Quote latte, Bruxelles si infuria e la maggioranza si divide

Economia
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Scontro tra Italia ed Europa sulla questione delle quote latte. Ma anche all’interno della maggioranza non esiste una linea comune. Bruxelles avverte: “Se passa l’emendamento che fa slittare il pagamento delle multe, scatterà la procedura d’infrazione"

A Bruxelles, negli ambienti comunitari, non si nasconde una certa irritazione per il fatto che l'Italia continua a non incassare le multe per il superamento delle quote latte, assegnate in passato ai produttori. Si tratta di somme che, secondo le informazioni a loro disposizione, sono percepibili in quanto si sono conclusi, tra l'altro con condanne di pagamento, diversi procedimenti giudiziari avviati in passato dai produttori davanti ai Tar regionali.
 
La lettera inviata dal commissario europeo all'agricoltura Dacian Ciolos al ministro per le politiche agricole e alimentari Giancarlo Galan, è da interpretare quindi come una seria messa in guardia, anche perché - ricordano le fonti - sulla questione delle quote latte l'Italia e' gia' stata condannata una volta dalla Corte di giustizia dell'Ue e l'avvio di una eventuale  nuova procedura di infrazione sarebbe accompagnato - come prevede la normativa europea - da ammende per lo Stato membro, che possono essere anche giornaliere, estremamente salate.   

Non usa mezzi termini il Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli, che si schiera apertamente con gli allevatori: “Sulle quote latte il Parlamento ha deciso e quel che decide il Parlamento lo si rispetta. A noi stanno a cuore gli interessi dei nostri cittadini che non le diavolerie o le mistificazioni europee, e in questo senso abbiamo agito. Tutto il resto ci avanza, dimissioni comprese".
 
A Calderoli però risponde Il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, solidale con il ministro delle Politiche  agricole Giancarlo Galan in merito alla vicenda delle multe sulle quote latte, attacca il ministro leghista  che ieri ha sostenuto la legittimità della  decisione presa sull'emendamento per la proproga, in nome di quanto  stabilito dal Parlamento.
      
"All'amico Roberto, per il quale è nota la mia stima - dichiara Ronchi - dico che un conto è parlare in modo demagogico e un altro è rispettare i patti europei. Gli accordi vanno rispettati sempre, a  tutela dell'immagine, della credibilità e degli interessi degli  italiani. Preciso, di tutti gli italiani" afferma in un'intervista a  “Il Corriere della Sera”. "La Lega non può cavalcare la protesta di una piccola minoranza - spiega il ministro - rischiando di mettere a rischio il sistema agricolo del nostro paese e gli interessi dell'Italia. Si tratta di una posizione miope e sbagliata che non  possiamo assolutamente accettare".
      
"Spiace davvero che per un interesse corporativo limitato e  assolutamente marginale - continua il ministro delle Politiche europee - si possa screditare l'immagine dell'Italia e del governo che sul  fronte europeo sta realizzando un lavoro immenso: basta pensare che quest'anno, per la prima volta, siamo arrivati alla quota di 130  infrazioni, cioè più o meno la stessa dei Paesi europei più  virtuosi". "Adesso purtroppo - dice ancora Ronchi - si rischia  l'infrazione, ma soprattutto la riproposizione della vecchia immagine  di un paese di furbetti che si arrangiano e che non sanno rispettare i patti".

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