Il LePhone e i suoi fratelli

Economia
Il Le Phone, cellulare simile all'Iphone della Apple e al Nexus One di Google
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Il 17 maggio è stato lanciato sul mercato cinese un nuovo clone dell'iPhone, solo uno dei tanti esempi di copia cinese, tra mera imitazione, adattamento al mercato locale e ironia. Da Facebook alla Rolls Royce, le vittime sono centinaia

di Simone Pieranni

I cinesi non scelgono mai le date a caso: il 17 maggio - giornata mondiale delle telecomunicazioni - è stato lanciato sul mercato nazionale il Le Phone, il cellulare simile all'Iphone della Apple e al Nexus One di Google, ma completamente made in China. Lenovo, quarto produttore mondiale di pc, lo ha inserito sul mercato cinese ad un prezzo molto competitivo, circa 424 dollari, sperando di fare leva sui servizi collegati all'internet cinese (Facebook, Twitter e i programmi di messaggistica cinesi) e sul nazionalismo locale, potendo anche contare su collaborazioni avviate con i content provider locali. Le prospettive sembrano ottime, almeno a sentire Yang Yuanqing, a capo del colosso hi-tech. Del resto i dati di vendita dello scorso anno confermerebbero il trend: la Apple è solo al decimo posto nella classifica dei prodotti di telefonia più venduti in Cina.

Mentre su internet impazzano le valutazioni del nuovo prodotto, il Le Phone rappresenta l'ennesima sfida del Dragone ai grandi produttori di tecnologia occidentali. C'è chi ritiene che si tratti ancora di ottime imitazioni, più che di reale creatività, come confermerebbero i tanti cloni di gadget occidentali che trovano le loro copie in Cina.

Esiste di tutto, la carrellata è varia. Rimanendo in tema di iPhone, dalla Cina era giunta la prima imitazione: l'HiPhone. Non sono esenti da copie e  simili i modelli di cellulari trendy o del momento, sotto forme di improbabili marchi come Nokla, Ericsann o il Kogan Blackberry, copia del Samsung. Molti centri commerciali, vere e proprie cattedrali dei prodotti fake, ne hanno a migliaia.

Ma il gusto cinese nel ripercorrere quanto ha successo in Occidente, non si risolve solo nella copia  di hardware. Anche alcuni servizi online hanno trovato la loro controparte con tanto di aggiunta di sfumature ironiche per via di giochi linguistici. Quando scoppiò la crisi tra Google e il governo di Pechino, per esempio, nel web cinese fece la sua apparizione Goojie, clone del colosso di Redmond. Il sito si basa su un gioco di parole che fa impazzire i cinesi e gli amanti della lingua: la pronuncia di Google in cinese, ricorda infatti il suono usato per dire fratello maggiore. Che in inglese fa Big Brother. Goojje, usa invece je, che suona esattamente come il carattere per dire sorella maggiore. Che in inglese fa Big Sister.

Non solo Google: anche a YouTube è toccato il suo clone: www.youtubecn.com per molto tempo è stato l'unico modo per accedere al servizio video online senza dover passare da un proxy, poiché l'originale è bannato in Cina dai tempi delle Olimpiadi.

Alcuni servizi censurati in Cina, come Facebook e Twitter, hanno naturalmente delle versioni ad hoc per il pubblico locale. Non si tratta in questo caso di copie da rivendere sul mercato, quanto di servizi appositamente creati per la popolazione del Celeste Impero: social network con caratteristiche cinesi. Uno dei più celebri è Renren (secondo alcuni anche migliore di Facebook ma anche Facekoo ebbe il suo momento di massimo splendore due anni fa circa. Non mancano i Twitter cinesi, come ad esempio Taotao molto celebre tra gli internauti locali.

Non solo tecnologia, perché recentemente ha avuto particolare successo online, un'altra forma di copia: la Rolls Royce cinese.

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