunge - anche il ruolo che ha avuto il governo in questa ristrutturazione. L'annuncio odierno di Sterling Heights è il frutto di questa ristrutturazione". Il riferimento è al fatto che, al di là delle previsioni, lo stabilimento Sterling Heights non chiuderà, anzi vi verrà introdotta una seconda linea di produzione con la creazione di 900 nuovi posti di lavoro.

Su Chrylser "ci sono indicazioni incoraggianti". La società sta crescendo, osserva Marchionne, definendo la visita di Obama agli stabilimenti di Detroit "un onore, un segno di soddisfazione. E' stato grazie al coraggio delle sue decisioni che Chrysler è sopravvissuta e cresce". "La cosa importante è ricostruire la società, lo stiamo facendo da 14 mesi, pezzo per pezzo". E le prospettive - mette in evidenza - sono buone: le vendite della casa americana dovrebbero raddoppiare fra il 2010 e il 2011 in Europa e Nord America, e questo grazie anche alla capacità di Chrysler di far leva sulla rete di distribuzione della Fiat, a confermare le sinergie fra i due gruppi.

"Marchionne sta facendo un grande lavoro", afferma Obama dal palco allestito nell'impianto di Jefferson North per l'occasione. Marchionne, seduto fra il pubblico, non si alza, neanche di fronte agli scroscianti applausi dei dipendenti. "E' modesto, non gli piace il protagonismo", commenta Obama che, senza giacca, sembra sfidare il look informale di Marchionne, in maglioncino anche per accogliere il presidente. Più privatamente, una volta finito l'intervento pubblico, Obama ringrazia Marchionne: "Grazie Sergio per quello che stai facendo". "E' bello essere qui soprattutto quando solo un anno fa il futuro dell'industria automobilistica era in dubbio", osserva Obama, ricordando con piacere come la sua prima auto fosse proprio una Grand Cherokee.

"La strada per l'industria automobilistica è ancora lunga, ma le decisioni prese stanno pagando": il settore che rappresenta "molto" dello spirito americano è in "ripresa" e - mette in evidenza Obama - il fatto che "siamo qui, che siete qui, è la conferma che coloro che criticavano l'intervento pubblico sbagliavano. Le difficili decisioni prese stanno pagando". Dalla metà del 2009, l'industria auto ha creato 55.000 posti di lavoro e, per la prima volta dal 2004, tutte e tre le case automobilistiche americane hanno archiviato il primo trimestre con un risultato di utile operativo. "Ci vorrà del tempo - prosegue Obama - ma ho fiducia nell'economia e in voi".

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