Dalla A di Abbuffata alla Z di Zero: guida anti fregature
EconomiaIl paladino dei consumatori Antonio Lubrano e il vignettista Vauro firmano una Guida ai consumi contro la crisi. Riflessioni e consigli tra l'ironia e l'amarezza per uno shopping senza trappole nell'attuale fase economica. LA GALLERY DELLE VIGNETTE
Guarda le vignette di Vauro
Difendersi dall'overbooking, dalle aziende che cercano di non rispettare le garanzie, dagli inganni dei cibi light. Ma soprattutto rifletterci un po' su, leggere l'etichetta sulla bottiglia dell'olio d'oliva e cogliere l'occasione per pensare a come stiamo vivendo la nostra vita e come è diventato e sta diventando il nostro mondo. Concedendosi, magari, anche una sana risata.
Accoppiata esplosiva, il paladino dei consumatori Antonio Lubrano e Vauro, la star più trasgressiva di Annozero, firmano insieme un'atipica “Guida ai consumi contro la crisi”. Che dalla A di “Abbuffata” alla Z di “Zero tolleranza per gli inquinatori” mette insieme, condendoli con vignette esilaranti e allo stesso tempo amarissime, qualche suggerimento e molte riflessioni sul futuro energetico, la crisi mondiale che ha scosso la fiducia nello sviluppo illimitato e messo in discussione il mito del consumo, il dubbio sull'efficacia, oggi, di armi come il boicottaggio.
Forse non tutto negativo, a leggere Lubrano. Che alla O di “Orticello”, trova un risvolto positivo persino nella crisi, che ha fatto rivalutare agli italiani l'arte di arrangiarsi, il semplice, l'essenziale, a scapito del superfluo. Proprio la crisi, scrive il difensore civico per eccellenza, indimenticabile e garbato mattatore di “Mi Manda Lubrano” sulla Raitre dei primi anni Novanta, ha fatto riscoprire le sartine per aggiustare i vestiti invece di comprarne sempre di nuovi e i calzolai per risuolare scarpe che possono costare anche 500 euro. Il bello di questa piccola e gustosa guida, però, è che l'informazione non è mai una sola. Nel caso dell'orticello, Lubrano ne approfitta per un cenno storico all'autarchia e agli orti di guerra di mussoliniana memoria e tira fuori una serie di esempi di moderna autarchia, segno, sottolinea, che il fenomeno sta tornando di moda. Tant'è che ci sono gli orticelli affittati, con un costo che oscilla tra i 15 e gli 80 euro, nel Bosco della Giretta a Settimo Milanese, e altri sono attivi a Milano (si chiamano “particelle ortive” ci informa Lubrano, e ce ne sono 400) e anche Padova. Mentre pare che insieme agli orti in affitto stiamo prendendo piede anche i corsi di formazione per “ortisti”.
Spunto per diverse digressioni, anche la B di “Boicottaggio”, occasione tra l'altro per scoprire che la parola deriva dal cognome di un certo capitano inglese, Charles Cunngham Boycott, vissuto nell'Ottocento, che era l'amministratore delle terre del conte di Erne, in Irlanda, un tipo feroce e antipatico che tormentava i contadini facendoli lavorare giorno e notte. Alla fine scoppiò contro di lui una rivolta particolare: cominciarono i vicini di casa a non parlargli più, poi lo fecero anche i commercianti, i fedeli in chiesa. Tanto che alla fine il conte lo licenziò. "A questo punto, la domanda sorge spontanea", avrebbe detto il Lubrano degli anni ruggenti fissando la telecamera con il gli occhialoni e il suo sorriso gentile. Inutile cercarla, in questa guida ai consumi, quella frase tormentone. Lubrano però non resiste e la domanda se la pone lo stesso: "a cosa deve tendere oggi il boicottaggio?". A isolare "quei produttori che operano in dispregio delle regole fondamentali della convivenza civile", si risponde. Per poi, sempre garbatamente, ammonire: "Non dovremmo renderci complici dei furbi. E anche se non è sempre sufficiente astenersi dal comprare per qualche tempo questo o quel prodotto di una multinazionale anti-etica, è giusto comunque promuovere il consumo critico, consapevole, che sa distinguere".
Difendersi dall'overbooking, dalle aziende che cercano di non rispettare le garanzie, dagli inganni dei cibi light. Ma soprattutto rifletterci un po' su, leggere l'etichetta sulla bottiglia dell'olio d'oliva e cogliere l'occasione per pensare a come stiamo vivendo la nostra vita e come è diventato e sta diventando il nostro mondo. Concedendosi, magari, anche una sana risata.
Accoppiata esplosiva, il paladino dei consumatori Antonio Lubrano e Vauro, la star più trasgressiva di Annozero, firmano insieme un'atipica “Guida ai consumi contro la crisi”. Che dalla A di “Abbuffata” alla Z di “Zero tolleranza per gli inquinatori” mette insieme, condendoli con vignette esilaranti e allo stesso tempo amarissime, qualche suggerimento e molte riflessioni sul futuro energetico, la crisi mondiale che ha scosso la fiducia nello sviluppo illimitato e messo in discussione il mito del consumo, il dubbio sull'efficacia, oggi, di armi come il boicottaggio.
Forse non tutto negativo, a leggere Lubrano. Che alla O di “Orticello”, trova un risvolto positivo persino nella crisi, che ha fatto rivalutare agli italiani l'arte di arrangiarsi, il semplice, l'essenziale, a scapito del superfluo. Proprio la crisi, scrive il difensore civico per eccellenza, indimenticabile e garbato mattatore di “Mi Manda Lubrano” sulla Raitre dei primi anni Novanta, ha fatto riscoprire le sartine per aggiustare i vestiti invece di comprarne sempre di nuovi e i calzolai per risuolare scarpe che possono costare anche 500 euro. Il bello di questa piccola e gustosa guida, però, è che l'informazione non è mai una sola. Nel caso dell'orticello, Lubrano ne approfitta per un cenno storico all'autarchia e agli orti di guerra di mussoliniana memoria e tira fuori una serie di esempi di moderna autarchia, segno, sottolinea, che il fenomeno sta tornando di moda. Tant'è che ci sono gli orticelli affittati, con un costo che oscilla tra i 15 e gli 80 euro, nel Bosco della Giretta a Settimo Milanese, e altri sono attivi a Milano (si chiamano “particelle ortive” ci informa Lubrano, e ce ne sono 400) e anche Padova. Mentre pare che insieme agli orti in affitto stiamo prendendo piede anche i corsi di formazione per “ortisti”.
Spunto per diverse digressioni, anche la B di “Boicottaggio”, occasione tra l'altro per scoprire che la parola deriva dal cognome di un certo capitano inglese, Charles Cunngham Boycott, vissuto nell'Ottocento, che era l'amministratore delle terre del conte di Erne, in Irlanda, un tipo feroce e antipatico che tormentava i contadini facendoli lavorare giorno e notte. Alla fine scoppiò contro di lui una rivolta particolare: cominciarono i vicini di casa a non parlargli più, poi lo fecero anche i commercianti, i fedeli in chiesa. Tanto che alla fine il conte lo licenziò. "A questo punto, la domanda sorge spontanea", avrebbe detto il Lubrano degli anni ruggenti fissando la telecamera con il gli occhialoni e il suo sorriso gentile. Inutile cercarla, in questa guida ai consumi, quella frase tormentone. Lubrano però non resiste e la domanda se la pone lo stesso: "a cosa deve tendere oggi il boicottaggio?". A isolare "quei produttori che operano in dispregio delle regole fondamentali della convivenza civile", si risponde. Per poi, sempre garbatamente, ammonire: "Non dovremmo renderci complici dei furbi. E anche se non è sempre sufficiente astenersi dal comprare per qualche tempo questo o quel prodotto di una multinazionale anti-etica, è giusto comunque promuovere il consumo critico, consapevole, che sa distinguere".