I prodotti celebri ritirati dal mercato

Economia
Close up views of the new Apple iPhone 4 are shown during the Apple Worldwide Developers Conference, Monday, June 7, 2010, in San Francisco. (AP Photo/Paul Sakuma)

L'iPhone 4 non sarà tolto dal mercato, ha detto Steve Jobs, a differenza di molti altri casi celebri in cui si è dovuto ricorrere al richiamo immediato di milioni di esemplari. Ecco i più famosi e i più recenti

di Gabriele De Palma

Dopo le polemiche e i problemi evidenziati dal'iPhone 4, in molti si attendevano un ritiro dal mercato, un richiamo da parte della casa madre degli esemplari difettosi. Invece Steve Jobs ha offerto custodie protettive, che risolvono in parte il problema di ricezione e il risarcimento per chi non fosse soddisfatto. D'altronde il ritiro dei prodotti difettosi di solito avviene, quando l'oggetto mette a rischio la salute del consumatore. In questo caso, invece, ne mette a dura prova solo la pazienza. E, soprattutto, Apple non ha acora trovato il modo di risolvere il difetto alla radice (se non con la custodia in gomma o un qualsiasi materiale isolante); impossibile dunque, anche volendo, sostituire i telefoni fallati con altri perfettamente funzionanti. La storia è però piena di casi di prodotti richiamati dal produttore. L'Unione europea registra ogni anno sempre più casi critici: 1600 nel 2007 e 1900 nel 2008. Un aumento dovuto non tanto a un peggior modo di realizzare i beni di consumo, quanto a un restringersi dei parametri da soddisfare.

Ripercorrendo le tappe più clamorose o semplicemente le più recenti ce n'è per tutti i gusti: giochi, alimenti, farmaci ed elettronica.

In nome della tutela dei consumatori più piccoli e indifesi nel 2007 sono stati ritirati 18 milioni di giocattoli Mattel colorati con vernici al piombo. Ma il caso Mattel è solo il più eclatante. Ikea ha recentemente dovuto togliere dal mercato un modello di veneziane che potevano strangolare i bambini e un seggiolone che rischiava di far cadere i bimbi.

Dai bimbi al cibo, negli ultimi mesi due colossi dell'alimentazione hanno dovuto ammettere errori e correre ai ripari. McDonald's in giugno ha richiamato 12 milioni di bicchieri in plastica griffati Shrek, che presentavano livelli di cadmio superiori a quelli consentiti. Kellogg's, sempre lo scorso giugno, ha tolto 5 milioni di confezioni di cereali che, per colpa dell'alluminio contenuto della confezione, hanno causato vomito e diarrea.

Anche le bibite, pure le più famose come l'acqua Perrier nel 1990, hanno avuto i loro problemi, spesso dovuti a un'alta concentrazione di benzene (Coca Cola e Pepsi nel 1998 e nel 1999).

Altro settore molto critico è quello dei farmaci. I più celebri casi recenti sono quello del Lipobay della Bayer e l'antiinfiammatorio Vioxx,prodotto dalla Merck. Purtroppo il Lipobay è stato toto dal commercio solo dopo aver causato decine di vittime.

Anche le automobili sono spesso sul banco degli imputati per quanto riguarda la sicurezza. Toyota, lo scorso anno, si è trovata a gestire un problema con l'acceleratore elettronico, che a volte si incantava sottraendo il veicolo al controllo del conducente. Un milione e ottocento mila esemplari difettosi sono rientrati nelle officine per essere riparati. Stessa sorte è capitata lo scorso dicembre a cinquecentomila modelli Fiat Grande Punto, che avevano il piantone pericoloso. Nessun incidente accertato in questo caso, l'allarme è stato lanciato da un concessionario greco che è riuscito ad avvertire in tempo le istituzioni preposte e a permettere il controllo di tutti le auto difettose prima che sorgessero problemi maggiori.

Anche l'hi-tech non si sottrae ai problemi per la sicurezza. La stessa Apple è stata coinvolta in un caso di telefonini, l'iPhone 3, esplosivi. In Francia, Regno Unito e Germania vennero segnalati casi di melafonini che si surriscaldavano; uno è esploso ustionando una ragazza. Sotto accusa finirono le batterie al litio, ma l'indagine si concluse stabilendo che si trattava di casi sporadici e che non c'erano difetti di produzione tali da imporre il ritiro dell'iPhone. Andò decisamente peggio a Sony, costretta a richiamare 10 milioni di laptop: la loro batteria effettivamente si surriscaldava troppo e in molti casi arrivò alla combustione.

 

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