Secondo i dati diffusi dal Censis anche chi non è toccato dalla crisi diminuisce i consumi. Pesano la mancanza di certezze e la sfiducia. Si preferisce rimandare gli acquisti. La politica sul banco degli imputati
Sono sempre più sfiduciati gli italiani. E i politici sono i primi imputati: per oltre un intervistato su tre pensano soltanto a litigare. Il dato emerge dall'Outlook sui consumi presentato questa mattina da Confcommercio in collaborazione con il Censis.
Il rapporto "Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane" indica che nella prima parte del 2010 si e' registrata una consistente riduzione della percentuale di persone che guardano al futuro positivamente. L'indice sintetico del clima di fiducia - ottenuto sintetizzando e ponderando le percentuali di ottimisti e pessimisti e i dati sulle spese effettuate e sulle previsioni di spesa - registra a giugno del 2010 un ulteriore peggioramento (a 19,5), posizionandosi al minimo da gennaio 2009 quando era a 29,3. Il quadro, puntualizza Confcommercio, si chiarisce ulteriormente se si tiene conto che molte persone sono convinte della presenza di evidenti ostacoli alla ripresa riconducibili, per molti versi, a una classe politica con limitati orientamenti strategici. Rispetto ai "principali problemi per la ripresa economica dell'Italia", ben il 34,4% delle famiglie parla di una "classe politica litigiosa" e dunque poco focalizzata sul tentativo di risolvere i problemi strutturali del Paese, quasi il 30% ritiene che un ostacolo alla ripresa sia l'elevata disoccupazione e il 26% segnala la diffusa presenza di corruzione.
A seguire, tra i fattori indicati, l'eccessiva presenza di immigrati (17,7%), giovani poco tutelati (17,3%), troppi evasori fiscali (16,9), tasse troppo alte (16,8), forte disparita' tra ricchi e poveri (12,2) e, in ultima posizione, scuola e universita' mal funzionanti (7,1). I dati disponibili, spiega Confcommercio, devono essere considerati con una certa cautela: "La tendenza attuale al pessimismo dovrebbe essere considerata come una fase passeggera, determinata dal fatto che la ripresa economica tarda a manifestarsi; infatti, gia' nelle ultime settimane di giugno 2010 alcuni segnali positivi si sono manifestati e il sistema produttivo sembra rimettersi in marcia, innescando, forse, un ciclo migliore di quello registrato negli ultimi mesi". Inoltre, occorre considerare che se circa un quarto delle famiglie intervistate ultimamente ha dichiarato di rinunciare a cose essenziali, la parte restante della popolazione e' stata spinta a razionalizzare i propri consumi (quindi non ha tagliato le spese) o non ha cambiato affatto le abitudini di spesa; dunque, e' la conclusione, "restano diffuse forze vitali alle quali andrebbero lanciati dei segnali di incoraggiamento".
Il rapporto "Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane" indica che nella prima parte del 2010 si e' registrata una consistente riduzione della percentuale di persone che guardano al futuro positivamente. L'indice sintetico del clima di fiducia - ottenuto sintetizzando e ponderando le percentuali di ottimisti e pessimisti e i dati sulle spese effettuate e sulle previsioni di spesa - registra a giugno del 2010 un ulteriore peggioramento (a 19,5), posizionandosi al minimo da gennaio 2009 quando era a 29,3. Il quadro, puntualizza Confcommercio, si chiarisce ulteriormente se si tiene conto che molte persone sono convinte della presenza di evidenti ostacoli alla ripresa riconducibili, per molti versi, a una classe politica con limitati orientamenti strategici. Rispetto ai "principali problemi per la ripresa economica dell'Italia", ben il 34,4% delle famiglie parla di una "classe politica litigiosa" e dunque poco focalizzata sul tentativo di risolvere i problemi strutturali del Paese, quasi il 30% ritiene che un ostacolo alla ripresa sia l'elevata disoccupazione e il 26% segnala la diffusa presenza di corruzione.
A seguire, tra i fattori indicati, l'eccessiva presenza di immigrati (17,7%), giovani poco tutelati (17,3%), troppi evasori fiscali (16,9), tasse troppo alte (16,8), forte disparita' tra ricchi e poveri (12,2) e, in ultima posizione, scuola e universita' mal funzionanti (7,1). I dati disponibili, spiega Confcommercio, devono essere considerati con una certa cautela: "La tendenza attuale al pessimismo dovrebbe essere considerata come una fase passeggera, determinata dal fatto che la ripresa economica tarda a manifestarsi; infatti, gia' nelle ultime settimane di giugno 2010 alcuni segnali positivi si sono manifestati e il sistema produttivo sembra rimettersi in marcia, innescando, forse, un ciclo migliore di quello registrato negli ultimi mesi". Inoltre, occorre considerare che se circa un quarto delle famiglie intervistate ultimamente ha dichiarato di rinunciare a cose essenziali, la parte restante della popolazione e' stata spinta a razionalizzare i propri consumi (quindi non ha tagliato le spese) o non ha cambiato affatto le abitudini di spesa; dunque, e' la conclusione, "restano diffuse forze vitali alle quali andrebbero lanciati dei segnali di incoraggiamento".