Carte di credito, consumatori studiano class action
EconomiaDopo lo stop della Banca d'Italia a Diners e American Express, le associazioni Adusbef e Codacons annunciano azioni collettive. Rienzi: "Da anni denunciamo la poca trasparenza del settore". Le carte revolving sono un terzo delle tessere emesse in Italia
Una class action per tutelare i sette milioni di utenti che hanno subito danni economici. La avvierà Adusbef, l’associazione dei consumatori che si è costituita parte civile nell’indagine aperta dalla procura di Trani sulle condizioni applicate dalle società che emettono carte di credito. Chiederà anche “di azzerare i vertici dell’Ufficio di Vigilanza che non riescono a prevenire fenomeni delittuosi ai danni dei consumatori”.
Lo stop della Banca d’Italia a nuove tessere American Express arriva dopo quello del settembre scorso alle carte Diners. Le due società sono state giudicate colpevoli di irregolarità verso la normativa antiriciclaggio. American Express, in più, avrebbe violato le regole contro l’usura nelle carte revolving. Entrambe stanno collaborando con Bankitalia per risolvere la situazione.
In molti ora invitano l’Antitrust ad avviare controlli in tutto il settore. “Da anni denunciamo la poca trasparenza che regna in questo campo, dove i consumatori giocano la parte delle prede da sbranare”, dice il presidente del Codacons Carlo Rienzi annunciando azioni collettive per ottenere i risarcimenti.
Sulla stessa linea Altroconsumo: “Avevamo già messo in guardia i consumatori e chiesto la cancellazione o la modifica delle clausole vessatorie dei contratti”.
Anche Federconsumatori chiede che siano presi “i necessari provvedimenti contro chi effettua pubblicità ingannevole e promuove offerte poco trasparenti”. Ma, oltre all’Antitrust, fa appello al Governo perché “riapra i lavori della Commissione Pinza che, in passato, ha intrapreso un importante percorso per promuovere correttezza e legalità nel settore del credito al consumo”.
Adiconsum invita i cittadini a verificare i tassi applicati sulle proprie carte e, in caso di tassi usurai, a chiedere il rimborso alla banca o a presentare ricorso all’Arbitrato bancario finanziario della Banca d’Italia. “Le carte revolving – si legge in una nota dell’associazione – rappresentano un terzo delle carte di credito emesse in Italia. Sono proposte soprattutto dai negozianti per facilitare l’acquisto di beni con le «comode rate». Nascondono interessi di cui ci si accorge, ad esempio, quando si paga una rata in ritardo”.
Lo stop della Banca d’Italia a nuove tessere American Express arriva dopo quello del settembre scorso alle carte Diners. Le due società sono state giudicate colpevoli di irregolarità verso la normativa antiriciclaggio. American Express, in più, avrebbe violato le regole contro l’usura nelle carte revolving. Entrambe stanno collaborando con Bankitalia per risolvere la situazione.
In molti ora invitano l’Antitrust ad avviare controlli in tutto il settore. “Da anni denunciamo la poca trasparenza che regna in questo campo, dove i consumatori giocano la parte delle prede da sbranare”, dice il presidente del Codacons Carlo Rienzi annunciando azioni collettive per ottenere i risarcimenti.
Sulla stessa linea Altroconsumo: “Avevamo già messo in guardia i consumatori e chiesto la cancellazione o la modifica delle clausole vessatorie dei contratti”.
Anche Federconsumatori chiede che siano presi “i necessari provvedimenti contro chi effettua pubblicità ingannevole e promuove offerte poco trasparenti”. Ma, oltre all’Antitrust, fa appello al Governo perché “riapra i lavori della Commissione Pinza che, in passato, ha intrapreso un importante percorso per promuovere correttezza e legalità nel settore del credito al consumo”.
Adiconsum invita i cittadini a verificare i tassi applicati sulle proprie carte e, in caso di tassi usurai, a chiedere il rimborso alla banca o a presentare ricorso all’Arbitrato bancario finanziario della Banca d’Italia. “Le carte revolving – si legge in una nota dell’associazione – rappresentano un terzo delle carte di credito emesse in Italia. Sono proposte soprattutto dai negozianti per facilitare l’acquisto di beni con le «comode rate». Nascondono interessi di cui ci si accorge, ad esempio, quando si paga una rata in ritardo”.