Dopo aver sollecitato un incontro tra enti locali e presidente del Consiglio, il governatore dell'Emilia Romagna punta il dito contro il ministro dell'Economia: "Deve cambiare modo di rivolgersi". Quindi l'appello: "Dobbiamo metterci attorno a un tavolo"
Non si affievolisce il duro faccia a faccia tra Regioni e Governo sui tagli previsti dalla manovra. In giornata è tornato a esprimersi con toni accesi il governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani, il quale ha parlato apertamente di "cortina fumogena", che a suo dire servirebbe soltanto "a coprire una manovra che le Regioni e gli enti locali giudicano insostenibile e che finirebbe per penalizzare i cittadini". Il presidente della Conferenza delle Regioni ha inoltre rilevato: "Non si affronta il gap, che ancora oggi separa il Mezzogiorno dal resto del Paese, con accuse ingenerose e superficiali alle amministrazioni del Sud".
Ancora più diretto con il ministro Tremonti Errani è stato in un'intervista al Tg3, in cui ha tra l'altro confermato l'intenzione delle Regioni di restituire le deleghe loro assegnate dalla legge Bassanini se il governo confermerà il taglio di 4 miliardi, perché senza quei fondi "non sarebbero più in grado di esercitarle". L'affondo contro il titolare del dicastero di via XX Settembre è stato senza mezzi termini: "Il ministro deve cambiare modo di rivolgersi alle Regioni. Le istituzioni si devono rispettare; polemiche e offese non fanno bene al Paese". Quindi l'auspicio di un "tavolo", in cui "guardare a tutti gli sprechi", che sono cosa diversa "dai tagli al trasporto pubblico locale, alle politiche per le imprese, le famiglie, i non autosufficienti". Errani ha quindi ribadito: "La manovra varata rischia di tagliare le gambe al federalismo; è squilibrata, perché pesa per l'80% su Regioni e enti locali e finirà per ricadere sui servizi pubblici essenziali per i cittadini".
Ma un concetto, cui Vasco Errani sembra tenere oltremodo, è la forte sintonia venutasi a creare, in queste ultime settimane, tra lui e il resto dei governatori italiani nonché con Sergio Chiamparino, presidente dell'Associazione nazionale dei Comuni, con Giuseppe Castiglione, presidente della provincia di Catania e presidente dell'Unione delle Province d'Italia, e con Enrico Borghi, leader dell'Unione delle Comunità montane. Un fronte compatto, almeno in questa prima fase in cui non è ancora stata decisa nei dettagli una diversa ripartizione dei tagli, che consente a Errani di usare bastone e carota. "Dobbiamo reagire per senso delle istituzioni alla campagna di delegittimazione in corso", ha avvertito, aggiungendo però che si continua a "ricercare il dialogo, pronti ad assumerci in modo equo e proporzionale le nostre responsabilità nell'azione per il controllo della spesa pubblica".
Ancora più diretto con il ministro Tremonti Errani è stato in un'intervista al Tg3, in cui ha tra l'altro confermato l'intenzione delle Regioni di restituire le deleghe loro assegnate dalla legge Bassanini se il governo confermerà il taglio di 4 miliardi, perché senza quei fondi "non sarebbero più in grado di esercitarle". L'affondo contro il titolare del dicastero di via XX Settembre è stato senza mezzi termini: "Il ministro deve cambiare modo di rivolgersi alle Regioni. Le istituzioni si devono rispettare; polemiche e offese non fanno bene al Paese". Quindi l'auspicio di un "tavolo", in cui "guardare a tutti gli sprechi", che sono cosa diversa "dai tagli al trasporto pubblico locale, alle politiche per le imprese, le famiglie, i non autosufficienti". Errani ha quindi ribadito: "La manovra varata rischia di tagliare le gambe al federalismo; è squilibrata, perché pesa per l'80% su Regioni e enti locali e finirà per ricadere sui servizi pubblici essenziali per i cittadini".
Ma un concetto, cui Vasco Errani sembra tenere oltremodo, è la forte sintonia venutasi a creare, in queste ultime settimane, tra lui e il resto dei governatori italiani nonché con Sergio Chiamparino, presidente dell'Associazione nazionale dei Comuni, con Giuseppe Castiglione, presidente della provincia di Catania e presidente dell'Unione delle Province d'Italia, e con Enrico Borghi, leader dell'Unione delle Comunità montane. Un fronte compatto, almeno in questa prima fase in cui non è ancora stata decisa nei dettagli una diversa ripartizione dei tagli, che consente a Errani di usare bastone e carota. "Dobbiamo reagire per senso delle istituzioni alla campagna di delegittimazione in corso", ha avvertito, aggiungendo però che si continua a "ricercare il dialogo, pronti ad assumerci in modo equo e proporzionale le nostre responsabilità nell'azione per il controllo della spesa pubblica".